Ostia è citata fin dalle origini nella diffusione del cristianesimo: sulla spiaggia ostiense è localizzato l’Octavius di Minucio Felice, interessantissimo dialogo tra il pagano Cecilio e i cristiani Ottavio e Minucio, considerato uno dei più puri gioielli della letteratura cristiana. Ostia rivive, inoltre, anche in alcune tra le più belle pagine delle Confessioni di sant’Agostino (IX, 8-12) per la morte di sua madre Monica avvenuta nel novembre del 387, durante un soggiorno nella città in attesa d’imbarcarsi per l’Africa. Il coperchio iscritto della sua tomba, ritrovato in una sepoltura medioevale, si conserva ora nella cappella di Santa Monica all’interno della chiesa di Santa Aurea. Viene ricordata, sia dal Martirologio Geronimiano che dal Martirologio Romano, la martire locale santa Aurea, anche se non si hanno notizie sicure sul suo martirio. Al concilio Romano del 313 indetto da papa Milziade (PL VIII 747) intervenne il vescovo di Ostia, Maximus. Durante il pontificato di Gelasio viene attestato il vescovo Bellator (494-495). Anche i ritrovamenti archeologici ci confermano le testimonianze di una diffusione subitanea dei cristiani nelle località di Ostia. Tra le rovine si sono riconosciuti una basilica ricavata in un edificio termale con battistero, un luogo cristiano di culto nelle terme di Mitra, una casa cristiana, detta dei pesci, e un più tardo oratorio presso il teatro. La cattedrale, in origine dedicata agli apostoli Pietro, Paolo e Giovanni, è attribuita dal Liber Pontificalis a Costantino; successivamente divenne cattedrale la primitiva chiesa altomedievale di Santa Aurea. Tuttavia già dal VII . la costruzione necessitò di interventi di restauro: secondo il Liber Pontificalis, sia papa Sergio I (687- 701) che papa Leone III (795-816) provvidero a opere di risanamento. Secondo la biografia di papa Marco (336) contenuta nella stessa fonte, al vescovo di Ostia spettava l’uso del pallio, il diritto di consacrare il papa e l’unzione con l’olio nelle consacrazioni degli imperatori. Papa Gregorio IV (827-844) riedificò la città poco distante con il nome di Gregoriopoli come avamposto fortificato contro le scorrerie dei saraceni. Il pontefice Eugenio III nel 1150 unì ufficialmente la sede di Ostia con quella di Velletri. Ma già precedentemente, tra il 1060 e il 1150, diversi cardinali-vescovi di Ostia si erano occupati del governo di Velletri, assumendone, forse, anche il titolo; tra essi figurano personalità di spicco dell’epoca: Pier Damiani, Gerardo (o Gherardo), Leone Marsicano. Il titolo di episcopus Ostiensis et Veliternus non indicava, peraltro, uguale peso giurisdizionale: infatti, mentre, da una parte Ostia non ebbe più né capitolo né canonici, dall’altra crebbe maggiormente l’importanza di Velletri. L’arciprete di Velletri aveva il diritto di intervenire alla consacrazione del papa, qualora fosse irreperibile il cardinale vescovo; il vicario capitolare esercitava giurisdizione ordinaria in Ostia. Gli stessi vescovi considerarono sempre Velletri come sede primaria: vi tenevano le principali funzioni, vi trovava sede il tribunale, vi riunivano i sinodi. Il vescovo cardinale d’Estouteville (1461- 1483) si dedicò al restauro della città che versava in condizioni penose, iniziando la ricostruzione a fundamentis della cattedrale, del borgo e del palazzo episcopale. Il successore, cardinale Giuliano della Rovere (1483-1503, eletto pontefice con il nome di Giulio II), continuò e completò l’opera di recupero e valorizzazione di Ostia, affidando al Sangallo la conclusione della costruzione del castello-fortezza e della odierna cattedrale di Santa Aurea. Il motu proprio di san Pio X, Edita a nobis del 5 maggio 1914, separò la diocesi di Velletri da quella di Ostia, che continuò a essere la sede titolare del cardinale decano del collegio cardinalizio. Un decreto della Sacra Congregazione concistoriale del 22 maggio 1948 [AAS 40 (1948) 341-342] delimita l’area attuale della diocesi alla città antica e al castello.
Seuls sont visualisés les édifices pour lesquels on dispose d'une géoréférenciation exacte×