Le vicende storiche relative alla elevazione di Taverna a sede vescovile si desumono dalla Chronica Trium Tabernarum di Ruggero Carbonello, manoscritto di dubbia autenticità, redatto nella prima metà del XII sec., rinvenuto nella chiesa di San Giovanni a Carbonara a Napoli, e pubblicato nel 1642 da Ferdinando Ughelli nell’Italia Sacra. In essa si disputa dell’esistenza di una città «Trium Tabernarum», eretta a sede vescovile dal cardinale Desiderio, soppressa e accorpata prima a Squillace e ancor dopo a Catanzaro. La disputa ha registrato numerose opinioni a confronto, sostenute da autorevoli storici, suddivisi in due gruppi. Il primo annovera il Battifol, il Fabbre, il Capialbi, che ripetono la condanna ughelliana: la bolla di Callisto II, che restituisce alla chiesa delle Tres Tabernae l’onore della sede vescovile e poi la congiunge alla città di Catanzaro, è falsa; papa Callisto II non è mai stato in Calabria; Trium Tabernarum, ricordata negli Atti degli apostoli, corrisponde a Cisterna del Lazio. Il secondo gruppo comprende il Fedele, il Caspar, lo Chalandon, R. Zeno e padre Giovanni Fiore da Cropani, che ne rivalutano l’autenticità, sostenendo che la bolla di Callisto II è del 1121, mentre il viaggio risale al 1122, come riferisce il vescovo e storico Taccone- Gallucci e come si legge in una lastrina di marmo bianco dell’altarolo portatile di Goffredo Loritello, custodito presso il Museo di Norimberga; che il papa è stato a Catanzaro e che le tappe cronologiche del suo viaggio sono riportate in un Regesto Vaticano di padre Russo. A conforto di questi ultimi sovvengono due diplomi del 14 gennaio 1121 e del 28 dicembre 1122, entrambi citati in Chiese di Calabria di Giovanni Minasi: il primo conferma l’esistenza della sede vescovile nelle Tre Taverne, mentre il secondo ne decreta il trasferimento a Catanzaro. Notizie confermate nella relazione ad limina del 15 giugno 1592 del vescovo di Catanzaro, Nicolò Orazi. All’inizio del XX . E. Caspar, in una recensione riportata dal Fedele nell’«Archivio Storico delle Province Napoletane», sostiene che la diocesi delle Tre Taverne è esistita e si rileva dal Liber Censuum della Chiesa romana; che la controversia relativa ai diplomi di Callisto II datati 1121 e 1122 in realtà è inesistente, perché la fonte di R. Salernitano utilizza la indizione costantinopolitana: il settembre (dicembre) del 1122 corrisponde al 1121, anno in cui si realizza il viaggio del papa; che la Chronica è fonte genuina del XII . se si pensa che, oltre allo stile e la lingua di sicura marca medievale, si avverte la voce di un contemporaneo, a cui sono noti i nomi degli Altavilla, dei Capriolo, dei Loritello. D’altra parte, notizie certe sulla nascita della diocesi di Catanzaro, sotto la Chiesa di Roma, non si hanno prima del 1121. In un trattato del 1143 di Nino Archimandrita, detto il Doxopatrio, non è riportata Catanzaro come sede vescovile e non figura neppure tra le sedi soggette al patriarca di Costantinopoli, né annoverata tra i vescovati della chiesa metropolitana di Reggio e di Santa Severina. Che sia davvero esistita una diatriba tra Taverna e Catanzaro per l’attribuzione della primogenitura della sede vescovile, si evince anche dal Liber privilegiorum della città di Taverna, ove si leggono petizioni rivolte ai governanti per riottenere la diocesi, fino a quando Carlo V, motu proprio, nel 1532 inibì all’università di Taverna di pretendere la sede vescovile.
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SOURCE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.