Diocèse de Imola
HISTOIRE
I - Le origini
Il cristianesimo si diffuse nell’imolese provenendo principalmente dalle metropoli di Milano e Ravenna, con cui Imola aveva stretti rapporti.La Chiesa imolese venera come suo protomartire san Cassiano, condannato a morte agli inizi del IV . durante le persecuzioni dioclezianee.
Il culto del martire si estese rapidamente in tutta l’Italia centrosettentrionale.
La più antica fonte conosciuta che menziona la diocesi di Imola è una lettera di sant’Ambrogio, arcivescovo di Milano, indirizzata nel 379 circa al suo suffraganeo Costanzo, in cui gli raccomandava di vigilare sulla Chiesa di Imola fino all’elezione di un nuovo vescovo (Ep., I, II, nn.
27-28).
La giurisdizione ecclesiastica di Milano comprendeva allora gran parte dell’area padana.
Nei primi decenni del V . la diocesi di Imola divenne suffraganea della metropoli di Ravenna, allora retta dall’imolese san Pier Crisologo.
II - Dal Medioevo al concilio di Trento
Nell’alto Medioevo la lista episcopale imolese è assai lacunosa.Oltre ai vescovi Cornelio e Proietto, menzionati in sermoni di san Pier Crisologo, si ricordano Paziano, Maurelio e Basilio nel VI sec., Barbato nel VII, Eugenio, Pietro e tre vescovi di nome Giovanni nell’VIII.
Sebbene non tutte queste figure trovino riscontri nelle fonti, testimoniano una continuità di governo diocesano in periodi calamitosi, con guerre tra ostrogoti, bizantini, longobardi e franchi, che si protrassero dal VI all’VIII . Sottesa alle vicende belliche era la ferma volontà dei pontefici di affrancarsi dalla tutela bizantina, segnata da forti ingerenze nella vita ecclesiale, assicurandosi un dominio temporale indipendente.
L’obiettivo fu raggiunto anche con la cessione alla Sede apostolica dell’esarcato, Imola compresa, da parte dei re franchi Pipino e Carlo Magno nella seconda metà dell’VIII . Il periodo di relativa stabilità consentì il ripopolamento della città e la ripresa della vita ecclesiale.
I vescovi di Imola risiedevano allora nel castello di San Cassiano, vicino alla città, dove si trovava la tomba del protomartire e la cattedrale, e dove si era sviluppato un nucleo abitato.
Dal X . la lista episcopale diocesana risulta pressoché completa.
A Imola le funzioni di chiesa matrice erano svolte dall’antichissima pieve urbana di San Lorenzo, cui si affiancava il monastero di Santa Maria in Regola, di probabile origine bizantina.
Risalirebbe al X . il primo papa imolese, Giovanni X (914-928).
Le tensioni tra i vescovi, le autorità comunali e le Chiese cittadine richiesero l’intervento di papa Onorio II (1124-1130) e di Eugenio III (1151) per ribadire i diritti dei vescovi di Imola.
Onorio II, al secolo Lamberto da Fiagnano, era originario della diocesi imolese.
Gli elenchi di pievi e monasteri diocesani contenuti nelle due bolle offrono un prezioso quadro istituzionale della Ecclesia Forocorneliensis.
Tra il 1120 e il 1130 si era celebrato il primo sinodo diocesano conosciuto, per condannare le ingerenze laicali nel governo della Chiesa locale.
Di speciale importanza per la storia diocesana fu l’inurbamento della sede episcopale, avvenuta sotto il vescovo Enrico nel 1187.
Nei primi decenni del XIII . la cattedra vescovile fu retta da Mainardino degli Aldighieri, straordinaria figura di pastore e uomo di governo, che fu più volte eletto podestà di Imola.
Dopo la fine del suo episcopato (1249) vi furono alcuni assestamenti tra i confini diocesani di Imola con Bologna e Faenza, a vantaggio di queste ultime, che si annessero da una parte San Martino in Pedriolo e il territorio fino al Sillaro, dall’altra Solarolo, Cotignola, Fusignano, Sant’Agata e San Pietro intra silvas.
Nello stesso periodo si stanziarono in diocesi di Imola camaldolesi, francescani, agostiniani, domenicani, clarisse e domenicane.
In seguito giunsero serviti, carmelitani, minori osservanti e terziari regolari francescani.
La venuta di questi ultimi era legata all’allocuzione della Madonna a un pellegrino negli ultimi anni del Quattrocento in località Piratello, vicino a Imola, lungo la via Emilia, verso Bologna.
La grande devozione tributata alla sacra immagine lì ubicata portò alla costruzione del santuario intitolato alla Beata Vergine del Piratello.
Di poco posteriore fu l’erezione del santuario della Beata Vergine del Mulino, presso Lugo.
III - Dal concilio di Trento al periodo napoleonico
Al concilio di Trento partecipò il vescovo di Imola Francesco Guerrini (1561-1569), che si distinse poi per lo zelo con cui fece applicare nella sua diocesi i decreti conciliari.Fondò il seminario diocesano nel 1567, compì la visita pastorale e si occupò con premura della formazione spirituale di clero e laici.
In questi anni giunsero in diocesi cappuccini, cappuccine e gesuiti.
A questi ultimi fu affidata la gestione delle scuole cittadine, la formazione dei chierici e del clero.
Risale agli anni 1573-1574 la visita pastorale della diocesi compiuta dal visitatore apostolico Ascanio Marchesini, i cui atti offrono un quadro veridico e minuzioso della situazione pastorale coeva.
Dal 1585 al 1604 la diocesi di Imola divenne suffraganea dell’arcidiocesi di Bologna, tornando poi a quella ravennate.
Nel XVI e XVII . diversi vescovi non risiedettero stabilmente a Imola, ricoprendo importanti incarichi presso la Sede apostolica.
Uno di essi, il cardinale Fabio Chigi, vescovo dal 1646, divenne papa Alessandro VII nel 1652.
In questi due secoli furono celebrati diversi sinodi diocesani, per rinsaldare la disciplina ecclesiastica e la formazione religiosa dei fedeli.
Era attivo pure il tribunale dell’Inquisizione, anche se in diocesi la diffusione dell’eresia protestante fu marginale.
Molti oratori in onore della Vergine furono fondati in quel periodo, per eventi cui fu attribuito dai fedeli un carattere miracoloso.
Nel Settecento i presuli imolesi risedettero tutti in diocesi, quasi sempre ricoperti della porpora.
Nel 1785 divenne vescovo di Imola il cardinale Gregorio Barnaba Chiaramonti, dal 1800 eletto papa con il nome di Pio VII.
Per sedici anni mantenne la carica di vescovo di Imola, scegliendo come suo successore il cardinale Antonio Rusconi solo nel 1816.
Da vescovo e da papa subì l’invasione francese, la soppressione degli ordini religiosi e delle confraternite nella sua diocesi e in tutti gli stati pontifici, della cui sovranità venne privato da Napoleone Bonaparte, che aveva già promulgato una serie di norme per controllare i beni della Chiesa e le nomine dei vescovi.
Scelse di rimanere vescovo di Imola proprio per non rendere vacante una diocesi di cui il governo napoleonico avrebbe certo rivendicato la nomina del titolare.
IV - I secoli XIX-XX
Dopo il ritorno dell’autorità pontificia in Romagna, a seguito della caduta di Napoleone, molte comunità religiose, chiese e confraternite ripresero la loro attività, ma diverse altre cessarono di esistere.In quegli anni svolgeva a Roma l’importante funzione di prefetto della Congregazione degli Studi il cardinale Francesco Bertazzoli, primo porporato di Lugo, importante città della diocesi.
La diocesi stessa ebbe un forte impulso pastorale dall’episcopato di Giovanni Maria Mastai Ferretti (1832-1846), il futuro papa e beato Pio IX, che si occupò assiduamente del benessere spirituale e materiale di clero e fedeli, promuovendo numerose attività, istituzioni e associazioni religiose.
Dal 1859 la diocesi di Imola venne definitivamente dichiarata suffraganea dell’arcidiocesi di Bologna.
Dopo l’unità d’Italia vi furono forti tensioni con le autorità civili, che fecero arrestare e processare il cardinale vescovo Gaetano Baluffi (1846-1867) e negarono l’exequatur regio ad alcuni suoi successori.
Durante il lungo episcopato di Luigi Tesorieri (1872-1901) sorsero in diocesi varie congregazioni religiose: Figlie di san Francesco di Sales (1872), Ancelle del Sacro Cuore di Gesù sotto la protezione di san Giuseppe (1876) e Ancelle del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante (1888).
In località Ghiandolino si manifestarono eventi straordinari legati alla devozione alla Madonna.
Nel 1900 si iniziò a stampare «L’Eco della Diocesi », il settimanale diocesano.
La prima parte del XX . è caratterizzata dal lungo episcopato di Paolino Tribbioli (1913-1956), durante il quale sorsero in diocesi le Pie Operaie di san Giuseppe (1919) e le Piccole suore di santa Teresa del Bambino Gesù (1923).
Negli stessi anni operava a Imola don Angelo Bughetti, apostolo della gioventù maschile imolese.
Il vescovo Benigno Carrara (1956-1974) partecipò al concilio Vaticano II e attuò in diocesi le riforme conciliari.
Dal 1967 al 1973 fu coadiuvato da Aldo Gobbi, vescovo ausiliare e poi amministratore apostolico della diocesi, prematuramente scomparso.
Suoi successori sono stati Luigi Dardani (1974-1989), Giuseppe Fabiani (1989-2002) e Tommaso Ghirelli (2002-).
Bibliographie
EC VI 1700-1702;Hier. Cath. I 284, II 167, III 213, IV 209, V 227, VI 243, VII 223, VIII 320;
Lanzoni II 773-777;
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A. Ferri- A. Renzi, Sacerdos in æternum. Il clero secolare della diocesi di Imola defunto nel secolo XX, Imola 2006.
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Diocèse de Imola
Chiesa di San Cassiano
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La facciata della cattedrale di San Cassiano a Forlì -
Veduta dell’aula dall’ingresso -
Veduta dall'aula dal presbiterio
Diocèse
SOURCE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.