Diözese von Spoleto - Norcia
GESCHICHTE
I - Origini ed età antica
A Spoleto, centro umbro ai piedi del Monteluco – nell’antichità monte sacro, quindi monte eremitico, di certo a partire da Gregorio Magno –, fu dedotta una colonia, nel 295 a.C., con il diritto di commercium con i romani.La città si trovava su di un diverticolo della via Flaminia, che da Narni, passando per Interamna, giungeva a Spoletium e proseguiva per Fulginium, ma, a partire dal III-IV . d.C., questa strada divenne più frequentata del tratto principale, che da Narni passava per Carsulae-Vicus ad Martis-Mevania-Forum Flaminii.
Il decollo di Spoleto iniziò con Costantino Magno e proseguì con Teodorico; si ebbe poi un’interruzione, a motivo della guerra gotica, in cui fu coinvolta la stessa città.
Già sede di una guarnigione bizantina, dopo la conquista longobarda (576) e con la fondazione del ducato, Spoleto iniziò la sua ascesa fino a occupare un posto assai elevato nella storia e nella vita italiana.
Il territorio abbracciava una vasta area della valle spoletina e della montagna circostante, addentrandosi anche nelle Marche fino a Fano e Osimo (fine VI sec.); poi si spinse nel territorio chietino e a Ortona (ultimi decenni dell’VIII sec.); quindi in Sabina (prima metà dell’VIII sec.), fino a Sora e Arpino (IX sec.).
L’evangelizzazione di Spoleto, secondo la tradizione popolare, sarebbe avvenuta in età apostolica o sub-apostolica.
Le più antiche passiones, databili al V-VI sec., non ricordano martiri spoletini del I sec., mentre assegnano, all’età degli Antonini, Pontianus e Concordius presbyter; alle persecuzioni di Diocleziano, Abundius e Gregorius; di Massimiano, Sabinus e Serena; di Giuliano, Carpophorus.
Il Lanzoni – che si basa sull’elogio metrico in onore del martire Vitale, dettato dal vescovo Spes (ca 420) – ritiene questi martiri una reduplicazione di santi vissuti altrove.
Il martirologio Geronimiano attribuisce a Spoleto solo il martire Vitale, sepolto a Terzo la Pieve.
Mentre il culto per san Sabino, venerato nel santuario di cui sopra, è attestato da Gregorio Magno, da Paolo Diacono e dal geografo Guido; anche pellegrini spagnoli, nel VII/VIII sec., si recarono al suo sepolcro per impetrare grazie.
Una tardiva Passio, detta dei XII Siri – uno dei testi più inquinati dell’agiografia umbra – attribuisce a Spoleto Britius, Isaac, Martialis, Carpophorus e Abbondius.
È il racconto mitico di un fatto storico: l’antichissima immigrazione a Spoleto di monaci orientali, testimoniata da Gregorio Magno che nei Dialogi dedica un medaglione a Isacco eremita di Monteluco, un monaco della Siria che, nel VI . – per sfuggire forse alla persecuzione dell’imperatore Anastasio (491-518) – venne in Italia, al tempo della dominazione gotica, stabilendosi sul Monteluco, per farvi vita eremitica: ebbe così origine la Tebaide dell’Umbria.
Suo degno emulo fu Giovanni Penariensis, altro eremita siriaco, il cui successo iniziò dopo che il vescovo di Spoleto Giovanni (†547 ca), da identificare con il martire, lo autorizzò a costruire un monastero.
Da parte sua l’indagine archeologica restituisce elementi decorativi databili al VI . e di fattura orientale (a San Giuliano e a San Salvatore).
Altro centro fecondo di istituzioni monastiche è la Valnerina: gli iniziatori sono Spes, Eutizio e Fiorenzo che si insediarono nella valle di Campli; in seguito il centro monastico, sorto in val Castoriana sulla tomba di sant’Eutizio, divenne un’importante abbazia.
La tradizione colloca le origini dell’episcopato spoletino prima del 305, ma la relativa lista è andata perduta.
Se ne tentò la ricostruzione sin dal XVI/XVII . La serie documentata dei vescovi spoletini inizia con Ceciliano (352-380), mentre il racconto di fondazione del santuario di San Brizio fa del suo titolare – che sarebbe stato consacrato vescovo dallo stesso san Pietro – l’evangelizzatore di Spoleto, e ciò in contrasto con la relativa Passio, che lo dice martirizzato sotto Diocleziano.
Tra i vescovi che hanno illustrato la sede spoletina, in antichità, va citato Spes, eletto vescovo verso il 380 il quale, nel suo episcopato durato trentadue anni, si adoperò per ricercare i corpi dei martiri: è definito il Damaso dell’Umbria, per il suo epitaffio sepolcrale in onore del martire Vitale.
Nel carme egli fa riferimento alla vergine Calventia, una delle prime rappresentanti del movimento ascetico femminile che poi, in età medievale, tanta parte ebbe nella vita di pietà della valle Spoletina.
A lui si deve la costruzione della basilica dei Santi Apostoli.
Gli successe Achille che, nel 419, in assenza di Bonifacio I (418-423), dalla corte di Ravenna fu inviato a Roma per presiedere alle funzioni pasquali.
A questo vescovo si deve la costruzione della chiesa di San Pietro, alle falde del monte Luco, su un’area cemeteriale: dal medesimo dotata di un frammento delle catene di san Pietro (quindi un santuario petrino) e ornata con magnifici carmi (conservati da una silloge del VII sec.), divenne poi sepoltura dei vescovi spoletini, teste il monaco cassinese Giovanni di fine XI . Fu un periodo di splendore, documentato da insigni monumenti e da opere di alta cultura letteraria; a questa temperie vanno ricondotte anche la basilica di San Salvatore, ancorché se ne ignori il committente e l’epoca e San Paolo «inter vineas», attestata da papa Gregorio Magno.
Nel VI/VII . vi furono inglobati i territori delle diocesi, nel frattempo scomparse, di Bevagna, Spello, Trevi, Norcia e Terni, quest’ultima ripristinata nel 1218.
Poi Sisto V, nel 1586, smembrò la Plebs Taurina e altre chiese scorporate dai plebanati di Verchiano e di Santa Maria de Heresto, lungo i gioghi dell’Appennino umbro- marchigiano, dando il territorio a Camerino per compensare questa diocesi della perdita della città di San Severino, dallo stesso papa elevata a città vescovile.
II - Età medievale
Per il Medioevo è d’obbligo ricordare il vescovo Andrea (1066- 1076), il quale istituì nel 1067 la canonica e iniziò i lavori di rinnovamento della cattedrale, dedicata a santa Maria: consacrata nel 1198 da Innocenzo III, fu riconsacrata, forse nel 1216, a lavori conclusi, da Onorio III.Quivi, nel 1232, presente Gregorio IX, fu canonizzato sant’Antonio da Padova; era vescovo Nicolò Porta, eletto nel 1235 patriarca di Gerusalemme.
Gli successe Bartolomeo Accoramboni (1236- 1271), colui al quale Gregorio IX, nel 1236, affidò il compito di provvedere alla soppressione dell’abbazia di San Silvestro di Collepino per dotare i monasteri clariani di Santa Maria di Vallegloria (Spello) e di Santa Maria inter angulos (Spoleto); mentre Innocenzo IV, nel 1253, lo incaricò di istruire il processo canonico di santa Chiara d’Assisi.
Le istituzioni monastiche più significative sono: San Giuliano sopra Spoleto (fondato dal citato Isacco, monaco della Siria, sul modello delle laure, eremi raggruppati attorno a un cenobio principale; in seguito fu gestito da monaci benedettini, fino al 1502, quando da Alessandro VI fu ceduto ai canonici della congregazione lateranense); San Marco in Pomeriis (fondato da Eleuterio, citato da Gregorio I, Dial., III, 14; IV, 35; passato a Farfa); l’abbazia ducale di San Pietro in Valle (fondata nei pressi di Ferentillo dai duchi di Spoleto; d’obbligo ricordare le lastre firmate da Ursus, legato a committenti e a cultura longobardi); San Felice di Narco (un santuario eremitico, legato alla legenda dei XII Siri); San Pietro di Bovara (fondato intorno al 1158 in territorio di Trevi e, nel 1334, unito all’abbazia di Sassovivo); San Pietro di Montemartano; San Felice di Giano; Santa Maria di Turrita; San Silvestro di Collepino, presso Spello (camaldolese, fondato nell’XI . e soppresso nel 1236); Sant’Eutizio in valle Castoriana (da ricordare l’antica biblioteca di cui ci sono pervenuti ottanta codici: gran parte conservati alla Vallicelliana, quattro alla Comunale di Spoleto e due a Montecassino).
Tra i monasteri femminili si ricordano Sant’Eufemia (di età carolingia, ma la prima badessa documentata è Gunderada che, nel 975, rinvenne miracolosamente e traslò nel suo monastero le spoglie del vescovo spoletino Giovanni, martire del 547); San Paolo inter vineas (fondato dal vescovo Lupo prima del 1002: da Innocenzo III ottenne l’esenzione vescovile; mentre durante la legazione del cardinale Ugolino entrò nell’alveo damianita); San Concordio (con chiese dipendenti e privilegi abbaziali: restio a interventi di riforma, fu soppresso da Gregorio IX, prima del 1235).
Durante il XIII . si insediarono in città i frati minori con tre successive dimore: da ultimo, San Simone, cui faceva capo la custodia vallis, con otto conventi.
I domenicani vi giunsero nel 1247 e si insediarono dentro le mura, a San Salvatore, chiesa poi ridedicata a San Domenico.
Gli agostiniani brettinesi, giunti a San Concordio nel 1249, si trasferirono nel 1263 a San Nicolò, all’interno della cerchia antica.
Mentre i saccati, venuti a Spoleto poco prima della loro soppressione, disposta dal concilio di Lione II (1274), si insediarono in San Luca: questo convento, rimasto vuoto, fu dato, nel 1313, ai servi di Maria, già presenti in città sin dal 1273.
I domenicani dal 1255 e, successivamente, i francescani ebbero un annesso tribunale dell’Inquisizione: il minorita fra Angelario d’Acquasparta si occupò dell’eresia catara, che aveva ripreso a serpeggiare fra il 1250 e il 1270.
Mentre fra Andrea da Todi, altro francescano, sentenziò nel 1259 contro le religiosae mulieres di san Tommaso dedite all’assistenza ospitaliera, ree di essersi sottratte al processo normativo in atto.
Le uniche donne autorizzate a fare assistenza ospitaliera erano le agostiniane dell’ospedale della Stella, alle quali il vescovo Accoramboni, nel 1259, unitamente al servizio infermieristico ai poveri e agli esposti, impose clausura e regola agostiniana.
Particolarmente vivace fu il movimento penitenziale femminile in città e nel suo retroterra, le cui ascritte erano dette incarcerate, o bizzoche, con a capo magistrae.
Quanto alla scelta topica dei «carceri », le penitenti preferirono il pomerio, piuttosto che la città.
Furono così eretti bizzocaggi/monasteri.
Fra questi è d’obbligo citare il bizzocaggio di Santa Croce in Montefalco, istituzionalizzato nel 1290: quivi, attorno alla badessa Chiara della Croce (†1308), si creò un cenacolo decisamente importante per la storia della pietà.
Vita difficile ebbero invece i gruppi fraticelliani irretiti dalla setta del Libero Spirito e da suggestioni nicolaitiche: furono braccati dagli inquisitori, anche a motivo della costituzione Sancta Romana (1317) che inibiva ai terziari francescani di fare vita comune; mentre i fraticelli ‘ortodossi’ trovarono validi protettori nei vescovi di Spoleto; tali, Pietro Trinci (1307-1320) e il minorita Bartolomeo Bardi (1320-1344).
III - Età moderna
Dal 1448 – e per circa un secolo – la Chiesa spoletina fu retta da tre vescovi della famiglia Eroli di Narni.A Berardo, il primo dei tre (1448-1474), si deve la splendida decorazione absidale del duomo, realizzata nel biennio 1468-1469 da fra Filippo Lippi e bottega.
A Francesco Eroli (1500-1540), pronipote del primo e sotto il quale, in diocesi, furono realizzate importanti cappelle – splendida la cappella Baglioni, a Spello –, successe Fabio Vigili (1540-1553).
Quindi, per oltre un secolo, si sono succeduti cardinali, o vescovi elevati poi alla dignità cardinalizia: fu un periodo di grande fervore edilizio, associato alla riforma del clero.
Il periodo più fecondo ebbe inizio con Maffeo Barberini (1608-1617) – papa nel 1623, con il nome di Urbano VIII – il quale diede un impulso decisivo al seminario spoletino, fondato dal suo predecessore cardinale Alfonso Visconti (1601-1608) e progettò il rinnovamento edilizio della cattedrale, lavori conclusisi molti decenni dopo, con la riconsacrazione, avvenuta nel 1680.
IV - Età contemporanea
Passata la bufera napoleonica fu ridimensionato il numero dei conventi e dei monasteri.Furono quasi tutti ripristinati i conventi (dodici in Spoleto, venti in diocesi) mentre i monasteri di stretta clausura in città erano rimasti cinque e altri dieci nel resto del territorio (otto di regola benedettina, quattro di regola clariana, due di regola agostiniana e uno dei servi di Maria).
In compenso erano sorte nuove congregazioni, scuole e conservatori per fanciulle.
Pio VII, per compensare Spoleto degli smembramenti subiti – il territorio di Spello, che abbracciava i plebanati di Spello e di Armenzano, era stato ceduto alla diocesi di Foligno nel 1772 e Norcia era stata eretta a diocesi autonoma nel 1820 – elevò Spoleto a sede arcivescovile (1821), con l’aggiunta, all’arcivescovo pro tempore, del titolo di abbate commendatario di Santa Croce di Sassovivo.
Il primo arcivescovo fu Mario Ancaiani; nel 1827 gli successe Giovanni Maria Mastai Ferretti (1827-1932), poi Pio IX: fu un breve episcopato, reso difficile dai moti del 1831 e dal disastroso terremoto del 1832 che colpì la valle umbra.
L’Arnaldi (†1867) è il vescovo che, nel 1863, fu messo in prigione per la sua fedeltà al papa e per il suo zelo per il santuario Auxilium Christianorum, un baluardo spirituale contro la piemontesizzazione dell’Umbria.
Durante l’episcopato del Pagliari nasceva, per la cura degli orfani e per un sostegno all’azione pastorale dei parroci, l’Istituto Nazzareno delle suore della Sacra Famiglia, fondato da Pietro Bonilli, parroco di Cannaiola, il quale ne dava notizia nel suo «Bollettino Nazzareno» del maggio 1888; lo stesso Bonilli, dieci anni prima, aveva dato vita, insieme a don Ludovico Pieri e ad altri sacerdoti, alla «Società dei Missionari della Sacra Famiglia » per la riforma della società cristiana.
La svolta dell’Istituto Nazzareno si ebbe dopo che il Bonilli fu trasferito a Spoleto: nel 1898 lo seguì anche l’istituto, trasferito nell’ex convento delle convertite; da allora le suore cominciarono ad accogliere anche non vedenti, specializzandosi in seguito come Opera delle sordomute, delle cieche e delle orfanelle.
Alla morte del Bonilli (1935) l’istituto contava novantatré case sparse in tutta Italia e anche in Libia dove, nel 1933, era stato aperto un ospedale coloniale.
Nel 1988, le suore della Sacra Famiglia vedevano la felice conclusione del processo di beatificazione del loro fondatore.
Quindi nel 2000 veniva inserito nel catalogo dei santi spoletini il nome di sant’Antonino Fantosati ofm, vescovo missionario originario di Trevi e martire in Cina (†1900), il cui nome viene ad aggiungersi al già ricco numero di santi che nobilita questa Chiesa locale conosciuta, nel mondo, per san Benedetto da Norcia, santa Rita da Cascia e santa Chiara da Montefalco, i cui santuari sono meta di pellegrinaggi internazionali.
Mentre il monaco Giovanni, vissuto nel X sec., osservando come la città era difesa da una cintura protettiva fatta di chiese, santuari e oratori, ebbe a scrivere che Spoleto era «davvero inespugnabile e gloriosa per i tanti patrocinii dei suoi martiri che da ogni parte la proteggono come torri fortissime ».
Da parte sua la società civile, da mezzo secolo in qua, ha favorito l’affermarsi in città di una felice stagione culturale, inizialmente incentivata dall’istituzione, nel 1957, del Centro studi per l’alto Medioevo, con annuali settimane di studio e congressi straordinari.
È stata poi la volta del festival dei Due Mondi, con iniziative intercontinentali in campo di musica e teatro; quindi del teatro lirico sperimentale; mentre, dal 1962, al festival si sono affiancate mostre di arti figurative, con la partecipazione di artisti di fama internazionale.
È in questa felice congiuntura che si inquadra una serie di iniziative culturali prese dagli arcivescovi che si sono ultimamente succeduti: dall’istituzione del museo diocesano (1968) a opera di Ugo Poletti (1967-1969), poi cardinale vicario a Roma; all’apertura dell’archivio della curia e della biblioteca diocesana, a opera di Ottorino Pietro Alberti (1973-1987); fino ai recenti restauri del duomo, promossi da Riccardo Fontana, arcivescovo dal 1996, lavori coronati da una pubblicazione degna dell’impresa.
Intanto, prima il 13 marzo 1972 nella persona dell’arcivescovo Giuliano Agresti, poi pienamente, il 30 settembre 1986, Norcia è tornata ad essere di nuovo unita alla diocesi di Spoleto.
Precedentemente, negli anni 1971-1972, la diocesi aveva ceduto a Rieti il Leonessano; mentre erano stati operati «aggiustamenti» alla periferia di Terni.
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Diözese von Spoleto - Norcia
Chiesa di Santa Maria Assunta
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La facciata della cattedrale di Santa Maria Assunta a Spoleto -
Il fonte battesimale -
Veduta dell’aula dall’ingresso -
Il presbiterio -
Il pulpito -
La cappella del Santissimo Sacramento
Diözesen
QUELLE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.