Il nuovo Verbo iniziò a diffondersi nel territorio che attualmente forma la diocesi di Termoli-Larino tra la fine del III e l’inizio del IV secolo. L’organizzazione di una comunità di cristiani è attestata a Larino, città tra le più antiche e ricche di storia, proprio nel periodo indicato. Si conserva, infatti, la memoria dei santi martiri larinesi Primiano, Firmiano e Casto, trucidati sotto Diocleziano. Le prime testimonianze sicure in cui è chiaramente menzionato un presule larinese sono contenute nell’epistolario di papa san Gelasio I. Il pontefice, tra la fine del 493 o nel gennaio dell’anno seguente, scrive a Giusto, vescovo di Larino, a proposito di una basilica fatta costruire in onore di san Michele arcangelo. Nel VI . la diocesi di Larino, che con ogni probabilità comprendeva l’attuale basso Molise e una considerevole area della Capitanata, raggiunse un livello elevatissimo. Lo conferma anche una lettera inviata da papa Pelagio I, nel 556, al vescovo della città Giovanni, per affidargli un importante incarico che interessava un territorio molto ampio dell’Italia meridionale, quello cioè di vigilare sui monasteri del Sannio e della Lucania al fine di impedire ai laici di intromettersi nell’amministrazione dei loro beni. Nella seconda metà dello stesso secolo, in particolar modo a causa della furiosa invasione longobarda, molte diocesi meridionali scomparvero. Quella di Larino rimase, in qualche modo, ancora attiva, come testimoniano le due lettere indirizzate, nel 592 e 594, ad altrettanti presuli larinesi, anche se costretti a dimorare altrove, da san Gregorio Magno. Alle successive persecuzioni dei longobardi, però, non sfuggì neanche la Larino cristiana e civile per cui la sua diocesi, per circa tre secoli, restò unita a quella di Benevento e riottenne l’autonomia solo verso la metà del X . Nello stesso periodo, con il riconoscimento ufficiale di altre sedi metropolitane, fu ridotta l’estensione delle antiche diocesi che si conformarono alle circoscrizioni politiche. È da ritenere che, in seguito al ridimensionamento territoriale degli antichi vescovati, dovuto alla erezione delle nuove province ecclesiastiche il cui metropolita, in questo caso quello di Benevento, avvertiva il bisogno di avere più suffraganei alle sue dipendenze, anche Termoli abbia avuto un suo vescovo. Dopo l’intruso Benedetto (946), il primo nome di un presule nella città adriatica, Scio o Sicone, è attestato come sottoscrittore del sinodo beneventano celebrato nel 969. Nella seconda metà dell’XI . anche a Guardialfiera fu istituita una sede vescovile. A partire dall’età angioina, l’episcopato delle tre diocesi appare sempre più emanazione della Santa Sede anziché espressione di adunanze sacerdotali del posto. Tuttavia, tra il XIV e il XVI sec., si incontrano ancora presuli, anche se altamente meritevoli, provenienti dal clero locale e quindi esponenti, in certo qual modo, del ceto dominante. Nel 1463, il vescovo di Larino Antonio de Misseriis accolse in diocesi gli albanesi assegnando loro il feudo di Ururi, che in quel tempo era completamente disabitato; da qui gli albanesi si spinsero in altre località della stessa circoscrizione (in particolare a Campomarino, Chieuti e Portocannone) e anche nella diocesi di Termoli (a Montecilfone). Per favorire i profughi fu consentito, dal 1595 al 1696, di affiancare al rito latino anche quello bizantino. Agli albori del XVI . altre massicce immigrazioni, questa volta slave, si registrarono nei territori delle diocesi di Termoli e Guardialfiera (come ad Acquaviva Collecroce, Montemitro e San Felice). Tra i pastori che governarono le tre diocesi si ricordano: per Larino, Belisario Balduino (1555-1591) che, reduce dal concilio di Trento, il 26 gennaio 1564 aprì il seminario che ha il vanto di essere stato fondato per primo nella cristianità, e Giovanni Andrea Tria (1726-1741) che tenne corrispondenza con alte personalità del suo tempo, tra cui sant’Alfonso Maria de Liguori, e pubblicò importanti opere; per Termoli, Michele Pitirro (1689-1705) che, nell’estate del 1703, difese con coraggio la città contro l’assalto delle milizie austriache e Tomaso Giannelli (1753-1768) che, oltre a lasciare un singolare esempio di zelo e pietà pastorale, profuse un impegno particolare nella compilazione di un manoscritto sulle memorie storiche della sua circoscrizione; per Guardialfiera, Gianluca Moncalvo (1640-1669) e Giacomo Pedicini (1669-1688) che furono molto vicini agli indigenti e istituirono monti di pietà al fine di estirpare l’usura. In seguito al concordato borbonico del 1818 la diocesi di Termoli assorbì quella di Guardialfiera, raggiungendo una superficie di 687 km2. La circoscrizione ecclesiastica di Larino, invece, continuò a occupare un territorio su terraferma corrispondente a 875 km2, oltre a quello delle isole Tremiti trasferite, nel 1938, all’arcidiocesi di Manfredonia, ma tale estensione venne ridotta nel 1985, anno in cui, in base a un principio generale che era quello di ricondurre all’interno delle regioni dello Stato italiano i centri che ne erano fuori, i comuni di Chieuti e Serracapriola, da sempre appartenenti a Larino, ma posti nella provincia civile di Foggia, passarono definitivamente alla diocesi di San Severo. Nel 1924 la cattedra termolese venne unita ad personam, per la prima volta, a quella di Larino. Un’altra unione personale fu disposta nel 1970 e continuò fino al 1986, quando le due sedi vennero fuse, per cui nacque la nuova realtà di Termoli-Larino dove si venerano, in particolare, oltre ai già menzionati santi martiri larinesi, san Basso e san Pardo, rispettivamente patroni principali delle città di Termoli e Larino e insieme anche della diocesi, e san Timoteo, il discepolo prediletto dell’apostolo Paolo. Di san Basso, le cui spoglie mortali sono custodite nella cattedrale di Termoli, si ignora praticamente tutto. L’unico dato certo, a tutt’oggi, è la devozione verso il santo che, da tempo immemorabile, è profondamente radicata nella popolazione termolese. Di san Pardo, i cui resti mortali giunsero a Larino verso la metà del IX sec., è lecito ritenere fondata l’ipotesi che si tratti del Pardus episcopus dell’antica città dauna di Salpi, presente al concilio di Arles nel 314. Sulla figura storica di san Timoteo, citato negli Atti degli apostoli e destinatario di due lettere di san Paolo, non occorre proprio, in questa sede, aggiungere altro. È doveroso sottolineare, però, che le reliquie del santo, sulla cui autenticità non dovrebbero sussistere dubbi, sono custodite nella cattedrale di Termoli, dove approdarono, ma non è dato sapere ancora con certezza né come né quando, anche se da più parti si ipotizza in seguito alla IV crociata; il sacro deposito, occultato con cura, nel 1239, in un angolo remoto del duomo termolese, fu rinvenuto casualmente nel 1945.
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