La presenza documentata del vescovo Stemnius al sinodo di Roma del 313 attesta con certezza l’antichità della diocesi riminese. Nel 1809, per decreto napoleonico, l’antica cattedrale dedicata a Santa Colomba, documentata dall’XI secolo e resa inagibile dal terremoto del 1786, venne sconsacrata e demolita, ed il titolo passò alla chiesa di San Francesco, uno dei massimi capolavori dell’architettura rinascimentale, nota come Tempio Malatestiano, che sorge in via IV Novembre. Sin dal IX secolo è documentata la presenza, sul sito dell’attuale edificio, di una cappella dedicata a Santa Maria in Trivio appartenuta prima ai monaci di Pomposa e quindi ai frati francescani che nel 1257 la demolirono per erigere, in stile gotico, una chiesa più grande a navata unica triabsidata. L’assetto odierno è dovuto alla volontà e all’ambizione del celebre condottiero Sigismondo Malatesta, signore di Rimini e Fano e capitano generale della Chiesa. Nel 1447, il principe iniziò la costruzione in San Francesco di una nuova cappella gentilizia dedicata a San Sigismondo. Nello stesso periodo Isotta degli Atti, futura moglie di Sigismondo, volle invece ristrutturare la cappella detta degli Angeli. Fra il 1448 ed il 1449, per la decorazione dei due ambienti, giunsero a Rimini Matteo de’ Pasti, Agostino di Duccio e Piero della Francesca. Alla fine del 1450 il Malatesta, all’apice della carriera e della fortuna, decise di estendere l’intervento all’intero edificio affidandone il progetto a Leon Battista Alberti. Il nuovo Tempio fu il risultato di una progressiva sovrapposizione di elementi nuovi sulla struttura antica che venne praticamente annullata dagli estesi rifacimenti. L’Alberti si occupò prevalentemente dell’esterno ideando una facciata di nuovissima concezione ispirata all’architettura classica e destinata a celebrare la gloria di Dio e la figura di Sigismondo. Realizzata in pietra d’Istria, è impostata su due registri nettamente divisi: l’inferiore, poggiante su una massiccia zoccolatura, è scandito da semicolonne architravate che inquadrano tre arcate (l’elemento centrale richiama inequivocabilmente il disegno del riminese arco di Augusto). Il superiore, rimasto incompiuto, prevedeva una svettante arcata centrale fiancheggiata da due alzate oblique. Ai lati una semplice ma elegantissima e solenne sequenza di archi e pilastri ospita le arche funerarie destinate ai Malatesta e alle personalità di corte. Per l’interno il progetto albertiano prevedeva la realizzazione di una volta a botte che doveva garantire al contempo unitarietà spaziale alla navata e centralità visiva e ideale al nuovo presbiterio, una monumentale rotonda cupolata, simbolo della perfezione divina, destinata a concludere e dominare l’edificio. La mancata realizzazione di questi due elementi rende certamente più stridente il contrasto fra esterno rinascimentale ed interno tardogotico, una grande navata di circa 35 metri di lunghezza per 14 di larghezza, con copertura a capriate, sui cui lati si affacciavano simmetricamente sei grandi cappelle con fornici ogivali chiuse da balaustre. Ma con la sospensione dei lavori (1461), legata al declino politico ed economico di Sigismondo, l’area presbiteriale restò incompiuta. Ad un primo utilizzo del presbiterio triabsidato medievale fece seguito all’inizio del XVI secolo, la realizzazione della zona presbiteriale con cinque cappelle absidali fra loro parallele precedute da una sorta di transetto. Una nuova importante trasformazione del presbiterio fu effettuata nel 1709 quando si realizzò il nuovo grande coro absidato (sopraelevato di tre gradini rispetto alla navata) traformando il transetto in cappelle laterali. Nel 1809 si trasportò nel presbiterio un monumentale altare settecentesco proveniente dalla soppressa chiesa dei Teatini, mentre il quadro raffigurante il Martirio di Santa Colomba, opera seicentesca del Savolini appartenente all’altar maggiore della cattedrale antica, sostituì, sulla parete absidale, il San Francesco che riceve le stimmate del Vasari (1548). Fra il 1943 ed il 1944 la cattedrale fu gravemente e ripetutamente danneggiata dai bombardamenti aerei: nel 1946 si rese necessaria la completa ricostruzione del presbiterio settecentesco mentre nel 1950 si completò il celebre quanto discusso smontaggio e rimontaggio dei paramenti lapidei albertiani della facciata e dei fianchi ed il 24 settembre dello stesso anno l’edificio potè essere riconsacrato. Solo all’inizio degli anni sessanta fu recuperato nei depositi del Seminario e restaurato il San Francesco del Vasari. Nel 2000 la cattedrale di Rimini è stata adeguata alle norme liturgiche del Concilio Vaticano II per volontà del vescovo De Nicolò e su progetto dell’arch. Silvan.

ADEGUAMENTO LITURGICO

L'adeguamento liturgico della Chiesa di Santa Colomba

FESTE E DEVOZIONI PARTICOLARI

14 ottobre:
Festa di San Gaudenzio, titolare della diocesi
Festa della Madonna della pietà detta dell’acqua (primo sabato di maggio)

CULTO DEI SANTI

Reliquario in argento di San Gaudenzio XVIII secolo
(seconda cappella di destra)
Reliquie dei S. Martiri Peregino Gioventino e Felicità
(urna in marmo del III – VI secolo )

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Via IV Novembre 35

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