L'appello a tutti gli uomini liberi e forti del Servo Di Dio Luigi Sturzo
L'appello ai liberi e forti e la fondazione del Partito Popolare Italiano
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La creazione di una nuova compagine per favorire l'impegno politico dei cattolici a livello nazionale, dopo l'esperienza della Democrazia Cristiana di Romolo Murri, fu un processo lungo, complesso, iniziato a Caltagirone con il discorso «I problemi della vita nazionale dei cattolici italiani» pronunciato da Sturzo il 24 dicembre 1905. È in quella occasione che si delineeranno le direttrici di un impegno politico dei cattolici secondo una concezione innovativa, laica, autonoma dall'autorità ecclesiastica.
Il 19 gennaio 1919 venne presentato l’“Appello ai Liberi e forti” e redatto un documento programmatico in dodici punti che riassumeva le linee guida del neo Partito Popolare Italiano e nominava don Luigi Sturzo segretario politico.
Contribuire al migliore avvenire dell'Italia è il proposito dei popolari italiani che si impegnano a vigilare contro uno Stato accentratore e limitarne monopoli e ingerenze, per renderlo, invece, garante e promotore delle individualità e delle iniziative private; sostenere la democrazia contro gli attacchi delle “tre male bestie”: la partitocrazia, lo statalismo, lo sperpero del denaro pubblico. Nell'Appello viene invocato il voto alle donne, la semplificazione burocratica e legislativa, la riforma degli enti provinciali e il decentramento regionale.
Il popolarismo sturziano si fonda sulla certezza che populismi e individualismi – espressione di derive democratiche svuotate da una reale partecipazione popolare – vanno combattuti, sempre: «Il popolarismo si basa sulle libertà civili e politiche senza monopoli di partito e senza persecuzioni di religioni, di classe, di razza».