Diözese von Foggia - Bovino
GESCHICHTE
L’arcidiocesi di Foggia-Bovino è stata costituita con il documento della Congregazione per i vescovi sul «Riordino delle circoscrizioni ecclesiastiche italiane» del 30 settembre 1986.La città di Foggia è sede episcopale dal 25 giugno 1855.
Il 30 aprile 1979, la Chiesa locale fu elevata ad arcidiocesi, divenendo sede della metropolia di Capitanata.
Il suo territorio comprende le Chiese suffraganee dell’arcidiocesi di Manfredonia- Vieste-San Giovanni Rotondo, e delle diocesi di Lucera-Troia, San Severo e Cerignola- Ascoli Satriano.
Foggia, al centro del Tavoliere di Puglia, trae le sue origini dall’antica Arpi, importante centro della Daunia antica, distrutto probabilmente intorno al VII . d.C.
Il protagonista dell’erezione della Chiesa foggiana a sede episcopale fu il vescovo Antonino Monforte (1824-1854), pastore della Chiesa della vicina città di Troia.
La tenace azione del vescovo raggiunse il felice esito con la promulgazione della bolla Ex hoc Summi Pontificis, pubblicata da papa Pio IX il 25 giugno 1855.
Con quel documento, la città di Foggia diventava sede di diocesi immediatamente soggetta alla Santa Sede, e la sua basilica minore, dedicata al culto per la Vergine Santissima dei Sette Veli, eretta a cattedrale.
Il nuovo territorio diocesano comprendeva anche la cittadina di San Marco in Lamis, già appartenente alla abbazia nullius di San Giovanni in Lamis.
Fino a quel momento, la realtà ecclesiale della cittadina era stata caratterizzata dalla notevole e vivace presenza degli ordini religiosi, giunti a Foggia fin dal periodo medievale: agostiniani e domenicani (prima metà del XII sec.), conventuali (XII-XIII sec.), osservanti (1521), cappuccini (1579), padri di San Giovanni di Dio (fine del XVI sec.), alcantarini (1708), scolopi (1804).
La soppressione degli ordini religiosi a opera dei napoleonici nei primi anni dell’Ottocento, nel centro dauno, provocò non poca apprensione tra le autorità locali, essendo gran parte della organizzazione e delle attività ecclesiali cittadine legate alla presenza dei religiosi.
Dei numerosi conventi presenti a Foggia, solo quello degli alcantarini scampò alla decisione dei napoleonici.
In effetti, quella della soppressione fu la fase che accelerò il processo confluito, dopo pochi decenni, nell’erezione della Chiesa foggiana a sede episcopale.
Ma già nel 1863, nel periodo immediatamente successivo all’unità d’Italia, a causa di alcune infondate accuse che considerarono il primo vescovo della nuova diocesi responsabile del «disordine e dell’anarchia » registrate dalle autorità statali fra il clero foggiano e in particolar modo all’interno del mondo confraternale, Bernardino Maria Frascolla (1856-1869), subì l’esilio da scontare nel castello di Como.
Da quella condanna il vescovo fu prosciolto il 4 novembre 1866.
Negli ultimi decenni del XIX sec., le vicende della Chiesa foggiana furono caratterizzate da una pastorale tesa a un «ritorno alle fonti» che sfociò in una dichiarata contrapposizione a quella che fu la diffusione di alcune teorie che, nel passaggio tra Ottocento e Novecento, tesero a instaurare, nella società del Mezzogiorno, un clima di accentuata laicità.
Tale situazione, nella diocesi di Foggia, si legò specificamente al dibattito e al confronto che caratterizzarono l’insegnamento del catechismo quando, in virtù della legge Casati – la legge che concedeva ai comuni italiani la possibilità di introdurre l’insegnamento della religione cattolica nei programmi scolastici –, le autorità civili tentarono di arginarne l’inserimento nelle scuole cittadine, appellandosi alla pretesa libertà di coscienza.
In effetti, nella diocesi foggiana, la «guerra al catechismo» diventò sinonimo di «guerra al prete».
Fu questo un ambito di intervento pastorale che impegnò non poco il vescovo Carlo Mola (1893-1909), figura di rilievo della storia della Chiesa foggiana di inizio Novecento, in un periodo caratterizzato dal diffondersi della dottrina socialista e da una nutrita presenza di logge massoniche, pericoli che la stessa istituzione ecclesiastica cercò di delimitare con la lotta all’ignoranza religiosa, la diffusione del catechismo per i fanciulli, la fondazione di oratori festivi, una particolare attenzione per gli operai e i braccianti.
Alla scuola della Rerum Novarum di Leone XIII, in ambito ecclesiastico, il vento nuovo che soffiò in Capitanata, nel passaggio tra XIX e XX sec., fu il vento dell’associazionismo ispirato a principi cristiani.
Non a caso, Foggia fu la sede prescelta per il convegno dei cattolici di Capitanata che si svolse il 9 e il 10 aprile 1918, presieduto da don Luigi Sturzo.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale, fin dai primi giorni del conflitto, in tutta la diocesi, sollecitati dalla pastorale del vescovo Salvatore Bella (1909- 1921), se da un lato i circoli giovanili cattolici si adoperarono nel sostegno ai bambini, alle donne sole, alle giovani spose, ai militari feriti tornati dal fronte, dall’altro lato, il clero e le congregazioni religiose offrirono il proprio contributo negli ospedali militari e nella raccolta di fondi utili per provvedere ai bisogni delle famiglie, in un’unità di intenti che cercò di alleviare le disastrose conseguenze della guerra.
Tale unità di intenti caratterizzò, successivamente, anche gli anni del ventennio fascista, durante i quali la guida della Chiesa locale fu caratterizzata dall’episcopato di Fortunato Maria Farina (1924- 1954), per il quale è in corso la causa di beatificazione.
Dei primi anni di quell’episcopato sono da ricordare l’enorme impulso dato al circolo giovanile «Alessandro Manzoni» (istituito nel 1911) e il ruolo svolto dal mensile culturale «Fiorita d’Anime » (fondato nel 1923), due realtà importanti e significative per la formazione delle nuove generazioni.
Fu per questo che, nei confronti del fascismo e durante la seconda guerra mondiale – quando i bombardamenti distrussero quasi completamente la città di Foggia, costringendo gran parte della popolazione locale a trovare rifugio nei vicini centri abitati –, la pastorale diocesana del vescovo Farina fu caratterizzata da una particolare attenzione verso i bisogni primari della persona, attraverso l’incremento delle parrocchie, specie nelle zone periferiche, e l’apostolato dei laici di Azione cattolica, nel tentativo di alleviare le tristi conseguenze del conflitto mondiale, in un armonico equilibrio tra fedeltà al passato e apertura alla modernità, con una sempre più decisa esigenza di giustizia sociale e una più equanime posizione nei confronti dei laici.
Anche nella diocesi foggiana, con il vescovo Paolo Carta (1955-1962) prima, e durante l’episcopato di Giuseppe Lenotti (1962-1981) poi, furono avvertiti i grandi cambiamenti che caratterizzarono lo sviluppo edilizio delle città del Mezzogiorno, frutto di quella ricostruzione – strutturale e morale – avviata nel secondo dopoguerra che trovò ampie ripercussioni in quelle che furono le profonde trasformazioni che contrassegnarono nel contempo la Chiesa universale in generale, e la società italiana in particolare, con gli anni della celebrazione del concilio Vaticano II e l’incisivo pontificato di Paolo VI.
In quegli anni, a Foggia, durante l’episcopato del vescovo Giuseppe Lenotti (1962-1981), si costruirono nuove chiese parrocchiali, si registrò un notevole incremento delle presenze in seminario, si rianimò l’attività dell’associazionismo laicale, si diede vita al nuovo bollettino ufficiale della diocesi «Vita Ecclesiale» (1962), si istituirono le vicarie, sorsero i consigli pastorali parrocchiali e diocesano.
Gli ultimi decenni del Novecento sono stati caratterizzati dagli episcopati dei vescovi Salvatore De Giorgi (1981-1987), Giuseppe Casale (1988-1999) e Domenico D’Ambrosio (1999-2003).
Dal 2 agosto 2003, arcivescovo di Foggia-Bovino è Francesco Pio Tamburrino.
Oltre a Foggia e Bovino, il territorio diocesano comprende anche i comuni di Accadia, Castelluccio dei Sauri, Deliceto, Monteleone di Puglia, Panni, San Marco in Lamis e Sant’Agata di Puglia.
Mete di considerevoli flussi di pellegrini la basilica cattedrale della Madre di Dio «Incoronata» nei pressi di Foggia, il santuario di Valleverde a pochi chilometri da Bovino e il convento di San Matteo a San Marco in Lamis.
Nel primo è venerata l’effigie della Vergine Maria che, secondo la tradizione orale, sarebbe apparsa su una quercia del vicino bosco nell’ultimo sabato di aprile dell’anno 1001.
Dal 1140, e per circa tre anni, all’Incoronata si stabilì san Guglielmo da Vercelli, fondatore dei vergiliani.
In età moderna, il santuario è stato commenda del cardinale Antonio Carafa, di Giulio Rospigliosi, di Gaspare dei Cavalieri, di Giovanni Battista Salerni, di Marcantonio Colonna.
Dal 1950 è affidato ai sacerdoti dell’ordine di san Luigi Orione e costituisce una meta frequentatissima per i pellegrini che vi si recano prima di raggiungere, sul vicino Gargano, le città di san Pio da Pietrelcina (San Giovanni Rotondo) e dell’arcangelo Michele (Monte Sant’Angelo).
Le celebrazioni solenni in onore dell’Incoronata si svolgono alla fine del mese di aprile e raggiungono il culmine nell’ultimo sabato del mese, quando si svolge la «Cavalcata degli Angeli», rievocazione popolare della scena che ripropone quanto si sarebbe verificato nell’ultimo sabato di aprile dell’anno 1001.
Il santuario di Valleverde, a Bovino, fondato nel 1266, è custodito dai padri vocazionisti ed è dedicato alla Vergine di Valleverde.
Costituisce una meta molto frequentata dai pellegrini per la venerazione dell’omonima statua lignea della scuola umbro-napoletana della Madonna con Bambino risalente al XIII sec., periodo durante il quale secondo la tradizione orale la Vergine sarebbe apparsa a un legnaiolo del posto nel vicino bosco di Mengaga.
La statua fu solennemente incoronata il 29 agosto 1876 per esplicita volontà dell’allora vescovo Alessandro Cantoli (1871-1884).
Il convento di San Matteo Apostolo ed Evangelista a San Marco in Lamis, a pochi chilometri da San Giovanni Rotondo, fu fondato dai longobardi come luogo di ristoro per i pellegrini che si recavano in visita nella grotta dell’arcangelo Michele di Monte Sant’Angelo.
Nel 567 fu affidato ai monaci benedettini, diventando ben presto un florido centro di cultura.
Alla fine dell’XI sec., a causa delle vicende politiche ed economiche che caratterizzarono l’area garganica, l’antica badia cadde in disgrazia e i benedettini l’abbandonarono.
Papa Clemente V, con la bolla del 20 febbraio 1311, l’affidò ai cisterciensi che mantennero la badia fino alla metà del XVI . Fu Vincenzo Carafa, abate commendatario, che nel 1578 chiese e ottenne da papa Gregorio XIII che la stessa fosse affidata ai frati minori della provincia di Sant’Angelo in Puglia, i religiosi che ancora oggi mantengono e custodiscono l’antico convento, tra i santuari più frequentati nel Mezzogiorno d’Italia, rinomato anche per la sala degli ex voto e la prestigiosa biblioteca.
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Diözese von Foggia - Bovino
Chiesa di Santa Maria Assunta
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La facciata della cattedrale di Santa Maria Assunta a Foggia -
Veduta dall’aula dall’ingresso -
Il presbiterio
Diözesen
QUELLE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.