Svariate sono le cause che portarono all’istituzione della diocesi nella prima metà dell’Ottocento. Dal punto di vista ecclesiale furono alcuni movimenti di rinnovamento spirituale a contribuire, in pieno secolo dei Lumi, al sorgere di esperienze nuove come la congregazione dell’oratorio di San Filippo Neri ad Acireale, fondata nel 1756 da padre Mariano Patanè (1713- 1804), dedita all’educazione della gioventù e alla formazione del clero; e quella degli eremitani di Sant’Anna presso Aci San Filippo, fondata intorno al 1750 da fra Rosario Campione (1710-1787) come congregazione laicale di vita comune, preghiera e lavoro. Dopo i moti del 1837, gli acesi, fedeli ai Borbone, avevano chiesto a re Ferdinando II per la loro città il tribunale, il porto, l’università degli studi e l’istituzione della diocesi. Acireale si distingueva per la sua vivacità a livello economico e sociale favorita dai grossi proprietari terrieri, da liberi professionisti e artigiani. In città da tempo erano attive diverse istituzioni civili e religiose, collegi, accademie e scuole che contribuivano a tenere alto il livello culturale, fra queste: le Accademie degli Zelanti (1671) e dei Dafnici (1778). Numeroso era il clero in Acireale e negli altri centri con l’appellativo di Aci. Un gran numero di sacerdoti aveva ricevuto la formazione nella stessa città, presso l’oratorio dei padri filippini. Pressanti si fecero le richieste a re Ferdinando II, visto che nel concordato del 1818 tra papa Pio VII e Ferdinando I si era stabilito di aumentare il numero delle diocesi siciliane. Le aspirazioni si compirono il 27 giugno 1844 con la bolla di Gregorio XVI «Quodcumque ad catholicae religionis incrementum»: si istituiva la nuova diocesi di Acireale, che doveva comprendere territori un tempo facenti parte delle diocesi di Catania e di Messina. Ma non si pervenne subito all’autonomia: non poche furono le opposizioni legate alle vicende ecclesiastiche e politiche di quel tempo. L’impegno di alcuni facoltosi sacerdoti della città e in particolare l’influente presenza presso la curia romana del domenicano acese Mariano Spada (1796-1872), «maestro del Sacro Palazzo Apostolico», teologo di Pio IX, fecero sì che dopo ventotto anni, nel 1872, si realizzassero finalmente le attese degli acesi con l’esecuzione della lettera apostolica di istituzione della diocesi e la nomina del primo vescovo. Successivamente la diocesi di Acireale fu dichiarata immediatamente soggetta alla Santa Sede, senza legame di suffraganeità con le diocesi confinanti. La diocesi comprende diciotto comuni: Acireale, Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Aci Castello, Aci Sant’Antonio, Calatabiano, Castiglione di Sicilia, Fiumefreddo di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Mascali, Milo, Piedimonte Etneo, Randazzo, Riposto, Sant’Alfio, Santa Venerina e Valverde. Il territorio si estende sulla costa ionica tra Catania e il fiume Alcantara, al confine con la provincia di Messina, e nell’area pedemontana del versante nordest dell’Etna. Il 29 luglio 1872 Pio IX procedeva alla nomina del primo vescovo, Gerlando Maria Genuardi, proveniente da Agrigento. Dopo la prima visita pastorale, nel 1875, pubblicò la Constitutio prosynodalis con l’intento di avviare le strutture organizzative essenziali, mettendo ordine nella vita ecclesiale diocesana. Volle porre particolare attenzione al seminario, che istituì nel 1881. Desiderava affidarlo ai salesiani di don Bosco – che negli anni precedenti avevano aperto la prima casa salesiana in Sicilia nella diocesi di Acireale, a Randazzo – ma non fu possibile. Genuardi però poteva contare su un gruppo di giovani sacerdoti che si erano formati in quegli anni all’Almo Collegio Capranica e all’Università Gregoriana. Il seminario, nel giro di pochi anni, pervenne a ottimi livelli formativi e accolse alunni provenienti dalle altre diocesi siciliane e dall’Italia meridionale. Dalle file del clero diocesano, nei primi anni del Novecento, molti furono chiamati al ministero episcopale: Giambattista Arista, successore del Genuardi; Salvatore Bella, vescovo di Foggia e poi di Acireale; Giovanni Pulvirenti, vescovo di Anglona e Tursi e poi di Cefalù; Sebastiano Nicotra, nunzio apostolico in Belgio; Carmelo Patanè, arcivescovo di Otranto e poi di Catania; Angelo Calabretta, vescovo di Noto. Nel 1897 ad Acireale fu celebrato il III congresso cattolico regionale siculo che favorì in diocesi il sorgere di nuove iniziative soprattutto a carattere sociale. A proseguire l’opera intrapresa da Genuardi furono due sacerdoti del suo clero: Giovanni Battista Arista (1907-1920) e Salvatore Bella (1921-1922), secondo e terzo vescovo di Acireale. Il primo resta memorabile per la pietà, per la formazione dei giovani e per lo spirito di abnegazione dimostrato in diverse circostanze. Il secondo, nel 1921, fu l’artefice dell’istituzione di quarantadue nuove parrocchie, ponendo così fine a inveterate tensioni giurisdizionali tra le vere parrocchie e quelle dipendenti dal vescovo, unico parroco, secondo una prassi ereditata dalla diocesi di Catania nonostante le disposizioni del concilio di Trento. A partire dal 1922 si susseguirono due presuli non siciliani: un marchigiano, Fernando Cento, dal 1922 al 1926, poi nunzio apostolico in Venezuela, Perù, Belgio e Portogallo e cardinale; un piemontese, Evasio Colli, dal 1928 al 1932, in seguito vescovo di Parma. Un periodo di stabilità nel governo della diocesi si ebbe con monsignor Salvatore Russo, dal 1932 al 1964. Vescovo colto ed esperto nella dottrina sociale della Chiesa, puntò molto sulla formazione del clero e del laicato. Negli anni dell’episcopato Russo sorge in diocesi l’Oasi, Opera assistenza sacerdotale interdiocesana: casa per il clero, voluta da monsignor Michele Cosentino per la formazione permanente e l’assistenza ai sacerdoti, in particolare per quelli anziani e ammalati. Non mancarono figure del laicato cattolico che contribuirono alla rinascita delle città e dei paesi della diocesi nel dopoguerra. In occasione del 25° di episcopato di monsignor Russo, nel 1957, fu celebrato il primo sinodo diocesano. Il suo successore, Pasquale Bacile (1964-1979), ebbe il compito di guidare la delicata svolta conciliare. Pur segnato dalla sofferenza, con grande equilibrio seppe indicare i percorsi per un rinnovamento significativo della presenza della Chiesa nel territorio. Successori di Bacile sono stati: Giuseppe Malandrino (1979-1998), trasferito a Noto; Salvatore Gristina (1999-2002), trasferito a Catania; dal 2002 Pio Vittorio Vigo, del clero di Acireale, già arcivescovo di Monreale. Nel territorio diocesano sono presenti due antichi santuari mariani: quello di Santa Maria della Vena presso Piedimonte Etneo, che custodisce una pregevole icona bizantina del VII sec., e l’altro della Madonna di Valverde, presso la località omonima, le cui origini risalgono all’XI sec.
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