Antica città etrusca, chiamata Blera, o anche Bleva, dai romani, sorgente su uno sperone tufaceo alla confluenza del Biedano con il Canale, di fronte ai monti Cimini, sulla via Clodia, non lontano dalla Cassia, agli inizi del Medioevo andò in decadenza. Passata in proprietà alla Santa Sede, fu occupata a più riprese dai longobardi tra il 739 e il 774, quando entrò a far parte definitivamente del Patrimonio di San Pietro. Il cristianesimo a Blera è legato al nome di Senzio, vissuto, secondo i vari autori e/o studiosi, tra il III (Lanzoni, che lo ritiene martire delle persecuzioni) e il V . (secondo la Vita, pubblicata in BHL [7581-82b], probabile composizione monastica del VII-VIII sec.). Il primo vescovo a noi noto è Massimo, sottoscrittore dei sinodi romani del 487, 499, 501 e 502; l’ultimo della lista episcopale è invece Riccardo, che nel 1093 portava ancora il titolo di Blera, ma unito già a quello di Tuscania. Nel 1192 Celestino III eresse la diocesi di Viterbo, annettendovi le antiche diocesi di Tuscania, Civitavecchia e Blera, sotto l’unico titolo di Viterbo e Tuscania. Fu patria di papa Sabiniano. Un’abbazia, oggi scomparsa, ma ricordata da Gregorio Magno, e una chiesa dedicata a San Senzio, e fatta decorare da Leone IV a metà del IX sec., sono le due particolarità più menzionate di questa diocesi.
Diocèse
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SOURCE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.