Diocesi di Ascoli Piceno
STORIA
I - Le origini
Una tardiva tradizione locale attribuisce la diffusione del cristianesimo e la prima organizzazione della chiesa ascolana a Emidio, nato in Germania (Treviri), ordinato vescovo a Roma da papa Marcello (307-309), martirizzato ad Ascoli nel primo decennio del IV . Anche se la Passio Sancti Emigdii, il testo agiografico dell’XI- XII . su cui si fonda la tradizione, pone da sempre numerosi e gravi problemi storici e cronologici, è certo che il culto del santo è attestato nel Piceno e nella Sabina già nell’VIII sec., ossia molto tempo prima della redazione della Passio.Ad ogni modo, gli autori locali e molti storici della Chiesa dei secoli scorsi (Ughelli, Cappelletti, Harnack, Lanzoni) concordano nel collocare la prima diffusione del cristianesimo ad Ascoli in un’epoca assai remota per la breve distanza che separa il capoluogo piceno da Roma, alla quale è collegata peraltro dalla strada consolare Salaria.
Questa tesi troverebbe una valida conferma in un passo di sant’Atanasio, nel quale è ricordata la presenza di vescovi del Piceno al concilio di Serdica del 342.
Ed è pressoché impossibile congetturare che Ascoli, la principale città della regione, non avesse già allora il suo vescovo (Lanzoni I 391; Laffi LV).
La prima testimonianza sicura sull’organizzazione della Chiesa ascolana risale al 451.
In quell’anno, infatti, «Lucentius episcopus civitatis Ecclesiae Asculanae» sottoscrive i canoni del concilio di Calcedonia come «vicarius» di Leone I.
Dal V al IX . le fonti documentarie ricordano solo tre presuli: Felice (680-681), Teuderando (853) e Arpaldo (879).
In questo periodo la circoscrizione diocesana era molto vasta e coincideva di fatto con il territorio di Asculum in età romana, estendendosi dal fiume Aso alle pendici meridionali della Montagna dei Fiori, dalla catena dei Sibillini fin quasi al litorale adriatico.
II - Dal Medioevo al concilio di Trento
A partire dal X . la cronotassi dei vescovi ascolani non presenta più lacune e gravi incertezze, grazie all’abbondante documentazione conservata soprattutto negli archivi di Roma e di Ascoli.In sintesi si può affermare che, dall’età medievale fino al concilio di Trento, il prestigio della Chiesa e dei vescovi ascolani aumentò notevolmente per merito di illustri prelati, di privilegi pontifici e imperiali, di numerosi e qualificati organismi monastici e conventuali presenti nel territorio diocesano.
Fra il 1225 e il 1230 nacque a Lisciano, alla periferia di Ascoli, Girolamo Masci, che sarà poi il primo papa francescano con il nome di Niccolò IV (1288-1292); nel 1056 e nel 1091 il capoluogo piceno accolse i pontefici Vittore II e Urbano II (nel corso della visita, il secondo accordò ai canonici della cattedrale il privilegio di eleggere il vescovo diocesano); nel 1150 l’imperatore Corrado III elevò il presule ascolano Presbitero al rango di principe, titolo passato poi ai suoi successori fino all’età moderna («episcopus et princeps Esculanus ac Palatinus comes»); dall’XI al XIII . il vescovo esercitò giurisdizione feudale sulla città e il suo comitato; a partire dal VII-VIII . i benedettini farfensi, eutiziani, cassinesi, avellaniti e cisterciensi fondarono numerosi e importanti monasteri entro i confini diocesani, dove ebbe origine pure l’ordine eremitico di san Benedetto, propagatosi poi rapidamente nelle Marche, nell’Abruzzo, nel Lazio; nel corso del Duecento si installarono nella città e nel suo territorio le comunità minoritiche (san Francesco d’Assisi fu ad Ascoli nel 1209), domenicane e agostiniane; nel 1458 fra Giuseppe da Leonessa fondò il primo monte di pietà del mondo su ispirazione del grande predicatore dell’osservanza francescana, san Giacomo della Marca, nato nel comitato ascolano; nel 1518, per alcuni mesi, fu vescovo diocesano il fiorentino Giulio de’ Medici, poi papa con il nome di Clemente VII (1523-1534).
Nel IX-X sec., la penetrazione dei monaci farfensi nelle valli del Tronto e dell’Aso determinò una forte diminuzione dell’estensione territoriale della diocesi.
Molti castra importanti, come Offida, Montalto, Castignano, Cossignano furono allora sottratti alla giurisdizione del vescovo di Ascoli per essere sottoposti al governo dell’abate di Farfa, divenendo per conseguenza nullius dioeceseos.
III - Dal concilio di Trento all’unità d’Italia
Al concilio di Trento la diocesi fu rappresentata dai vescovi Filos e Lattanzio Roverella e da Pietro Camaiani.Personalità ragguardevole e ben nota nella curia romana per le sue missioni diplomatiche, alla chiusura del concilio il Camaiani si impegnò alacremente per dare esecuzione nella sua diocesi ai decreti tridentini, indicendo una visita pastorale (28 giugno 1567), organizzando il primo sinodo diocesano (22 aprile 1568), fondando il seminario con l’impiego di benefici vacanti e di risorse personali (1571).
La sua opera fu proseguita con lo stesso zelo dai suoi immediati successori: il cardinale domenicano Girolamo Berneri (1586-1605) e Sigismondo Donati (1605-1641).
Nello stesso periodo, mentre nella città si insediarono i nuovi ordini mendicanti (cappuccini, carmelitani, gesuiti e filippini), la diocesi cedette parte dei suoi territori alle due nuove di Ripatransone (1° agosto 1571) e di Montalto (14 gennaio 1586).
Contestualmente, però, recuperò l’importante centro di Offida.
Nel XVIII . va ricordata la fondazione della congregazione delle Pie operaie concezioniste, voluta da monsignor Francesco Antonio Marcucci con lo scopo primario di offrire alle fanciulle un’educazione non solo religiosa.
Dopo lo scoppio della rivoluzione francese il vescovo di Ascoli, cardinale Gianandrea Archetti (1795-1804), accolse fraternamente molti religiosi francesi che erano stati costretti ad abbandonare la patria e, dopo l’arrivo delle truppe transalpine ad Ascoli, preferì la via dell’esilio piuttosto che giurare fedeltà al governo repubblicano.
Il primo Regno d’Italia è ricordato nella storia della diocesi per la soppressione degli ordini religiosi del 1810 e per il prelevamento dalle chiese locali di importanti dipinti di Carlo Crivelli, del Caravaggio, di Cola dell’Amatrice, di Pietro Alamanno e di molti preziosi oggetti di oreficeria (1812).
Dalla restaurazione pontificia (1815) alla proclamazione dell’unità d’Italia (1861), gli episodi più significativi furono due: l’insorgenza legittimista, organizzata e spesso diretta dal clero, durante la Repubblica romana (1848-1849) e la visita di Pio IX alla città (18-19 maggio 1857).
IV - Dall’unità d’Italia a oggi
I primi anni del secondo Regno d’Italia furono caratterizzati dall’acceso anticlericalismo della nuova classe dirigente, come dimostrano le soppressioni degli ordini religiosi del 1861 e del 1866, dalla laicizzazione della scuola, degli istituti di beneficenza e di assistenza, e dal ridimensionamento della presenza cattolica nella vita politica e sociale locale.Nell’ultimo Ottocento e nei primi anni del secolo successivo, per fronteggiare l’acceso anticlericalismo della classe dominante e delle nuove formazioni politiche si formarono anche nella diocesi le prime organizzazioni economiche e sociali cattoliche (monti frumentari, casse rurali, società operaie, scuole serali e domenicali, asili d’infanzia ecc.) per opera del vescovo Bartolomeo Ortolani.
Il primo decennio del Novecento fu pure caratterizzato dalle profonde lacerazioni prodotte dalla diffusione delle tendenze dottrinali e spirituali moderniste e dall’azione politica di Romolo Murri.
Esemplare nel corso dell’ultimo conflitto mondiale fu il comportamento del clero a favore di renitenti, ebrei e profughi, e del vescovo Ambrogio Squintani, che riuscì a ottenere dai tedeschi e dalle forze alleate il riconoscimento di 119 ASCOLI PICENO A 27-02-2008 14:11 Pagina 119 Ascoli «città aperta», risparmiandole così rovinosi bombardamenti.
Sempre nel secolo scorso vanno ricordate la beatificazione della francescana diocesana Assunta Pallotta; la presenza del vescovo Marcello Morgante al concilio Vaticano II; l’ulteriore ridimensionamento del territorio diocesano per effetto della perdita dei comuni laziali di Accumoli e Amatrice e di alcune frazioni del comune di Valle Castellana passati rispettivamente sotto la giurisdizione dei vescovi di Rieti e di Teramo.
Queste cessioni sono state compensate in parte dall’acquisizione del territorio del comune di Monsampolo del Tronto, sottoposto da secoli al governo dei presuli teramani.
Attualmente la diocesi è retta da Silvano Montevecchi, nominato vescovo di Ascoli Piceno il 13 agosto 1997.
Bibliografia
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FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.