Diócesis de Rieti
HISTORIA
I - Le origini
La Chiesa reatina, fondata da san Prosdocimo discepolo di san Pietro intorno alla metà del I sec., si costituì giuridicamente in diocesi sul finire del V sec., come attestato da papa Gregorio Magno che riferisce della morte di san Probo, avvenuta nel 550 presso la sede vescovile annessa alla primitiva chiesa di Santa Maria.Primi martiri locali furono i santi Eleuterio e Anzia, le cui reliquie furono traslate da Roma a opera del vescovo Primo nell’anno 137, il prete san Marone, sant’Anatolia, santa Vittoria e sant’Audace martirizzati nel territorio diocesano al tempo delle persecuzioni dell’imperatore Decio.
Al tempo delle incursioni saracene, dal territorio sabino soggetto alla giurisdizione dell’abbazia di Farfa furono depositate presso la cattedrale di Rieti le spoglie della martire paleocristiana santa Barbara, che da allora fu scelta come patrona della diocesi, a cui si aggiunsero come compatroni la clarissa santa Filippa Mareri, il cappuccino san Giuseppe da Leonessa, la terziaria domenicana beata Colomba da Rieti.
II - L’alto Medioevo
Nel 584, il territorio reatino fu incluso nel Ducato di Spoleto.La diocesi di Rieti fu allora unita a quella spoletina: lo stesso papa Gregorio Magno affidò a Crisanto, vescovo di Spoleto, la custodia delle reliquie dei martiri Massimo ed Ermete conservate nel duomo di Rieti.
Fra il 773 e il 774, Carlo Magno eresse a contea il territorio reatino, che si sottomise all’autorità di papa Adriano I.
Sul finire del X sec. cessarono le incursioni dei saraceni, dopo la devastazione di Trebula Mutuesca e del territorio reatino lungo la sponda sinistra del fiume Velino.
Fino al XII sec., Rieti costituì l’estremo avamposto del potere imperiale nell’ambito territoriale del Reichsitalien.
Dal 1149 al 1151 la città fu assediata da Ruggero di Sicilia.
Ricostruita fra il 1154 e il 1156, nel 1198 Rieti si pose sotto la protezione di papa Innocenzo III.
III - L’età comunale e la residenza dei papi
I confini orientali della diocesi reatina definirono la linea di demarcazione del Patrimonio di San Pietro con il Regno di Napoli: per i due terzi, anzi, il territorio diocesano includente il Cicolano si estendeva proprio nel reame napoletano.La labilità di tali confini fra il Patrimonio di San Pietro e il regno napoletano indusse i vescovi reatini a chiederne più volte la definizione all’autorità pontificia.
Papa Lucio III provvide così nel 1182 all’emanazione di una bolla che descriveva puntualmente gli ambiti territoriali della diocesi, ribaditi nella bolla di Onorio III data l’8 settembre 1219 dalla città di Rieti.
Nel 1257, papa Alessandro IV avrebbe soppresso la diocesi di Forcona e sottratte all’incirca 150 chiese alla giurisdizione reatina per istituire ex novo la diocesi dell’Aquila, fondata tre anni prima per volontà di Federico II.
La posizione strategica della città di Rieti fece sì che nel corso del XIII sec. ospitasse frequentemente la curia pontificia.
Intorno alla metà del IX sec., aveva già risieduto a Rieti papa Leone IV.
Fra la fine del XII e la fine del XIII sec., vi si avvicendarono i papi Innocenzo III (1198), Onorio III (rispettivamente nel 1219 e nel 1225), Gregorio IX (nel 1227, nel 1232 e ancora nel 1234), Niccolò IV (fra il 1288 e il 1289) e Bonifacio VIII (nel 1298).
IV - La cattività avignonese
Quando alla morte di papa Benedetto XI fu eletto il guascone Bertrand de Got, la sede pontificia si trasferì ad Avignone: la città di Rieti ne subì inevitabili conseguenze, travagliata dalle contese fra guelfi e ghibellini ed esposta alle ingerenze dei re di Napoli.Nel 1354 la città aderì al progetto di restaurazione dell’autorità pontificia perseguito dal cardinale Albornoz e venti anni più tardi rimase fedele al papa nel corso della guerra degli Otto Santi (1375).
Al ritorno di papa Gregorio XI, la città retta da Cecco Alfani promise obbedienza all’autorità pontificia, ottenendone in cambio la conferma degli antichi privilegi.
V - La creazione della diocesi di Cittaducale (1502-1818)
Il 24 giugno 1502 papa Alessandro VI istituì la diocesi di Cittaducale, terra murata fondata da Carlo II e Roberto d’Angiò.Il primo vescovo designato, Ulisse Orsini, rifiutò l’incarico a causa del modestissimo appannaggio; l’incarico fu allora affidato a Matteo Mongiani, vassallo di casa Orsini.
Alla morte di Alessandro VI, il vescovo reatino cardinale Giovanni Colonna ottenne per breve tempo che la diocesi civitese fosse soppressa e riaccorpata a Rieti.
Già nel 1508 papa Giulio II riconfermò la costituzione della diocesi di Cittaducale.
Per effetto del riordino amministrativo decretato da Pio VII nel 1818 la diocesi di Cittaducale venne soppressa e il territorio della sua giurisdizione fu accorpato all’arcidiocesi dell’Aquila.
VI - Dal concilio di Trento alla fine del buon governo pontificio
Quattro vescovi reatini furono presenti alle sessioni del concilio di Trento: monsignor Mario Aligeri Colonna (1529-1555), monsignor Giovanni Battista Osio (1555- 1562), il cardinale Marcantonio Amulio (1562-1570), monsignor Mariano Vittori (1572).Si deve soprattutto all’operato del veneziano Amulio l’attuazione dei decreti conciliari, in particolare in ordine alla formazione del clero.
Il seminario reatino, primo nell’orbe cattolico, fu solennemente inaugurato il 4 giugno 1564 nella sede dell’antico palazzo del Podestà in piazza del Leone, ristrutturato da Jacopo Barozzi da Vignola.
Nel 1564 Il cardinale Amulio indisse due sinodi, da cui derivarono costituzioni e decreti di cruciale importanza per la Chiesa reatina.
La tradizione sinodale fu ripresa dai vescovi che si susseguirono nel corso del XVII e XVIII . alla guida della diocesi reatina, in particolare dal cardinale Pietro Paolo Crescenzi (1612-1621), da Giorgio Bolognetti (1639- 1660), da Ippolito Vincentini (1660-1702), da Bernardino Guinigi (1711-1724), dal domenicano Antonino Serafino Camarda (1724-1754).
L’età delle rivoluzioni, la breve stagione della Repubblica romana e della Repubblica napoletana, l’avvento di Napoleone investirono il vescovo Saverio Marini (1779- 1813) della responsabilità di mediare con il governo, espressione della borghesia emergente, spesso animata da sentimenti anticlericali.
I vescovi della Restaurazione, da Carlo Fioravanti (1814-1818) a Francesco Pereira (1818-1824), fra Timoteo Ascensi (1824-1827), Gabriele Ferretti (1827-1833), cardinale Benedetto Capelletti (1833-1834), Filippo Curoli (1834-1849), Gaetano Carletti (1849-1867) amministrarono la diocesi con equilibrio e dedizione, fin quando la città rimase fedele alle sorti dello Stato della Chiesa.
VII - Dal 1861 al concilio Vaticano II
Quando nel 1861 Rieti entrò per effetto dell’annessione a far parte del Regno d’Italia, il vescovo Carletti, convinto assertore del potere temporale dei papi, emanò direttive prudenti che contribuirono a mantenere un clima di relativa calma.Ciò non impedì le devastazioni provocate dall’attuazione delle leggi eversive, applicate nel territorio già appartenente allo Stato pontificio fin dall’11 dicembre 1860, nel territorio già del Regno di Napoli attuate invece fra il gennaio e il febbraio 1861.
Anni difficili si presentarono per il domenicano Egidio Mauri (1867-1888), per Carlo Bertuzzi (1888-1894), per Bonaventura Quintarelli (1894-1915), per Francesco Sidoli (1916-1924).
L’unità d’Italia aveva favorito la revisione dei confini fra le diocesi di Spoleto e di Rieti.
Nel 1925, per effetto della costituzione apostolica In altis Sabinae montibus, papa Pio XI decretò l’annessione alla diocesi delle parrocchie un tempo sotto la giurisdizione dell’abbazia di San Salvatore Maggiore.
Il reatino monsignor Massimo Rinaldi (1924-1941), missionario scalabriniano in America del Sud di cui si è con successo avviato il processo di canonizzazione, fu il vescovo protagonista dei patti Lateranensi, zelante nell’impegno pastorale, attivo nella difesa dei più deboli, fautore dell’Azione cattolica e dell’associazionismo giovanile.
Con pari dedizione, il francescano Benigno Luciano Migliorini (1941-1951) guidò la diocesi negli anni difficili della guerra e della ricostruzione.
Raffaele Baratta, vescovo fra il 1951 e il 1959, nel 1957 indisse il sinodo diocesano, dopo oltre due secoli dall’ultimo, compiuto nel 1749.
Nicola Cavanna (1960-1971) e il suo successore Dino Trabalzini (1971-1980) guidarono la diocesi nel cammino di rinnovamento indicato dal concilio Vaticano II.
Francesco Amadio (1980-1989) ricevette in occasione dell’VIII centenario francescano la visita di papa Giovanni Paolo II a Rieti e al santuario di Greccio.
Giuseppe Molinari (1990-1997) ha avviato il recupero della basilica duecentesca di San Domenico, restituita al culto in occasione del Giubileo del 2000.
L’attuale vescovo, Delio Lucarelli, ordinato in San Pietro il 6 gennaio 1997, nel 2005 ha celebrato il nuovo sinodo diocesano.
Bibliografía
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A. M. Tassi, La Chiesa reatina dall’età delle rivoluzioni all’Unità d’Italia, Rieti 1994;
I. Tozzi, Saverio Marini, vescovo della Diocesi di Rieti, nella temperie rivoluzionaria del 1799, in Il 1799 in Abruzzo, Atti del convegno, L’Aquila 2001.
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Diócesis de Rieti
Chiesa di Santa Maria Assunta
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La facciata principale della cattedrale di Santa Maria Assunta -
L’area presbiteriale -
L’aula vista dal presbiterio -
La cappella del Bernini dedicata a santa Barbara -
Lacerto medievale
Diócesis
FUENTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.