La data accreditata della nascita della diocesi di Tricarico è il 968. In quell’anno, come riferisce il vescovo di Cremona Liutprando, l’imperatore bizantino Niceforo Foca, per guadagnare al rito greco le popolazioni di Puglia, Basilicata e Calabria sottraendole all’obbedienza romana, ordinava al patriarca di Costantinopoli, Polieuto, di assoggettare come suffraganee alla diocesi metropolita di Otranto, appena istituita, le diocesi di Acerenza, Tursi, Gravina, Matera e Tricarico. Il decreto di Polieuto per Tricarico ebbe esecuzione: la sua Chiesa passò al rito greco, dove sarebbe rimasta per quasi un secolo, e i bizantini sottrassero ai longobardi il suo territorio, che mantennero fino all’avvento dei normanni. Si trattava di una conquista importante per la posizione strategica della città lungo la via Appia, principale arteria di collegamento tra Roma, il Mezzogiorno e l’Oriente. Il passaggio al rito greco era stato sicuramente favorito dalla nutrita presenza di monaci greci, che per tutto il X . si spostarono e operarono in quei luoghi facendo penetrare la cultura e la liturgia bizantina. A testimonianza i numerosi monasteri di rito greco della zona e i molti santi fioriti in quel periodo, tra cui san Vitale, san Saba, san Luca di Demenna e suo fratello san Senatore, sant’Elia, per citarne alcuni. I monasteri greci prosperarono sia sotto i bizantini che sotto i normanni proprio per la celebrità acquisita con la presenza delle tombe di questi santi asceti. Tra il 1048 e il 1052, a opera di Roberto il Guiscardo, la città fu sottratta definitivamente ai bizantini e annessa al ducato normanno di Puglia e Calabria. Dopo il concilio di Melfi del 1059 anche la diocesi ritornò al rito latino e venne sottoposta come suffraganea alla metropolitana Acerenza; la liturgia di rito greco sarà mantenuta ancora per lungo tempo soprattutto nelle chiese minori. L’anno successivo, nel 1060, Godano, arcivescovo metropolita di Acerenza, e Arnolfo, arcivescovo di Cosenza e vicario del papa Niccolò II, si riunirono in sinodo a Tursi e definirono i confini della diocesi tricaricese, alle cui dipendenze vennero sottoposti Montepeloso e numerose chiese e monasteri con relativi privilegi, più volte confermati negli anni successivi. La bolla relativa a tali decisioni, datata appunto al 1060 e indirizzata al nuovo vescovo latino di Tricarico Arnaldo, è stata contestata come falsa da alcuni studiosi e difesa da altri. I normanni fecero costruire la nuova cattedrale e crearono la contea di Montescaglioso alla quale incorporarono Tricarico che, dopo meno di un secolo, divenne contea autonoma. Successivamente fu data in feudo ai Sanseverino sotto i quali conobbe secoli di particolare splendore arricchendosi di edifici importanti, chiese e monasteri. Ai benedettini, che si erano sviluppati soprattutto dopo il ritorno al rito latino, si aggiunsero i francescani minori e osservanti e il rinomato convento delle clarisse. Il vescovato si arricchì nei secoli di molte concessioni e terre, confermate dai vari conti Sforza, Pignatelli, Revertera, che si avvicendarono sul territorio di Tricarico. Delle originarie trentatré comunità che componevano la diocesi, nel XVII . ne erano rimaste solo ventuno a causa del considerevole spopolamento dell’epoca spagnola, dovuto in parte al tracotante e rapace potere dei Revertera che indusse molti abitanti a trasferirsi altrove, e in parte a terremoti e pestilenze che decimarono gravemente la popolazione. La serie dei vescovi latini della diocesi annovera pastori di grande prestigio. Il vescovo Roberto svolse un ruolo importante alla corte di Palermo e, nel 1177, fu uno dei sottoscrittori del dotario di Guglielmo II il Buono. Si ricordano ancora Ludovico di Canossa, caro a Leone X, Clemente VII e Paolo III; Giovanni Battista Santonio, uomo coltissimo e dalle doti non comuni che papa Sisto V inviò come nunzio in Svizzera e che fu il primo a compiere nella diocesi la visita pastorale. Nel Seicento si segnalano Ottaviano Mirto, nunzio in Germania, e i due Pier Luigi Carafa; il Settecento vide emergere la dotta figura di Antonio Zavarroni che difese i diritti della mensa con scritti storici e giuridici di grande spessore; nell’Ottocento Angelo Michele Onorati si impegnò molto nella formazione del clero diocesano la cui preparazione lasciava molto a desiderare rispetto alle epoche passate quando, specialmente nel Cinquecento, i canonici della cattedrale si erano distinti per la loro cultura; il Novecento fu contraddistinto dal lungo presulato di Raffaello Delle Nocche (1922-1960), che moltissimo si spese per risollevare le sorti dell’ormai impoverita e degradata diocesi. Durante il suo presulato, nel 1927, al tentativo da parte della Sacra Congregazione concistoriale di ridefinire le circoscrizioni lucane per meglio razionalizzarne il territorio prevedendo l’accorpamento della diocesi di Tricarico a Matera e di quella di Acerenza a Potenza, non fu dato corso. Tra le iniziative più importanti da lui avviate a Tricarico sono degne di nota l’ospedale civile inaugurato nel 1947 in un’ala dell’episcopio e la fondazione, nel 1923, dell’ordine delle suore Discepole di Gesù Eucaristico. La congregazione, ottenuto nel 1942 il decreto di lode e la dichiarazione di diritto pontificio per l’impegno instancabile del vescovo, in breve si diffuse dal piccolo centro lucano in molte altre zone povere della regione, del Mezzogiorno e anche all’estero in Francia, Brasile e Argentina. Attraverso una proficua opera di apostolato portata avanti con grande spirito di sacrificio le suore si distinsero, e lo fanno ancora oggi, in meritorie opere di assistenza per l’infanzia e la gioventù.
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