Diözese von Alba
GESCHICHTE
I - Origini e Medioevo
La prima data certa è il 499, anno in cui il vescovo Lampadio partecipò a un sinodo romano sotto papa Simmaco.Tuttavia, secondo Fedele Savio, sussistono indizi che rendono possibili le origini della diocesi a fine IV o inizio V . Il territorio si estendeva dal Tanaro alle valli della Bormida e del Belbo.
Tra IX e XII sec., progredendo il monachesimo, sorsero monasteri di benedettini, come Santo Stefano in Valle Belbo, di agostiniani e la Certosa di Chiusa Pesio; nel frattempo andavano sorgendo le pievi.
Le invasioni saracene di fine millennio colpirono l’albese: sotto il vescovo Fulcardo (969 ca-982 ca) Alba venne distrutta, tanto che la diocesi fu unita a quella di Asti, tra gli anni 985 e 992.
Nel 998 l’imperatore Ottone attribuì al vescovo la contea di Alba.
Durante la lotta per le investiture s’impose la personalità del vescovo Pietro Benzone (1055-1061), uomo di genio e di cultura, legato al partito dell’imperatore Enrico IV, che lo incaricò di preparare l’ingresso in Roma dell’antipapa Onorio II.
Fu poi deposto con gli altri vescovi imperiali.
La cattedrale era il centro della vita cittadina: sopra i portici della facciata si teneva il consiglio comunale e nella chiesa il consiglio generale del popolo (in ecclesia sancti Laurentii).
È passato alla storia cittadina come un santo Teobaldo Roggeri, un laico vissuto nella prima metà del XII sec., sepolto per sua disposizione nel locale della spazzatura della cattedrale, di cui si era fatto spazzino.
Tra gli ordini mendicanti furono i francescani e i domenicani a stabilirsi in città.
La chiesa gotica annessa al convento domenicano – frequentato nel XVI . dal futuro san Pio V – fu edificata nel Duecento.
Fu invece costruita nel Trecento la chiesa di San Francesco, poi demolita durante la Rivoluzione francese.
Francescano era il vescovo Guglielmo Isnardi (1321- 1323), che celebrò il primo sinodo di cui sono giunte le costituzioni.
Di questi ordini mendicanti fiorì in città anche il secondo ordine: le clarisse e le domenicane; queste ultime nel monastero della chiesa di Santa Maria Maddalena, fondato dalla beata Margherita di Savoia (1390-1464), figlia del principe Amedeo, un Acaia.
II - Dal Rinascimento al periodo napoleonico
Alba con il Rinascimento conobbe una singolare fioritura letteraria e artistica – in cui spicca il pittore Macrino (detto appunto d’Alba) – che coinvolse anche la cattedra episcopale con vescovi umanisti.Andrea Novelli costruì la nuova cattedrale in stile gotico-lombardo.
Marco Gerolamo Vida (1532-1566), umanista di fama, autore della Cristiade in distici latini, promosse le riforme al concilio di Trento e poi le attuò con un sinodo, ritenuto esemplare.
Pio V gli diede un degno successore nel teologo domenicano Leonardo Marini, che collaborò alla stesura del Breviarium del 1566 e del Catechismus ad parochos del 1568, fondò il seminario e celebrò un sinodo.
La guerra di successione del Monferrato e la peste funestarono il Seicento.
A confortare la popolazione stremata si prodigò il vescovo francescano Paolo Brizzio, che riparò gli edifici semidistrutti della cattedrale, del castello vescovile e del seminario, e provvide al rinnovamento del clero.
Più fortunato fu il Settecento, grazie anche a una serie di vescovi di qualità, che ottennero il miglioramento del clero e dei religiosi.
Giuseppe Roero dei conti di Guarene, tempra vigorosa, ebbe a lottare con il riottoso capitolo dei canonici; per soccorrere i poveri fondò il monte di pietà; tenne un sinodo riformatore, ritenuto un modello di saggio equilibrio nella disciplina ecclesiastica.
Fu considerato un santo Francesco Vasco (1727-1749), già generale dei carmelitani: curò particolarmente la formazione intellettuale e spirituale dei chierici; diede impulso al culto eucaristico.
Vescovo dotto, eloquente e munifico fu Enrichetto Natta (1750-1768) dei marchesi di Casale Monferrato: domenicano, era stato per un decennio docente di teologia dogmatica nell’università di Torino e infine provinciale di Lombardia.
Fu guardato con simpatia dai giansenisti perché antigesuita e antimolinista.
Tra le molte opere fece edificare per il vescovato la casa estiva di Altavilla.
Venne creato cardinale da Clemente XIII.
Per la cura degli infermi venne costruito, con il concorso di famiglie abbienti, il grandioso ospedale di San Lazzaro, su disegno del conte di Robilant.
Particolare sviluppo ebbero le confraternite laicali; a quella dei Pellegrini si deve la costruzione della chiesa di San Giuseppe.
Anche la Chiesa albese fu colpita dagli sconvolgimenti del periodo francese-napoleonico: nel 1803 venne soppressa e incorporata ad Asti.
III - Dalla Restaurazione al dopo Vaticano II
Con la ricostituzione delle diocesi nel 1817, Alba assunse una nuova configurazione territoriale: le furono aggregati il Roero e la Langa oltre il Tanaro, fino a Gottasecca.In quegli anni, significativa figura di prete albese fu Luigi Rubino (1776- 1853), servo di Dio, di La Morra, dove fondò le suore di san Luigi Gonzaga.
Il Risorgimento portò lo scontro tra Chiesa e Stato, con lunghe vacanze di diocesi.
Accadde ad Alba dal 1853 al 1867, quando fu eletto il torinese Eugenio Galletti (1867-1879), proveniente dalla Piccola Casa della Divina Provvidenza e successore di don Cafasso al convitto ecclesiastico di San Francesco d’Assisi; partecipò al Vaticano I (1869-1870) su posizioni infallibiliste; celebrò un sinodo e provvide al restauro della fatiscente cattedrale.
Con il successore Lorenzo Pampirio (1879-1889) tornava un altro domenicano; infatti Leone XIII, papa della Aeterni Patris, privilegiava i vescovi tomisti; nel 1882 nacque il settimanale «Gazzetta d’Alba».
Francesco Re (1889-1933), coadiuvato dal vicario Felice Allaria, impresse un intenso impulso al movimento cattolico: casse rurali, cooperative, asili, oratori ecc.; capì don Giacomo Alberione e coadiuvò il sorgere della Pia Società San Paolo.
Resi noti da Cesare Pavese e da Beppe Fenoglio, l’Albese e le Langhe furono interessati dalla lotta partigiana dopo l’8 settembre 1943.
Emerse provvidenziale la figura del vescovo Luigi Grassi (1933-1948), barnabita, coraggioso difensore del clero e della popolazione, nonché saggio mediatore tra le parti in conflitto.
Nel secondo dopoguerra la zona di Alba divenne uno dei principali poli industriali della regione, con sviluppo urbanistico e notevole aumento della popolazione cittadina: pastoralmente si rispose con l’erezione di quattro parrocchie.
Tra il clero emerse la figura prestigiosa di don Natale Bussi (1907-1988), teologo di valore e formatore di preti e di laici: tra i suoi allievi, don Pietro Rossano e don Romano Penna; fu in dialogo con Pietro Chiodi e Beppe Fenoglio.
Sulla spinta della Fidei donum di Pio XII e dietro l’impulso missionario del Vaticano II la diocesi, allora ancora ricca di preti, si aperse alle missioni in Kenya e in America Latina.
Bibliographie
Savio I 49-65;C. Argenta, Mons. L. Grassi vescovo di Alba, Alba 1950;
G. Griseri, Clero, laicato e fascismo nel Piemonte sud-occidentale, in Chiesa, Azione Cattolica e fascismo nell’Italia settentrionale durante il Pontificato di Pio XI (1922-1939), a c. di P. Pecorari, Milano 1979, 221-240;
G. Rocca, La formazione della Pia Società San Paolo (1914-1927). Appunti e documenti per una storia, «Claretianum», 1981-1982;
A. Stella, Storia di una diocesi, Alba 1996.
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Mappa
Diözese von Alba
Chiesa di San Lorenzo
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La facciata della cattedrale di San Lorenzo Martire ad Alba -
Veduta dell'aula dall'ingresso - durante i lavori di restauro -
Veduta dell'aula dal presbiterio - durante i lavori di restauro -
La sala capitolare -
La cappella battesimale
Diözesen
QUELLE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.