La cattedrale di Sant’Agapito sorge sui resti del tempio della Fortuna Primigenia del IV secolo a.C. cui si sovrappose, presumibilmente nel V secolo, un primo edificio cristiano a pianta rettangolare. Un ampliamento fu operato nel XII secolo per ordine del vescovo Conone (1109-1123), durante il pontificato di Pasquale II (1099-1118), il quale il 16 dicembre 1117 dedicò la nuova cattedrale; i lavori si protrassero fino al secolo XIII, con la realizzazione anche della torre campanaria. Parzialmente distrutta nel 1437 dal cardinale Giovanni Vitelleschi per ordine di papa Eugenio IV (1431-1447), la ricostruzione fu avviata nel 1452 dietro autorizzazione di papa Niccolò V (1447-
1455) e si prolungò per trentacinque anni. Dopo rimaneggiamenti di incerta data ed entità, al principio del XVIII secolo la chiesa risulta giacere in stato di abbandono, finché nel 1706, sotto il cardinale Fernàndez de Portocarrero (1698-1709), presero avvio nuovi lavori di restauro. Nel 1777 il cardinale Girolamo Spinola (1775-1784) fece collocare l’altare maggiore, mentre nuovi interventi di ristrutturazione promossi dal cardinale Pedicini (1830-1840) interessarono l’esterno della cattedrale con la costruzione nel 1839 della loggia delle benedizioni.
Una radicale trasformazione dell’interno che ha portato la cattedrale all’aspetto attuale è stato determinato da opere di rinnovamento iniziate nel 1882 e proseguite fino alla fine della Grande Guerra. Oltre che alla bonifica degli ambienti malsani, si procedette alla demolizione delle volte per realizzare un soffitto cassettonato, alla sopraelevazione dei muri perimetrali per consentire l’apertura di dodici finestre e alla riedificazione dell’abside, su disegno dell’architetto Costantino Schneider.
Nel 1957, sotto la direzione dell’architetto Furio Fasolo, a causa delle numerose lesioni provocate dal tempo e dagli eventi bellici, fu demolito l’avancorpo realizzato nel 1680, intervento che riportò in evidenza l’aspetto originario del prospetto e mise in luce anche la parte inferiore del campanile romanico, restaurato poi nel 1977. Agli stessi anni Cinquanta risalgono la costruzione del muro esterno di sinistra in peperino rosso e la collocazione della Regina Pacis, opera scultorea di Francesco Coccia (1957) per iniziativa di Pietro Severi, poi vescovo della diocesi dal 1966 al 1975. Dopo la sistemazione del presbiterio e della cripta nel 1974, ulteriori lavori di restauro eseguiti tra il 2002 e il 2004, su progetto del prof. Francesco Piccarreta e dell’arch. Paolo Walter Di Paola, hanno interessato il consolidamento e il ripristino della pilastratura. L’edificio appare oggi diviso in tre navate con soffitto a lacunari dorati, scandite da gravi pilastri e basse arcate; le navi laterali terminano con due cappelle dedicate, quella di sinistra, alla Madonna di Pompei, quella di destra alle Anime del Purgatorio.
Le decorazioni del presbiterio risalgono ai rifacimenti della fine del secolo XIX. Il ciclo pittorico dedicato al martire sant’Agapito è opera di Domenico Bruschi, il quale affrescò anche la cappella del Sacramento con temi eucaristici (1899) e quelle dell’Immacolata e dell’Addolorata. La cattedrale conserva anche opere antiche: la Decapitazione di sant’Agapito (1610 ca.) di Carlo Saraceni, sull’altare maggiore fino al 1650, e Sant’Agapito attribuita ad Andrea Camassei (prima metà XVII secolo), pala dell’altare maggiore dopo il 1650. Un portone bronzeo ricorda la visita di san Giovanni Paolo II nel 1983.
Fabrizio Capanni, Giampero Lilli, Le cattedrali del Lazio. L'adeguamento liturgico delle chiese madri nelle regioni ecclesiastiche del Lazio. Milano, 2015