La storia della diocesi di Segni si estende nell’arco di quindici secoli, da Santulo – il primo vescovo attestato (494) – a Martino Gomiero, che ha chiuso la serie episcopale nel 1986, quando la diocesi è stata unita a quella suburbicaria di Velletri. Si conoscono ottantasei vescovi di un elenco certamente più ampio, in quanto la relativa cronotassi registra vuoti nell’alto Medioevo: circa un secolo tra il 551 e il 649, di oltre cinquant’anni tra il 771 e 826 e di un trentennio tra il 984 e il 1015. Peraltro il Medioevo fu, per la diocesi segnina, un periodo particolarmente prospero. Nel 657 Vitaliano, nativo di Segni, venne eletto come successore del papa Eugenio I (654-657); restò sul soglio di Pietro fino al 672 mettendosi in luce specialmente nei rapporti con la Chiesa di Costantinopoli. Nel 1079 Gregorio VII (1073-1085) vi inviò come vescovo Bruno Astense. Cancelliere e bibliotecario della Chiesa, si segnalò per la grande competenza teologica, riconosciuta universalmente. Monaco presso l’abbazia di Montecassino, vi fu eletto anche abate (1107); lasciata Montecassino e rientrato in diocesi, per amore della verità non esitò a mettersi contro Pasquale II (1099-1118) che aveva concesso all’imperatore Enrico V il pravilegium, un privilegio sulle investiture dei vescovi. Morto nel 1123, fu canonizzato da Lucio III (1181-1185) nel 1183. I confini della diocesi furono definiti da Lucio III con la bolla Et ordo rationis expostulat del 2 dicembre 1182 che indicava, oltre la città di Segni, diversi castelli, dei quali alcuni decaddero e finirono diruti (Collemezzo, Sacco e Piombinara) e altri si sono sviluppati in seguito nei comuni di Colleferro, Valmontone, Artena (già Montefortino), Gavignano e Montelanico. Nel 1198 fu eletto al soglio pontificio Lotario dei conti di Segni, che prese il nome di Innocenzo III (1198-1216); era nato a Gavignano, nel territorio diocesano. Fasto e prosperità contraddistinsero i tempi in cui Segni ospitò i papi Eugenio III (1145-1153) che fece costruire a Segni il suo palazzo estivo, Alessandro III (1159- 1181) che vi dimorò per alcuni mesi e, il 21 febbraio 1173, vi canonizzò l’arcivescovo di Canterbury, Thomas Becket; infine, lo stesso Innocenzo III (1198-1216). Tra il 1626 e il 1657 i segnini, abbattuta la cattedrale romanica, ne innalzarono una nuova di stile barocco, sobrio e luminoso. Analogo fervore di attività costruttiva si svolse negli altri luoghi della diocesi: a Valmontone i Pamphilj incaricarono l’architetto Mattia De Rossi di erigere la nuova collegiata sul luogo dell’antica chiesa medievale, a Montefortino il cardinale Scipione Borghese attese alla ristrutturazione e ammodernamento del locale castello. Nel 1708 giunse a Segni, come vescovo, Filippo Michele Ellis (1708-1726), nobile inglese, cappellano dell’ultimo re cattolico Giacomo II Stuart e ricordato per aver messo in atto un attento processo di riforma della diocesi che comprendeva la fondazione del seminario, la celebrazione del sinodo, il primo di cui rimangano le deliberazioni, e le visite pastorali (ne svolse ben sei: ancora oggi costituiscono una importante fonte di notizie). Più recentemente, diversi cardinali nativi di Segni si sono segnalati per i servizi svolti nella Chiesa: Pericle Felici (1911-1982), segretario generale del concilio ecumenico Vaticano II; Vincenzo Fagiolo (1918-2000), arcivescovo emerito di Chieti-Vasto, presidente della Pontificia Commissione per l’interpretazione autentica del Codice di diritto canonico; Angelo Felici (1919-2007), nunzio apostolico a Parigi, successivamente prefetto della Congregazione per le cause dei santi. Nell’assise conciliare Luigi Maria Carli (1914-1986), uno degli ultimi vescovi di Segni (1957-1973), si distinse per la sua posizione dottrinale, sia pure minoritaria. Con il successore Dante Bernini (1975- 1982), all’interno del più generale processo di revisione delle diocesi italiane, ebbe inizio il cammino di unione con la diocesi di Velletri.