Diocèse de Modena - Nonantola
HISTOIRE
I - Le origini
Alcuni rarissimi ritrovamenti archeologici, riconducibili al III sec., in buona parte nella zona dell’alta pianura modenese (Fossalta, Colombaro, Cassano, Modena), vi testimoniano una certa presenza cristiana, tracce di una penetrazione che deve essere stata lunga e graduale se in quest’area, ancora nel V-VI sec., la presenza cristiana coesiste con quella pagana, come testimonierebbe il ritrovamento di un cimitero misto (Gorzano) di questo periodo.Il primo dato certo relativo all’esistenza di una sede episcopale in Modena è del IV . e riguarda il santo vescovo Geminiano, testimoniato nel 390 (sinodica del concilio di Milano); la sua agiografia (Vita II, . XI) ne cita il predecessore e il successore, rispettivamente i vescovi Antonio (identificato nell’omonimo, presente al concilio di Serdica del 343) e Teodoro o Teodulo (nel 396 notarius a Milano secondo la Vita Ambrosii).
Gli studi attuali fissano l’episcopato di san Geminiano tra il 343 e il 397, verosimilmente l’anno della sua morte.
La sinodica del 390 attesta come Modena fosse suffraganea della sede milanese, condizione che forse riflette la memoria di una provenienza della missione cristianizzatrice.
II - Il Medioevo
La Mutina romana venne, almeno parzialmente, abbandonata, (alla fine del IV . Ambrogio la definisce semidiruta) e si costituì un nuovo centro cittadino indicato tra l’816 e l’855, con i nomi Civitas Geminiana e Civitas Nova, termini forse sinonimi.Secondo recenti studi, tuttavia, Civitas Geminiana indicherebbe i fines di un territorio, mentre Civitas Nova l’insediamento longobardo fortificato, dell’epoca di Liutprando (712- 744), ad alcuni chilometri a nord-est della Modena romana.
Centro della Civitas Geminiana sarebbe stata la basilica sorta sulla tomba di san Geminiano, al di fuori della Modena romana, divenuta cattedrale, presso la quale verosimilmente risiedeva il vescovo e attorno a cui sorse un nuovo centro urbano.
La Modena romana cominciò a risorgere dalla decadenza verso la fine del IX . (dall’856 riappare il toponimo Motina) per opera del vescovo Leodoino (871-892), primo vescovo di Modena che ottenne da un sovrano diritti comitali sulla città e sul suburbio (891 diploma di Guido di Spoleto), anche se i vescovi modenesi non ottennero mai dagli imperatori formali prerogative comitali.
Ai successori di Leodoino i privilegi vennero confermati e accresciuti in seguito da vari imperatori (diplomi di Lamberto, Berengario I, Ugo e Lotario, Ottone I ecc.).
I confini della diocesi probabilmente coincidevano con quelli della contea di Modena, divenuta tale con i carolingi (per tutto il IX . la presenza dei conti di Modena sarà legata a Cittanova più che alla città di Modena), cioè seguivano i tracciati delle valli del Secchia a ovest e del Panaro a est.
Tutta la parte sinistra del fiume Secchia, con le pievi di Carpi, Novi, Quarantoli e San Martino in Spino dipendeva dalla diocesi di Reggio.
Il confine tra Modena e Bologna fu precisato nel 969 da Ottone I e rinnovato nei secoli successivi.
Nei secoli che videro avvicendarsi il dominio carolingio (fino all’887), i re d’Italia e la ripresa ottoniana, l’organizzazione dell’amministrazione ecclesiastica era basata sulla suddivisione della diocesi in pievi.
Non disponiamo per Modena di elenchi altomedievali delle pievi, il più antico catalogo è del 1291 (Arch.
Segr.
Vat.: costituzioni sinodali del vescovo Jacopo da Ferrara).
Nel IX . tuttavia abbiamo sicuramente documentate solo tre pievi rurali (San Tommaso di Ganaceto, Baggiovara e Rubbiano) e due cittadine.
Presso la chiesa di San Pietro di Cittanova troviamo documentato fin dall’887 un embrione di vita canonicale, ma la sua qualifica certa come pieve è solo del 1029.
Dalla documentazione coeva (diploma di Corrado II del 1026, diploma del 1038 ecc.) risulta che la struttura plebana contava nell’XI . sedici pievi, nel XII . venti, mentre nel XIV . secondo un catalogo del 1320 (Cod.
Silligardi, Seminario di Modena, Arch.
Cap.) le pievi diocesane erano trentuno.
Al centro della zona pianeggiante dominava l’abbazia di Nonantola (10 chilometri a est di Modena), territorio che nel 752 il re Astolfo donò al monaco Anselmo (già duca del Friuli e cognato dello stesso re), il quale vi fondò l’abbazia; nel 749 Anselmo aveva già fondato a Fanano un cenobio con ospizio per pellegrini.
I vescovi continuarono ad avere funzione di conti nella città, mentre sul contado di Modena governava un vero e proprio conte (dal 967 la famiglia dei Canossa).
Con il vescovo Ardingo (934-943) si ha una ripresa delle attività della canonica della cattedrale (presente già dall’89l), con annesso capitolo e vita comunitaria.
Significativa la figura del vescovo Guido (944-968) che acquisì i possedimenti e il titolo di abate di Nonantola.
Si oppose all’autorità dei re d’Italia e impose su quel trono la figura di Berengario II; ebbe per due volte il titolo di arcicancelliere dell’impero e ricevette numerose donazioni e concessioni, che fecero di lui uno dei vescovi più potenti dell’Italia settentrionale.
Nel 996 nacque in Modena l’abbazia di San Pietro (insediamento attestato già nel 983), durante l’episcopato di Giovanni II (994-998), dal 1148 (bolla di Eugenio III) immediatamente soggetta alla Sede apostolica.
Nel 1071, Beatrice di Canossa fondò l’abbazia di Frassinoro, resa poi indipendente dalla giurisdizione vescovile (1077, bolla di Gregorio VII).
Il primo monastero femminile cittadino fu quello di Sant’Eufemia (1071).
Durante la lotta per le investiture emerge la figura di Eriberto (1055-1094) che seguì, a differenza della contessa Matilde di Canossa, la parte imperiale, consacrando nel 1084 a Roma l’antipapa Clemente III.
Contro Eriberto, scomunicato (1081), stette il vescovo Benedetto di obbedienza romana, che poté prendere possesso della città solo alla morte del primo (ca 1094).
Le prime testimonianze di scuole legate a pievi e monasteri sono datate tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX . La prima menzione di un magister scholarum presso la scuola della cattedrale è del 1046, mentre lo Studium Mutinense venne fondato nel 1182 e sottoposto alla giurisdizione episcopale nel 1224 (bolla di Onorio III).
Nel 1099 in periodo di vacanza della sede episcopale, venne fondata la cattedrale con il concorso di clero, militi e popolo (Relatio del XIII sec.) e l’assenso di Matilde di Canossa (†1115).
Nel 1106, sotto l’episcopato di Dodone (1100-1135), avvenne la traslazione del corpo di san Geminiano dall’antica alla nuova cattedrale, nello stesso anno papa Pasquale II ne consacrò l’altare, mentre la cattedrale fu consacrata nel 1184, alla presenza di papa Lucio III.
Nel periodo che seguì, attorno al vescovo e poi in concorrenza con questi, si sviluppò l’autonomia cittadina (1135 per la prima volta i consoli).
Durante la guerra tra Modena e Bologna, per il dominio su Nonantola, il papa (1148) privò Modena della sede episcopale, sottoponendo le sue parrocchie alla giurisdizione dei vescovi limitrofi.
La diocesi venne nuovamente ristabilita nel 1154.
Dal 1150 e fin verso la fine del 1500, la diocesi venne amministrata, tramite vicari, da vescovi abitualmente non residenti.
Tra XII e XIII sec., oltre all’insigne figura del cardinale Guglielmo della Savoia (1222-1234), ebbe un ruolo rilevante il vescovo Alberto Boschetti (1234-1264), domenicano, sotto il cui episcopato si hanno le prime testimonianze di insediamenti di mendicanti: nel 1244 la chiesa e il convento dei francescani (già presenti nel 1221); nel 1232 i domenicani, probabilmente già stanziati dal 1220 ca (nel 1243 edificarono il convento e la chiesa di San Matteo, dalla fine del XIV . dedicata a san Domenico); nel 1245 anche gli eremiti di sant’Agostino iniziarono la costruzione di una chiesa.
Rispetto al riassetto delle mura (1188) gli insediamenti mendicanti vennero a trovarsi in corrispondenza dei poli estremi di un ideale impianto cruciforme: al centro il duomo, nell’asse nord-sud, tracciato all’inizio del Duecento, i domenicani e i francescani e nell’asse est-ovest gli agostiniani (luogo assegnato all’ordine nel 1292) e i carmelitani (dal 1319) giunti in città sotto l’episcopato di Guido de’ Guisi (1318-1334; importante il suo sinodo del 1320).
Il primo monastero di clarisse sorse nel 1250 (Santa Chiara) per opera di Giovanna Adelardi.
Nel 1383 si aggiunsero anche i Servi di Maria.
Congiunto con l’ordine e il convento dei domenicani fu il Sant’Ufficio, la cui presenza è attestata già nel 1292 (abolito, negli stati estensi nel 1785).
Nell’XI-XIV . ebbero vita numerose fondazioni caritative e ospedaliere (a esempio l’Ospedale della Casa di Dio, Cadè, del 1260 fondato da Guglielmo della Cella ecc.) spesso connesse a confraternite di vita religiosa (1261 la Compagnia di san Pietro martire fondata dal Della Cella ecc.).
Le confraternite a scopo caritativo e devozionale ebbero notevole sviluppo anche nel XV e XVI . Durante l’intermezzo (1306-1336) nella signoria degli estensi (iniziata nel 1289 con Obizzo III) papa Clemente V pose l’interdetto (1313) su Modena, tolto solo nel 1350.
III - Dal XV sec. al 1797
Nella vita diocesana del XV . ebbe un certo rilievo l’episcopato di N.Boiardi (1403-1414) con il sinodo tenuto nel 1407 e le costituzioni per il clero in esso promulgate; nel 1429 furono introdotti i minori dell’osservanza, nel 1434 Eugenio IV sottopose il monastero di San Pietro alla congregazione di Santa Giustina in Padova (1476 ricostruzione della chiesa, consacrata nel 1518).
A partire dal ducato di Borso d’Este (1452-1471) vi fu a Modena un rinnovamento culturale e spirituale; di quest’ultimo fu espressione l’episcopato di N.
Sandonnini (1465-1479: importante il sinodo da lui voluto).
Nel XVI sec., dopo il dominio papale (1510-1527), rivestì una particolare importanza l’episcopato di Giovanni Morone (1527-1550; e nuovamente 1564-1571), cardinale e protagonista del concilio di Trento.
Dal 1540 circa Modena è il maggior centro del dissenso anti-romano di tutta l’Emilia, che ebbe tra i suoi maggiori protagonisti l’accademia del Grillenzoni (con Ludovico Castelvetro).
Il cardinale Morone, insieme ai cardinali Sadoleto e Contarini, preparò un formulario di fede che quasi tutti agli accademici firmarono nel 1542.
In contrasto al luteranesimo cittadino, Morone volle in Modena i cappuccini (1539; chiesa e convento del 1574).
Durante il secondo periodo del suo governo sorse in applicazione al concilio di Trento il seminario di Modena (1567: forse già nel 1566).
Nel 1556, durante l’episcopato del domenicano E.
Foscarari (1550-1564: anch’egli protagonista del concilio di Trento e come il cardinale Morone sottoposto e poi assolto a processo inquisitoriale) il duca Ercole chiamò a Modena i gesuiti che vi costruirono un collegio.
Con il vescovo S.
Visdomini (1571- 1590), nel 1582 Modena, fino ad allora suffraganea dalla sede metropolitana di Ravenna, divenne suffraganea di Bologna (fino al 1855).
Di grande importanza furono il governo e i sinodi diocesani (1594, 1598, 1600) del vescovo G.
Silingardi (1593-1607).
Nel 1634 sorse il santuario di Fiorano (20 chilometri da Modena), in onore di un’antica miracolosa immagine della Vergine.
Tra le figure illustri di questo periodo emerge Ludovico Antonio Muratori (1672-1750).
Dopo il concilio di Trento, furono i gesuiti a occuparsi prevalentemente dell’insegnamento catechistico (fino alla soppressione del 1773; a loro subentrarono i lazzaristi) dando un grande contributo all’educazione e all’attività missionaria.
Notevole anche l’attività educativa dei sacerdoti della congregazione di san Carlo e delle orsoline.
Circa la catechesi ancora nel 1738 il vescovo S.
Fogliani (1717-1742) lamentava una situazione critica che, nel 1784, il vescovo G.
M.
Fogliani (1758-1785) confermava essere rimasta tale, nonostante i tentativi di miglioramento (a esempio quello del canonico A.
Cortesi Zibramonti nel 1759-1763).
IV - Dal 1797 a oggi
Negli anni dell’occupazione francese, delle soppressioni napoleoniche (1796 Repubblica cispadana, 1797 cisalpina) e poi della Restaurazione (1814), la retta preparazione dei sacerdoti e la cura d’anime rimasero a lungo problematiche.Già L.
Masdoni (1691- 1716: ordinò 1064 preti, di cui 800 della sua diocesi) lamentava che solo una minima parte di essi aveva potuto frequentare il seminario.
Anche il vescovo Tiburzio Cortese (1786-1823) riferì che dei suoi 1407 sacerdoti solo 805 erano atti al ministero (su una popolazione di 124.773 abitanti suddivisi in 185 parrocchie).
L’abbazia nullius di Nonantola, ristabilita da Pio VII nel 1821, venne affidata in commenda ai vescovi di Modena.
Nel 1855 la sede di Modena venne elevata da Pio IX a metropolitana (Francesco Emilio Cugini 1852-1872: primo arcivescovo), costituendosi così la provincia ecclesiastica Estense (poi Emiliana dopo la caduta di Francesco V nel 1859 e la nascita del Regno d’Italia nel 1860) e le vennero assegnate quali sedi suffraganee le diocesi di Reggio Emilia, Massa Carrara (fino al 1926), Carpi e Guastalla e nel 1902 l’abbazia nullius di Nonantola.
Nel 1976, con la nuova ristrutturazione, alla provincia ecclesiastica emiliana (oltre le diocesi di Reggio Emilia, Carpi e Guastalla), vennero aggregate le diocesi di Piacenza, Fidenza e Parma.
Nel 1926, l’abbazia nullius di Nonantola venne unita in perpetuo in forma aeque principaliter alla metropolia di Modena.
Nel 1986, con la nuova ristrutturazione delle diocesi italiane, il territorio dell’abbazia è stato unito al territorio dell’arcidiocesi di Modena, costituendo un unico territorio ecclesiastico denominato «arcidiocesi di Modena-Nonantola».
All’arcivescovo di Modena è stato conservato il titolo di «abate».
V - Abbazia di Nonantola
Nel 752 il monaco Anselmo (†803, già duca del Friuli, cognato del re Astolfo), fondò un nuovo insediamento in Nonantula di cui divenne abate (nel 749 fondò il monastero di Fanano).Sorta come abbazia regia al confine tra Regnum Longobardiae ed esarcato, dedicata a san Silvestro (756), ottenne da Carlo Magno (774) la conferma dei privilegi regi e dell’esenzione dal controllo vescovile.
L’abate Teodorico (870-887 ca) fondò la pieve di San Michele per la cura d’anime del borgo, sviluppatosi attorno al cenobio.
Fino circa all’anno Mille venne spesso assegnata dai sovrani ad abati estranei che l’amministrarono attraverso «prepositi ».
L’abate Rodolfo (1002-1035) diede un nuovo impulso alla vita del cenobio, legandolo al mondo riformatore lombardo.
Con l’abate Gottescalco (1058), il populus ottenne la concessione della partecipanza agraria.
Nonantola divenne uno dei più importanti centri di cultura dell’Italia settentrionale nell’alto e pieno Medioevo (cfr.
il Liber de honore Ecclesiae di Placido di Nonantola, 1111 ca), nel cui scriptorium si elaborò un nuovo tipo di scrittura, la «nonantolana».
Fino al 1449 fu amministrata da abati regolari e dal 1449 al 1780 da abati commendatari, fra i quali i più celebri furono il cardinale Giuliano Della Rovere (1484- 1503, papa Giulio II) e san Carlo Borromeo (1560-1566), fondatore del seminario (1567).
Nel 1514 ai benedettini subentrarono i cisterciensi.
Nel 1769 venne soppressa dal pontefice Clemente XIII, e con la definitiva partenza dei monaci cisterciensi (1769) si costituì dal 1783 un consorzio di sacerdoti, primo nucleo del collegio canonicale, definitivamente costituito nel 1929.
Ristabilita da Pio VII nel 1821, venne affidata in commenda al vescovo pro-tempore di Modena.
Nel 1926 fu unita in perpetuo in forma aeque principaliter alla metropolia di Modena.
Nel 1986, con la nuova ristrutturazione delle diocesi italiane, il territorio dell’abbazia è stato unito a quello dell’arcidiocesi di Modena.
Bibliographie
Le originiIl Medioevo
Dal XV . al 1797
Dal 1797 a oggi:
G. Tiraboschi, Memorie storiche modenesi, I-V, Modena 1793-1795;
A. Dondi, Il Cristianesimo a Modena nei primi secoli, Modena 1881;
B. Ricci, Dell’origine del cristianesimo e del vescovado in Modena, Modena 1921;
G. Pistoni, La Canonica della Chiesa Cattedrale di Modena nei secoli XI e XII, in La vita comune del clero nei secoli XI e XII, Milano 1962;
P. Galavotti, Le più antiche fonti storiche del duomo di Modena, Modena 1972;
G. Soli, Chiese di Modena, I-III, Modena 1974;
G. Pistoni, S. Geminiano vescovo e protettore di Modena, Modena 1983;
E. Castelnuovo-V. Fumagalli (a c. di), Lanfranco e Wiligelmo. Il Duomo di Modena, Modena 1984;
P. Golinelli, Istituzioni cittadine e culti episcopali in area matildica avanti il sorgere dei comuni, in Culto dei santi, istituzioni e classi sociali in età preindustriale, a c. di S. Boesch Gajano-L. Sebastiani, L’Aquila-Roma 1984;
G. M. Parente, Gloriosissimi Geminiani Vita, a c. di G. Montecchi-T. Guerrieri, Modena 1998.
Abbazia di Nonantola
G. Tiraboschi, Storia dell’augusta badia di S. Silvestro di Nonantola, I-II, Modena 1784-1785;
G. Spinelli, S. Silvestro di Nonantola, in Monasteri Benedettini in Emilia Romagna, Milano 1980, 33-51.
Seuls sont visualisés les édifices pour lesquels on dispose d'une géoréférenciation exacte×
Chargement carte en cours...
Caricamento dati georeferenziati in corso...
Mappa
Diocèse de Modena - Nonantola
Chiesa di Santa Maria Assunta
Diocèse
SOURCE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.