Diocèse de Sant'Angelo dei lombardi - Conza - Nusco - Bisaccia
HISTOIRE
Il processo di costituzione attraverso successive soppressioni e accorpamenti dell’attuale diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi- Conza-Nusco-Bisaccia, si è svolto in un lungo arco cronologico, che si avvia nell’età moderna ma che conosce una netta e decisiva accelerazione nella seconda metà del XX sec.: si parte dall’unione aeque principaliter tra le sedi di Sant’Angelo dei Lombardi e Bisaccia (1513) per passare attraverso la soppressione delle diocesi di Montemarano e di Monteverde con la rispettiva aggregazione a Nusco e a Sant’Angelo dei Lombardi (1818), all’unione aeque principaliter dell’arcidiocesi di Conza a Sant’Angelo dei Lombardi-Bisaccia (1921), per finire con il decreto della Santa Sede del 30 settembre 1986, per l’unificazione organica delle sedi vescovili dell’alta Irpinia, con Sant’Angelo dei Lombardi come sede della nuova circoscrizione diocesana. Va anche detto che tra il 1996 e il 1998 è stata aggregata alla nuova diocesi buona parte del territorio dell’ex diocesi di Frigento, soppressa nel 1818 e da allora aggregata ad Avellino, con le parrocchie di Rocca San Felice, Frigento, Sturno, Gesualdo e Villamaina. L’istituzione della sede vescovile di Sant’Angelo dei Lombardi, suffraganea di Conza, risale alla metà dell’XI sec., al tramonto del principato longobardo di Salerno. Certamente già esisteva ai tempi di Gregorio VII (1073-1085), poiché questi, in un documento di data imprecisata, ma del 1080/1085, menziona un vescovo R.[iccardo?], raccomandandogli di prestare la dovuta obbedienza alla metropolia salernitana. Come negli analoghi casi di Nusco e di Montemarano, anche quello di Sant’Angelo dei Lombardi rientra appieno nello schema dell’incastellamento normanno e della successiva promozione del nuovo centro a sede vescovile. A rendere eccezionale l’episodio santangiolese sono però alcune scoperte recentemente effettuate dall’indagine archeologica. In scavi effettuati nel castello fra il 1987 e il 1994, infatti, è stata portata alla luce, a quindici metri dal donijon normanno, una imponente struttura d’impianto basilicale, lunga 29 metri e larga 14, a tre navate, con tre absidi e tre ingressi, sicuramente ornata di sculture. I connotati romanici dell’edificio consentono di datarlo tra la seconda metà dell’XI . e gli inizi del XII, cioè nella stessa epoca in cui fu fondata la diocesi. Appare quindi verosimile che si tratti dell’originaria cattedrale, inserita nel nuovo centro fortificato cinto di mura e dotato di castello costruito dai normanni. La struttura fu utilizzata fino al XV sec., e solo nella ricostruzione seguita al terremoto del 1466 essa venne trasferita e localizzata nell’area destinata all’ampliamento urbano, sul colle posto a sud del nucleo più antico, forse sul sito di un piccolo santuario rurale dedicato a san Michele; la chiesa medievale, in particolare la navata destra e quella centrale, venne invece incorporata dalle strutture del castello, che fu ricostruito e ampliato, fino ad assorbire la maggior parte dell’originario insediamento normanno. Altro elemento significativo dell’origine normanna della cattedrale è la sua intitolazione a sant’Antonino martire. Questo culto fu evidentemente scelto e imposto dai nuovi dominatori in contrapposizione a quello locale e longobardo di san Michele, richiamato peraltro esplicitamente dal toponimo stesso di Sant’Angelo. Tale diarchia cultuale fu superata solo con la costruzione della nuova cattedrale, che continuò a essere intitolata a sant’Antonino, ma il cui maestoso portale non a caso reca ai due lati della statua cinquecentesca del Redentore due sculture in pietra raffiguranti san Michele e sant’Antonino, databili al XIII-XIV . Ad accrescere la devozione verso sant’Antonino contribuì la traslazione da Valencia della reliquia di un braccio del santo, ottenuta dal vescovo Rinaldo de Cancellariis, grazie al cardinale Giovanni Salviati, dall’arcivescovo di Valencia Piero Sarmiento, che nel 1546 ne fece dono alla cattedrale santangiolese. Come si è già ricordato, nel 1513, Leone X unì in perpetuo aeque principaliter le diocesi di Bisaccia e di Sant’Angelo dei Lombardi. Tormentate vicende ebbe il seminario diocesano; aperto nel 1590 con dieci alunni, nel 1628 risultava chiuso per «inopia», venendo ripristinato solo nel febbraio 1738 da Antonio Manerba in un’ala del suo palazzo di Sant’Angelo, ospitando inizialmente ventitré convittori. Nel 1746 lo stesso monsignor Manerba adibì a seminario un apposito edificio da lui innalzato accanto all’episcopio, ripristinato con quaranta alunni il 1° maggio 1843 da monsignor Girardi, e poi rinnovato e ampliato nel 1868 da monsignor Fanelli. Le riforme del decennio francese (1806- 1815) favorirono grandemente lo sviluppo urbanistico e demografico di Sant’Angelo dei Lombardi, divenuta nel 1811 sede di sottintendenza, e quindi capoluogo amministrativo e giudiziario dell’alta Irpinia. A ciò si accompagnò un analogo fenomeno di accentramento ecclesiastico, con l’assorbimento delle giurisdizioni della soppressa diocesi di Monteverde (1818) e, soprattutto, dell’abbazia nullius del Santissimo Salvatore del Goleto, soppressa il 13 febbraio 1807. Questa, incardinata nel territorio stesso di Sant’Angelo, aveva sempre costituito una spina nel fianco per l’autorità dei vescovi santangiolesi, che da secoli – ma sempre invano – avevano in tutti i modi tentato di eliminarla. A partire dal 1921, con l’aggregazione aeque principaliter dell’arcidiocesi di Conza, la diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi è venuta progressivamente accorpando le altre diocesi dell’alta Irpinia, con l’unica eccezione di Lacedonia, già suffraganea di Conza e oggi unita ad Ariano Irpino. Nel 1968, in seguito alla rinuncia di Cristoforo Carullo, partito missionario per il Brasile, Gastone Mojaisky-Perrelli, vescovo di Nusco, divenne prima amministratore apostolico di Sant’Angelo dei Lombardi-Bisaccia e poi, dal 4 agosto 1973, vescovo delle diocesi unite. Con il provvedimento pontificio del 30 settembre 1986, che ha sancito l’unificazione organica delle sedi vescovili dell’alta Irpinia, Sant’Angelo dei Lombardi è divenuta sede della nuova circoscrizione diocesana, mentre le cattedrali di Conza, di Nusco e di Bisaccia, in memoria delle loro antiche e venerabili tradizioni, hanno assunto il titolo di concattedrali. Nella sua storia Sant’Angelo dei Lombardi ha molto sofferto a causa dei terremoti, che spesso hanno raso al suolo l’abitato. Quello del 23 novembre 1980 ha pressoché distrutto la città, facendo 375 vittime, 342 feriti e 4300 senza tetto. Crollarono la cattedrale, la chiesa di Santa Maria delle Grazie, l’ex convento di San Marco e tutte le chiese del centro storico. Resse invece assai bene la vetusta ma possente struttura medievale dell’abbazia di San Guglielmo al Goleto. Nel 1988, dopo un importante convegno scientifico, si diede il via al risanamento, al consolidamento e alla ricostruzione della cattedrale.
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