Diözese von Pescara - Penne
GESCHICHTE
L’attribuzione della prima evangelizzazione nel territorio dell’antichissima Pinna, città dei vestini, a Patras, uno dei settantadue discepoli qui inviato come vescovo da san Pietro, non ha riscontri storici, sebbene la convinzione di una antica presenza cristiana sia stata sempre viva in loco, al punto che nel 1850 il vescovo D’Alfonso, preso atto degli esiti di una apposita commissione di ricerca, volle incisa sul marmo una tale attestazione, unitamente alla cronotassi dei presuli pennesi, collocando il tutto in una sala dell’episcopio.Altra narrazione, non condivisa dal Lanzoni, riferisce che durante la persecuzione dioclezianea, nel territorio di Casauria, furono martirizzati i santi Massimo levita, Venanzio, Luciano e Donato, le cui reliquie il vescovo Giraldo trasferì nell’868 nella cattedrale di Penne, mentre il frammento di una antica lapide del 341, incastonato nella parete esterna dell’abside dell’attuale concattedrale, ci informa che i pennesi, auspice il senatore C. Arsenio, indirizzarono a Costante, figlio di Costantino Magno, un ringraziamento per la sua campagna contro il paganesimo: segno eloquente di una presenza cristiana molto antica che, mentre controbilanciava il grande silenzio che avvolge la storia cristiana di questo territorio, non esclude una antica costituzione di Chiesa diocesana.
Nondimeno, solo a partire dall’epoca carolingia è possibile ricostruire la cronologia dei vescovi e le vicende della diocesi di Penne.
Documenti di Ottone il Grande (962), Enrico VI (1195) e il diploma pergamenaceo, con due bolle d’oro, di Federico II (1219) menzionavano i privilegi concessi da Carlo Magno e dai suoi figli ai vescovi e alla Chiesa locale.
Per volontà di Ludovico II, nell’871, nell’insula di Casauria (Casa aurea), formata dai due rami del fiume Pescara, sorse la famosa abbazia intitolata dapprima alla Santissima Trinità, poi a san Clemente papa (quando da Roma vi sarebbero state trasportate le sue reliquie), e nel 962 Bernardo di Laudano, conte di Penne, fondò per i benedettini il monastero di San Bartolomeo di Carpineto, presso il fiume Nora: le preziose cronache realizzate dagli amanuensi nel silenzio dei chiostri di questi due monasteri si pongono tra le fonti più importanti della storia dell’Abruzzo.
Una antica e verosimile tradizione orale, che trovò esplicita documentazione nel Tossignano, ci informa di un viaggio compiuto da san Francesco a Penne per invito del vescovo Anastasio de’ Venantiis (1215- 1216) e nel 1225 una lettera di Onorio III, scritta vivente ancora il santo, al vescovo Gualterio I, ci attesta a Penne la presenza dei frati minori.
Il 3 marzo 1252, con la bolla Licet ea, Innocenzo IV elevava Atri a diocesi, unendola aeque principaliter a Penne.
Tale unione durò fino al 1949 quando, elevandosi Pescara a diocesi, si avranno le diocesi di Penne-Pescara, Teramo e Atri.
Gravissimi i danni subiti dalla città nel biennio 1435-1436, nel contesto delle lotte tra Alfonso d’Aragona e Renato d’Angiò per il possesso del trono di Napoli.
È in questo periodo che il vescovo Giovanni da Palena (1433-1454) ricevette l’incarico di compilare il processo per la canonizzazione di Bernardino da Siena.
La successione episcopale di Penne continuò ininterrotta fino agli anni del vescovo Valentino (1515-1550), quando le diocesi di Penne e Atri, già immediatamente soggette alla Sede apostolica, diventarono suffraganee della metropolitana di Chieti negli anni 1526-1539.
Sarà papa Paolo III (Farnese), per l’interessamento di Margherita d’Austria, a svincolare le due diocesi da Chieti nel 1539.
Negli anni 1561-1567 la Chiesa di Penne fu retta dal nobile Giacomo Guidi da Volterra, già segretario del granduca Cosimo di Toscana.
È questi il presule che partecipò all’assise tridentina nelle sue ultime sessioni, fino al 1563, redigendo nel corso dei lavori ben due diari che ci permettono di sondare anche la sua opera pastorale.
A lui, negli anni 1568-1572, successe Paolo Odescalchi, cui Sisto V conferì vari incarichi di legazione presso i principi cristiani per la difesa dai turchi.
Proprio all’Odescalchi toccherà benedire le navi in partenza dal porto di Messina per l’impresa di Lepanto.
Nel 1570 Penne aveva il suo seminario, mentre sempre più precisamente andava configurandosi l’organizzazione ecclesiastica secondo le direttive di Trento.
Nel novembre del 1681, sotto il vescovo Giuseppe Spinucci (1668-1696), furono promulgate e pubblicate a stampa le Costituzioni del primo sinodo diocesano pennese, comprensive di 58 titoli principali e 41 miscellanei, testo insostituibile per una più chiara comprensione della vita ecclesiale, soprattutto per gli aspetti riguardanti la disciplina, la formazione del clero e le attività laicali.
Se non mancarono conflittualità interne ed esterne tra la diocesi e il Regno di Napoli, specie durante il ministero di Bernardo Tanucci, ecco che l’Ottocento vide a Penne i moti liberali repressi nel sangue.
In tale contesto spicca l’operato del vescovo Domenico Ricciardone (1818-1845), contraddistinto dalle molte opere caritative.
Ma è con il lungo episcopato di Vincenzo D’Alfonso (1847-1880), da Scapoli (Is), che emersero avvenimenti rilevanti la fine di un’epoca, nel contesto delle difficoltà emergenti per i rivolgimenti politici che incisero sul territorio nel passaggio dal Regno di Napoli al nuovo Regno d’Italia.
Sensibile alla causa unitaria, il D’Alfonso, ben presto nominato commendatore dell’ordine di san Maurizio, ha vita non facile con la popolazione e con il clero.
Schieratosi tra gli infallibilisti al concilio Vaticano I, riorganizzò la vita diocesana ponendo mano alla ristrutturazione della curia (impartendo fra l’altro precise disposizioni sull’archivio diocesano, oggi vanto della diocesi), delle parrocchie, nonché alla riduzione e moderazione dei privilegi tanto delle chiese quanto delle persone, favorendo molto il progresso del processo di beatificazione del giovane operaio Nunzio Sulprizio di Pescosansonesco, morto a Napoli nel 1836 e beatificato da Paolo VI nel 1963.
Dalle mani del D’Alfonso, il 25 maggio 1861, nella cattedrale di Penne, un altro giovane (nel 1920 anch’egli sugli altari) ricevette la tonsura e gli ordini minori: Gabriele dell’Addolorata.
Al trapasso dall’episcopato di D’Alfonso a quello del successore Luigi Martucci (1880-1890), la diocesi contava circa 130.000 abitanti, con novantatré chiese parrocchiali e cinque monasteri.
L’altrettanto lungo episcopato di Carlo Pensa (1913-1948), preceduto dal quinquennio del sardo Raffaele Piras, grande benefattore della diocesi morto santamente in Atri il 23 agosto 1911, è quello che caratterizza il tempo successivo.
Le venticinque lettere pastorali del periodo 1913-1938 e i vari atti di ministero del Pensa dicono bene della sua austerità e magnanimità, nonché delle cure precipue da lui riservate al seminario, al culto eucaristico e alla dottrina cristiana.
Se nel 1933 fu innalzato a Pescara il grande tempio nazionale della Conciliazione (attuale chiesa cattedrale), intitolato a san Cetteo e dedicato a tutti i santi sommi pontefici, nel 1943 un bombardamento aereo distrusse l’antica cattedrale di Penne, dedicata a santa Maria e a san Massimo.
Un nuovo assetto alla diocesi venne il 1° luglio 1949, quando con la costituzione apostolica Dioecesium circumscriptiones Pio XII creò la nuova diocesi di Penne-Pescara, spostando la sede vescovile a Pescara, con provvedimento rispondente alle mutate condizioni ed esigenze dei tempi, dal momento che nel 1927 Pescara era diventata capoluogo di provincia e la sua popolazione era ancora soggetta a due giurisdizioni ecclesiastiche distinte: quella di Penne (a nord del fiume Pescara, la vecchia Castellammare) e quella di Chieti (a sud del medesimo fiume).
Primo vescovo della riordinata diocesi fu Benedetto Falcucci (1949-1958), abruzzese di Atessa (Ch), già ausiliario del benemerito arcivescovo di Chieti Giuseppe Venturi, cui nel settembre 1954 si deve la celebrazione di altro sinodo diocesano, a 273 anni dall’ultimo di Spinucci, a 10 dalla fine dell’ultima guerra mondiale e a 5 dal trasferimento della sede vescovile a Pescara, promulgato e pubblicato l’11 febbraio 1955.
Al Falcucci, ritiratosi dalla diocesi per grave malattia nel 1958, successe l’ausiliare Antonio Iannucci (1959-1990), sotto cui si intensificarono notevolmente le attività pastorali, culturali e sociali della diocesi, grazie soprattutto all’impulso del concilio Vaticano II, cui Iannucci prese parte, e alla celebrazione, a Pescara, dall’11 al 18 settembre 1977, del XIX congresso eucaristico nazionale dal tema «Il giorno del Signore è la Pasqua settimanale del popolo di Dio», che vide la partecipazione di papa Paolo VI il 17 dello stesso mese.
Il 2 marzo 1982 la diocesi fu elevata alla dignità di sede arcivescovile metropolitana, con il nome di Pescara-Penne, comprendendo come suffraganee le sedi di Teramo e Atri, fino ad allora immediatamente soggette alla Sede apostolica.
Ben quattro le visite pastorali compiute dal Iannucci, rispettivamente negli anni 1958-1965 (dal tema «Rinnovamento della diocesi con particolare riferimento alla liturgia »), 1967-1972 (temi «la evangelizzazione » e «promozione della bontà»), 1973- 1981 (tema «evangelizzazione e sacramenti »), 1982-1990 (tema «comunione e comunità»), con la celebrazione in ogni parrocchia delle settimane: liturgica (autunno 1964-primavera 1967), biblica (dall’11 ottobre 1967 alla primavera del 1969), della bontà (11 ottobre 1969-primavera 1972), nonché della XXVIII settimana liturgica nazionale (29 agosto-2 settembre 1977) presieduta dall’allora arcivescovo di Napoli cardinale Corrado Ursi.
Il 15 luglio 1986, sotto la potestà della Pontificia università gregoriana di Roma, fu costituito in Pescara, dalla Congregazione per l’educazione cattolica, l’Istituto superiore di scienze religiose «Giuseppe Toniolo».
Numerose e consistenti le realizzazioni pastorali dell’arcidiocesi.
All’incremento della popolazione diocesana, che nel quarantennio 1949-1989 è lievitata a circa 300.000 unità, corrisponde quello numerico dei seminaristi, sacerdoti diocesani e religiosi, religiose, ministri istituiti e straordinari, catechisti parrocchiali, insegnanti di religione, gruppi laicali, con un forte incremento delle opere pastorali-caritative- assistenziali, tra cui nuove case canoniche per i bisogni delle 126 parrocchie e chiese varie, consultori familiari, comunità terapeutiche per tossicodipendenti, case alloggio per anziani, istituti di soggiorno per incontri spirituali, culturali e religiosi, istituti medico-psicopedagogici per i diversamente abili, istituti professionali per i giovani, centri di cultura, assistenza e formazione politica, mensa per i poveri, cui si aggiungono l’ospedale «Paolo VI» a Ouagadougou in Africa (a ricordo del Congresso eucaristico nazionale), scuole cattoliche di ogni ordine e grado, la «Radio Speranza» della Chiesa diocesana e il museo diocesano, archivio storico e biblioteca a Penne.
All’arcivescovo Iannucci successe, il 21 aprile 1990, Francesco Cuccarese.
Il cammino di elevazione religiosomorale compiuto dalla Chiesa di Pescara- Penne si è associato, ma ha anche sospinto e sostenuto, quello sociale-culturale-economico della città patria di Gabriele d’Annunzio e della sua provincia, ponendo oltretutto un argine alla triste realtà dell’emigrazione che lungo il XIX e XX . ha caratterizzato anche la storia delle genti d’Abruzzo.
A reggere la chiesa diocesana è attualmente monsignor Tommaso Valentinetti.
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Diözese von Pescara - Penne
Chiesa di San Cetteo Vescovo e Martire
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Facciata -
Navata -
Pianta -
La facciata principale della cattedrale di San Cetteo vescovo e martire a Pescara -
Veduta dell’aula verso l’altare -
Il fonte battesimale
Diözesen
QUELLE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.