Diocesi di Pescia
STORIA
I - Le origini
Il territorio che nel 1726 avrebbe costituito la diocesi di Pescia coincide in gran parte con le aree geo-storiche della Toscana nordoccidentale definite fin dall’alto Medioevo come Valdinievole e Valleriana.Cristianizzato, secondo la tradizione, da san Paolino nel 46 d.C., era allora di pertinenza della diocesi di Lucca e si aggregava attorno alla pieve di Pescia, presso la quale, sin dall’XI sec., esisteva una canonica regolare riccamente dotata.
Quest’area ebbe sempre un rapporto conflittuale con la dominante lucchese e quando, nel 1339, Firenze riuscì a impadronirsi dell’intera Valdinievole e di parte della Valleriana, Pescia accettò di buon grado il cambiamento.
Il territorio della vallata si trovò allora a essere suddiviso politicamente fra due città rivali, mentre dal punto di vista ecclesiastico restava soggetto a Lucca.
Per ovviare alle tensioni che questa doppia appartenenza generava Pescia tentò inutilmente, a più riprese, con il deciso appoggio di Firenze, di farsi scorporare dalla diocesi di Lucca.
II - L’età moderna
La controversia venne risolta nel 1519 grazie all’intervento di papa Leone X, già cardinale Giovanni de’ Medici che, in ossequio agli interessi della sua famiglia e potendo contare sulla presenza di un ricco e potente capitolo di canonici presso la pieve pesciatina, istituì nel territorio del vicariato fiorentino con capoluogo in Pescia una giurisdizione ordinaria quasi episcopale, erigendola in prepositura direttamente soggetta alla Santa Sede.A capo di essa pose una delle sette dignitates del capitolo, cioè il praepositus.
Costui (nel 1519 il pievano di Santa Maria Assunta, Lorenzo Cecchi) divenne titolare della giurisdizione ordinaria pur restando membro del capitolo.
Questa soluzione provocò immediatamente una controversia fra il nuovo ordinario e gli altri canonici.
Il preposto, secondo loro, esercitava infatti i suoi nuovi e più ampi poteri in modo tale da ridurre enormemente le prerogative del capitolo e i suoi diritti.
La controversia venne in un primo momento composta grazie a un lodo arbitrale emanato, il 18 luglio 1524, dal suddecano fiorentino Leonardo Guasconi nominato da Antonio Pucci, vescovo di Pistoia.
Il lodo, riconfermando al preposto i suoi poteri, abrogò una serie di sentenze a favore dei canonici i quali restarono tuttavia fermi sulle loro posizioni.
Dopo oltre nove anni di discordie, nel 1533, essi inviarono al successore di Leone X, Clemente VII, una lettera di protesta che era un vero e proprio atto di accusa nei confronti del loro confratello e ordinario, criticando i suoi metodi di governo e l’uso che faceva del suo potere.
Il papa nominò allora una commissione composta dall’arcivescovo di Firenze, dal vescovo di Pistoia e da Michelangelo Biscioni canonico secolare di San Lorenzo in Firenze.
Il 24 novembre 1533 essi resero noto il loro arbitrato che ridimensionava il potere del preposto riconoscendo le prerogative del capitolo.
Questa sentenza inasprì, invece di risolverla, la controversia, e creò di fatto le condizioni per la trasformazione della prepositura in vescovato.
Molti erano infatti convinti che la presenza di una autorità esterna quale quella vescovile, necessariamente super partes rispetto alle contese locali, avrebbe risolto la questione.
Questa istanza, sgradita al governo mediceo, non ebbe seguito, tanto più che mancavano fonti di sostentamento per l’erigendo vescovato; due secoli dopo, però, questo progetto fu realizzato dall’ultimo granduca, Gian Gastone, strettamente legato alla città tramite il pesciatino abate Carlo Cecchi.
Il breve papale di erezione in vescovato, sottoscritto da Benedetto XIII, reca la data del 17 marzo 1726 ab incarnatione (stile comune 1727).
III - L’età contemporanea
Il nuovo vescovato mantenne l’immediata soggezione alla Santa Sede, fino al 1855, quando, su richiesta dell’arcivescovo di Pisa, le diocesi di Pescia e Volterra vennero rese sue suffraganee.A titolo di compenso, i vescovi di Pescia vennero insigniti del titolo di prelato domestico e assistente al soglio pontificio.
Per iniziativa del vescovo Donato Maria Arcangeli venne fondato e realizzato a Pescia un seminario vescovile, ancora oggi attivo, e la vita religiosa in genere ricevette un nuovo e duraturo impulso.
Non per questo cessarono le controversie dei canonici pesciatini contro i nuovi ordinari, finalmente vescovi a tutti gli effetti.
Esse avevano già turbato il governo episcopale di Bartolomeo Pucci, di Montepulciano (1729- 1737), Francesco Incontri, di Volterra (1738-1741), Donato Maria Arcangeli, di Arezzo (1742-1772) e Francesco Vincenti, di Livorno (1773-1803) ed erano state causate dal diritto di collazione dei benefici ecclesiastici non parrocchiali di creazione anteriore al concilio di Trento, per tradizione spettante al capitolo ma che i vescovi avevano preteso di riservare a sé.
Tali controversie durarono ben settantasette anni e furono risolte dal vescovo Giulio De’ Rossi (1804 ca-1832), patrizio pistoiese.
Costui venne a patti con il capitolo e riuscì a trovare un accomodamento duraturo.
Dopo la morte del vescovo De’ Rossi si susseguirono sulla cattedra vescovile Giovanni Battista Rossi, di Signa (1834-1837), Vincenzo Menchi di Firenze (1840-1843), il pesciatino Pietro Forti, nipote del celebre economista e storico ginevrino Sismondi (1847-1854), Antonio Benini di Prato (1855-1896), Giulio Matteoli di Castelfranco di Sotto (1897- 1898), Donato Velluti-Zati, nobile fiorentino (1899-1907), Angelo Simonetti, di Cornacchiaia (Romagna fiorentina), già pievano di San Pietro in Mercato (1907- 1950).
Quest’ultimo fu un vescovo aperto alle novità dei tempi e di grande prudenza, ma soprattutto di tempra e coraggio eccezionali.
Resse la diocesi durante i difficili anni delle due guerre mondiali e della dittatura fascista, appoggiando l’impegno dei cattolici in politica e poi sostenendo i gruppi di attivisti duramente colpiti nella loro attività.
Dopo l’8 settembre 1943 offrì la sua vita agli occupanti nazisti purché desistessero dalla distruzione della città per rappresaglia; alla vigilia della sua scomparsa, avvenuta nel 1950, prese posizione contro la guerra atomica.
Fu compianto da tutti e rimane ancora vivo nella memoria della città e della diocesi.
Dopo monsignor Simonetti salirono alla cattedra pesciatina il domenicano Dino Luigi Romoli (1950-1977), di Peretola (Fi), che visse negli anni del concilio ecumenico Vaticano II, e Giovanni Bianchi (1977-1993), anch’egli fiorentino, già vescovo ausiliare di Firenze e uno dei protagonisti, in quella città, del fervore culturale e religioso del secondo dopoguerra.
Dal 1994 (consacrato il 23 gennaio) è vescovo Giovanni De Vivo, senese, già vicario generale di quella diocesi.
Bibliografia
P. Puccinelli, Memorie di Pescia, Milano 1664;P. O. Baldasseroni, Istoria della città di Pescia e della Valdinievole, Pescia 1784;
G. Ansaldi, La Valdinievole illustrata, Pescia 1879;
A. Molendi, Secondo Centenario del Vescovato di Pescia, Pescia 1926;
D. Corsi, La diocesi di Pescia ed una corrispondenza inedita tra gli Anziani di Lucca e i Cardinali Spinola e Buonvisi del 1684, Pescia 1940;
A. Spicciani, Scopi politici degli interventi fiorentini nelle istituzioni ecclesiastiche e nella tradizione liturgica della Valdinievole. Una tesi da dimostrare, in Itinerari di ricerca nelle fonti archivistiche della Valdinievole, a c. di R. Manno Tolu, Pistoia 1987, 47-75;
J. C. Brown, Atti impuri: vita di una monaca lesbica nell’Italia del Rinascimento, Milano 1987;
M. Laguzzi, Il Patrimonio ecclesiastico della diocesi di Pescia e il suo archivio, «Rassegna degli Archivi di stato», XLVII, 1987, 291-320;
L’organizzazione ecclesiastica della Valdinievole, Atti del convegno, Buggiano 1988;
G. Salvagnini, Pescia. Una comunità nel Seicento, Firenze 1989;
G. Greco, Capitolo canonicale e città a Pescia nell’età medicea, in Il duomo di Pescia. Una chiesa per la città, a c. di G. C. Romby-A. Spicciani, Pisa 1998, 11-42;
F. Galeotti, Memorie di Pescia, (ms. del 1659), Pescia 1999;
P. Vitali (a c. di), Tra la Cassia e la Francigena, Pisa 2000.
Sono visualizzati solo edifici per i quali si dispone di una georeferenziazione esatta×
Caricamento mappa in corso...
Caricamento dati georeferenziati in corso...
Mappa
Diocesi di Pescia
Chiesa di Maria Santissima Assunta in Cielo e San Giovanni Battista
-
La facciata della cattedrale di Santa Maria Assunta a Pescia -
L’Ambone -
Veduta dell’aula dall’ingresso -
Il presbiterio -
Il pulpito
Diocesi
FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.