Diocèse de Campobasso - Boiano
HISTOIRE
Per l’antica Bovianum Undecumanorum, già capitale dei sanniti, una traccia di presenza cristiana è offerta da una epigrafe rinvenuta nel corso del XIX . dall’archeologo locale Bonifacio Chiovitti (1810-1881) e catalogata da Theodor Mommsen (CIL, 2584), indicante la data della morte del piccolo Caio Probiliano, figlio di Quinto, vissuto nove mesi e dieci giorni e sepolto (depositus) al quinto giorno dalle calende di marzo (25 marzo) di un anno non indicato: C(aio) PROBILIANO/ F(ilius). Q(uinti). VIXIT. M(enses)VIIII/ ET. DIES. X. DEPOSI/TVS EST. D(ie). V. K(alendas)/MAR(tias).Se si accetta la datazione che i più danno a questo monumento, bisognerà vedere nel IV . l’epoca della penetrazione cristiana in questo territorio dell’antico Sannio pentro.
Nondimeno un Laurentius episcopus Bovianensis sottoscrisse gli atti del sinodo romano del 502 di papa Simmaco (498-514): è con questo vescovo, dunque, che si ebbe la prima attestazione della diocesi sebbene, come per altre sedi, un lungo vuoto nella successione episcopale boianese subito sopraggiunga e permanga fino alla metà dell’XI . I motivi sono gli stessi che si riscontrano per le altre sedi viciniori (Isernia, Venafro ecc.): le incursioni barbariche, principalmente, nel contesto degli eventi che sconvolsero territori e popolazioni dopo la caduta dell’Impero romano.
Se un Leone presbiter et monachus Bovianensis è attestato quale curatore di anime dal Chronicon cassinense nella prima metà dell’XI . (1011-1020), bisognerà attendere la seconda metà (1061) per trovare in cattedra il non meglio precisabile N.
Episcopus Boviani, che prese parte a un sinodo celebrato in Benevento dall’arcivescovo Uldarico.
Con l’invasione longobarda Boiano era entrata a far parte del Ducato di Benevento come gastaldato e nell’XI . passò sotto i normanni; ma ecclesiasticamente la diocesi, che prima del Mille conglobò anche la sede di Sepino (al punto che fino al 1916 i vescovi porteranno la titolazione di «vescovi di Boiano e di Sepino»), fu suffraganea della sede beneventana dal XV . al 1976, dopo un lungo periodo di immediata soggezione alla Sede apostolica.
Nella prima metà dell’XI (1032? 1048?), il governo della diocesi matesina fu tenuto da Gerardo (1032-1059) che per un certo periodo, su designazione dell’arcivescovo Atenolfo di Capua, resse contemporaneamente anche Isernia, Venafro e San Vincenzo al Volturno.
Alla seconda metà dell’XI . risale la chiesa, antica cattedrale, dedicata a san Bartolomeo apostolo.
L’anno, attestato dai Regesti Gallucci, è il 1073, sebbene altri storici, echeggiati da Ughelli, leghino la costruzione del tempio al conte normanno Rodolfo de Moulins e, quindi, al 1080, nel contesto dell’ascesa di questa nobile famiglia (1053-1160) che darà il nome al Molise e alla quale Boiano lega tanta fortuna nell’intreccio di potere ecclesiastico e temporale.
I restauri dell’anno 2000 hanno messo in evidenza la cripta dell’XI . Sotto il vescovo Adalberto (1071-1105), la chiesa cattedrale di Boiano fu dotata di quattro feudi: San Pietro in Vinchiaturo e Tremonti in Guardiaregia, Santo Stefano nei pressi di Campobasso e San Polo Matese.
Di nuovo nel 1091 Rodolfo donò alla cattedrale il mulino sito presso la chiesa di Santa Maria dei Rivoli, e nel 1095 Ugone, figlio di Rodolfo, donò le decime che gli derivavano dalle terre di Ferrazzano e di Mirabello, alle quali si aggiunsero nel 1105 quelle provenienti dalla Terra di Spinete.
All’XI . risale anche la prima fase dell’espansione monastica benedettina nel territorio dell’attuale arcidiocesi di Campobasso- Boiano.
Ricorderemo soltanto i monasteri di Santa Giusta a Baranello, Sant’Apollinare a Boiano, Sant’Eustachio della Vipera a Gambatesa, Santa Maria Decorata a Gildone, Santa Maria di Faifoli a Montagano (ove un giorno si monacherà Pietro del Morrone), Santa Maria de Casale plano a Pietracatella, Sant’Eustachio a Riccia, San Nicola di Monte Matese a San Massimo, Santa Croce e Santa Maria a Sepino, Santa Maria de Monte Viride a Vinchiaturo.
Ventitré furono i presuli che si contano nella cronotassi episcopale boianense, dal nominato Adalberto (1071-1105) fino a Carlo (1396-1412).
Tra i quindici presuli succedutisi lungo il XV e XVI sec., particolare menzione spetta al boianese Pirro Franco (1549-1572), immediatamente succeduto allo zio Valentino Franco (1523- 1549) che si era ritirato a svolgere il ministero di parroco in Campochiaro.
Pirro Franco fu uno strenuo difensore dell’assoluta libertà della Chiesa, difendendo quell’indipendenza e immunità del clero sancite dalla bolla In Coena Domini che il papa san Pio V aveva promulgata nel 1567.
Opponendosi alle prepotenze del governo dei viceré spagnoli, il Franco volle che la bolla pontificia, malgrado il divieto regio, venisse affissa alle porte di tutte le chiese della diocesi, acuendo la sua battaglia – condotta fino al segno di ingiungere ai suoi sacerdoti di non ascoltare o negare l’assoluzione ai disobbedienti – quando i capitani dei singoli comuni la fecero staccare e sequestrarono le entrate della mensa vescovile, mentre il viceré Perafan di Ribera, duca d’Alcalá, chiedeva a Filippo I di Spagna la cacciata di questo presule dal Regno di Napoli e il sequestro delle entrate.
L’attuazione del concilio di Trento, anche in questa diocesi, non dovette essere scevra da difficoltà.
Nel 1630 il vescovo Fulgenzio Gallucci (1624-1632) celebrò a Boiano un sinodo diocesano, il primo di cui si abbia memoria, mentre l’ingrandimento dell’antico piccolo borgo di Campobasso (Campus bassus, IX sec.), che aspirava ad avere dentro le sue mura i centri direzionali delle strutture ecclesiastiche e civili, era già una realtà; le rivalità con la città matesina e con Lucera, sede dell’intendente di Capitanata (cui la giovane città era stata annessa sin dalla metà del XVI sec.), corrono in questa direzione, sebbene ci sia ancora un bel po’ da attendere prima che i desideri possano concretizzarsi.
Quasi presagendo i futuri cambiamenti, proprio monsignor Gallucci trascorse lunghe settimane a Campobasso, seguito dagli immediati successori Pietro de Philippis (1633-1640), Filippo Benedetto de Sio (1641-1651), Petronio Veroni (1652-1653), Celestino Bruni (1653-1663), questi ultimi morti a Campobasso e ivi sepolti.
Oltre al motivo della salubrità del clima, il comportamento dei vescovi matesini era determinato dall’ascesa amministrativa e commerciale di Campobasso, ove forte era anche l’incremento demografico, dopo che la città si era imposta all’attenzione del Regno di Napoli, legando il suo nome alle fortune e alle sventure dei suoi signori: i Monforte (XV sec.).
Un nuovo sinodo diocesano fu celebrato a Boiano dal vescovo Giovanni Ricanale (1684- 1685) e sotto il suo successore, Francescantonio Iannone (1685-1707), si ebbe la fondazione del seminario diocesano.
Una relazione redatta nel 1712 da Agnello Rendina (1708-1716) per la visita ad limina offre maggiori ragguagli sullo stato ecclesiastico di Boiano e di Campobasso: nella prima erano ventitré chiese aperte al culto, un convento con nove frati, cinque confraternite, cinque ecclesiastici dottori in legge e 1560 abitanti (lievitati a 1590 nel 1715, anno di una nuova relazione dello stesso vescovo); nella seconda, ventisette le chiese aperte al culto, ottantasette sacerdoti, quattordici dottori in legge, per lo più ecclesiastici, cinque maestri di scuola, sei medici, cinque notai e due mammare (levatrici), con 3179 abitanti (lievitati a 3533 nel 1715).
Inoltre, a fronte delle 1624 messe celebrate in Boiano nel 1712, stavano le 11.457 di Campobasso.
L’economia aveva avuto il suo innegabile peso nella differenziazione tra le due città fin dal XV . Dal Medioevo, grazie all’abbondanza delle acque, si erano sviluppate a Boiano gualchière e mulini, rispettivamente per la produzione di stoffe casalinghe e prodotti cerealicoli/caseari.
Ma una tale economia giovava solo alle popolazioni viciniori, oltre a quelle della valle e della città.
Quando gli aragonesi, a metà del XV sec., diedero forte impulso alla transumanza, ecco che l’economia degli scambi tra regioni, con l’incremento del commercio, dell’artigianato e dell’allevamento del bestiame, prevalse su quella a conduzione locale, facendole subire un duro colpo cui subito si associò il tracollo demografico.
Nel 1738 il vescovo Domenicantonio Manfredi (1738- 1746) fissò a Campobasso la sua residenza, con la cancelleria e l’archivio.
Il memoriale da lui redatto, forte delle scelte operate dai vescovi predecessori, contro l’esposto-denunzia degli adirati boianesi, ne indica, non senza una punta di risentimento combattivo, le motivazioni sostanziali: a Boiano c’è «penuria di viveri, mentre a Campobasso con clima ameno e salubre, c’è abbondanza di tutto, con negozi pieni di merci.
Campobasso è già una piazza mercantile e trafficata.
I diocesani che vi si recano, oltre al disbrigo delle pratiche religiose, possono comodamente trattare anche i negozi civili … E poi vi si fermano due regi procacci; gli ospizi ben preparati ve ne sono in quantità … vi sono anche 6 cospicui conventi di religiosi e di religiose che danno ricetto agli stranieri … le strade senza pericolo e gli abitanti piacevoli».
Gli episcopati di Giuseppe Riccardi (1836-1854), Francesco Macarone-Palmieri (1879-1897) e Felice Gianfelice (1898- 1916), molto attaccati alla città matesina, rallentarono fortemente il processo del trasferimento della sede vescovile da Boiano a Campobasso.
Il 22 marzo 1888, in località «Cesa tra Santi» di Castelpetroso, la Vergine Addolorata appariva in atto supplice verso il Cielo, inginocchiata presso il suo Figlio morto, alle pastorelle Bibiana e Serafina.
L’apparizione si rinnovò sotto gli occhi del vescovo Macarone-Palmieri, giunto colà alla mattina del 26 settembre quale delegato apostolico di papa Leone XIII, nonché, nel novembre successivo, al cospetto del conte Carlo Acquaderni di Bologna e del figlio dodicenne Augusto, quest’ultimo qui perfettamente guarito dalla tubercolosi ossea che lo consumava.
Il 28 settembre 1890 si ebbe la posa della prima pietra dell’erigendo santuario, da parte del vescovo di Boiano Macarone-Palmieri, assistito dai vescovi di Isernia e Venafro, Trivento, Larino e Termoli, alla presenza di 30.000 fedeli.
Non senza dolore e difficoltà, il trasferimento della sede vescovile a Campobasso avvenne con il nuovo vescovo Alberto Romita, che chiude la serie dei vescovi di Boiano (1917-1927) e apre quella dei vescovi di Boiano-Campobasso (1927-1939): dopo dieci anni di delicato lavoro nell’opera della traslazione, il 29 giugno 1927 arrivò dalla Santa Sede il decreto Ad rectum et utile (reso noto solo il 20 luglio successivo) con il quale si definiva lo stabilimento della sede vescovile, con il seminario, la curia, il capitolo cattedrale e l’archivio, in Campobasso e la nuova denominazione della diocesi in Boiano-Campobasso.
L’arcivescovo di Benevento Luigi Lavitrano fu l’esecutore del decreto apostolico.
Nel pomeriggio del 16 ottobre di quell’anno, il Romita, insalutato dai boianesi, faceva l’ingresso canonico nella chiesa della Santissima Trinità, elevata a cattedrale della ristrutturata diocesi, nella cui giurisdizione confluivano ora le antiche «terre» di Baranello, Boiano, Busso, Campobasso, Campochiaro, Cantalupo, Castellino, Castelpetroso, Cercepiccola, Colle D’Anchise, Ferrazzano, Guardiaregia, Macchiagodena, Mirabello, Montagano, Oratino, Petrella, Ripalimosano, Roccamandolfi, San Giuliano del Sannio, San Massimo, San Polo, Sant’Angelo in Grotte, Sant’Elena, Sepino, Spinete e Vinchiaturo (senza contare Sassinoro, nel beneventano).
Nel 1931 il Romita fondò presso il santuario di Castelpetroso un orfanotrofio, gestito dalla suore Piccole discepole di Gesù.
Complessivamente furono settanta i vescovi succedutisi fino al 1927 nella sede di Boiano; tre quelli della ristrutturata diocesi di Boiano-Campobasso, tra i quali ricordiamo Secondo Bologna (1940-1943), rimasto vittima delle bombe del secondo conflitto mondiale.
L’11 febbraio 1973 si ebbe l’elevazione di Boiano-Campobasso ad arcidiocesi.
Il 6 dicembre dello stesso anno, su richiesta dei vescovi molisani, papa Paolo VI proclamò l’Addolorata di Castelpetroso patrona della regione molisana e il 21 settembre 1975 il maestoso tempio fu inaugurato per la preghiera consacratoria dell’arcivescovo Alberto Carinci (1944-1977, arcivescovo dal 1973), alla presenza di numerosissimi presuli, sacerdoti, religiosi e fedeli.
Il 21 agosto 1976 fu costituita la nuova provincia ecclesiastica molisana, comprendente le diocesi di Isernia e Venafro, Termoli e Larino, Trivento, quali suffraganee della sede, ora metropolitana, di Boiano-Campobasso (divenuta con nuova denominazione Campobasso- Boiano il 27 febbraio 1982), sulla quale si succedono a tutt’oggi cinque arcivescovi metropoliti: Alberto Carinci, Enzio d’Antonio (1977-1979), Pietro Santoro (1979- 1989), Ettore Di Filippo (1989-1998), con l’attuale Armando Dini.
Il 13 aprile 1983, per decreto della Congregazione per i vescovi, molte parrocchie già appartenenti all’arcidiocesi di Benevento, ma ricadenti in territorio molisano, passano a Campobasso-Boiano: Macchia Valfortore, Matrice, San Giovanni in Galdo, Campolieto, Pietracatella, Gildone, Ielsi, Cercemaggiore, Campodipietra, Toro, Monacilioni, Sant’Elia a Pianisi, Gambatesa, Riccia, Tufara (patria di San Giovanni eremita), Limosano e Sant’Angelo Limosano.
Il 19 marzo 1995 papa Giovanni Paolo II (1978-2005) si recò per la seconda volta in terra di Molise, anzitutto pellegrino ai piedi dell’Addolorata di Castelpetroso nelle cui mani, a mezzo dell’arcivescovo Ettore Di Filippo, depose una pregevole corona del rosario.
L’arcidiocesi mostra oggigiorno i segni della vitalità e dell’impegno ecclesiale: al lavoro delle settanta parrocchie e dei sacerdoti diocesani, si aggiunge l’opera delle otto comunità religiose maschili (domenicani, frati minori, cappuccini, figli dell’amore misericordioso, oblati di Maria Immacolata, conventuali, marianisti, oblati di san Giuseppe), delle venti comunità religiose femminili (le quali, al servizio pastorale nelle parrocchie, uniscono la gestione di scuole materne, case per anziani, istituti per minori, servizio presso strutture ospedaliere), nonché il servizio svolto dall’Istituto superiore regionale di scienze religiose (già «Ambrogio Autperto»), recentemente dedicato al noto biblista molisano e vescovo di Nardò-Gallipoli, Vittorio Fusco (†1999), oltre al rinnovamento dell’organigramma della curia diocesana, avviato dall’arcivescovo Di Filippo e potenziato dall’arcivescovo Dini.
Il crescente numero delle vocazioni sacerdotali registratosi in questi ultimi anni, in formazione presso il pontificio seminario regionale abruzzese-molisano di Chieti, nonché presso altre facoltà teologiche, è foriero di sempre maggiori speranze per l’avvenire di questa chiesa locale, che a tutti, specialmente alle vocazioni di speciale concrazione, va particolarmente additando l’esempio di fra Immacolato Giuseppe di Gesù da Campobasso, che ci si augura di vedere quanto prima agli onori degli altari.
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Mappa
Diocèse de Campobasso - Boiano
Chiesa della Santissima Trinità
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La facciata principale della cattedrale della Santissima Trinita’ a Campobasso -
Veduta dell’aula dall’ingresso -
Il settecentesco fonte battesimale
Diocèse
SOURCE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.