Le origini dell’antica diocesi di Malamocco vengono fatte risalire dalla tradizione storiografica al 640, quando il vescovo di Padova, per sfuggire all’aggressione longobarda, si sarebbe trasferito sull’estremo litorale lagunare, dando così vita a una nuova realtà ecclesiastica alimentata da un robusto flusso migratorio e suffraganea del patriarcato di Grado. Sebbene la prima testimonianza certa e diretta di un vescovo metamaucense compaia solo nell’876, la presenza in quella località della carica dogale nel 742 sino alla traslazione in Rialto (827) legittima l’ipotesi di una sede episcopale, le cui notizie storiche risultano alquanto scarne e frammentarie. L’ibrida fisionomia del territorio diocesano, composto da un esile cordone lagunare e dal contado meridionale solcato da un fitto bacino fluviale, consentì lo sviluppo di variegate forme di sfruttamento delle risorse naturali: agricoltura intensiva, caccia, pesca e soprattutto estrazione del sale dalle acque lagunari. Il processo di urbanizzazione delle isole fu legato da un rapporto di mutua induzione con lo sviluppo ecclesiastico e militare della provincia veneta sotto la minaccia longobarda, franca e ungara. Le località che rientravano nella tipologia degli antichi vici e castra erano le seguenti: Albiola, Brondolo, Cavanella d’Adige (Fossone), Loreo e Cavarzere, Malamocco, Poveglia, Pellestrina (Coreclo), Chioggia, (suddivisa nei due agglomerati Maggiore e Minore), Loreo, Cavarzere. I primi anni del XII . furono funestati da una sequenza di calamità naturali (terremoti, inondazioni, incendi), che investirono con eccezionale violenza il comprensorio e l’abitato di Malamocco, che subì danni irreparabili. I residenti si trasferirono in un luogo meno esposto alla minaccia del mare e vi eressero la Nuova Malamocco, pur riuscendo a sanare solo in parte il dissesto provocato dall’impeto della natura. Si dischiuse allora la prospettiva della traslazione della sede episcopale, preannunciata dal trasferimento di due comunità monastiche: i benedettini di San Cipriano dalla località Vigna a Murano e le monache dei Santi Leone e Basso nell’isola di San Servolo. La decisione di spostare verso sud la sede episcopale, maturata sotto il dogado di Ordelaffo Falier, attestò la volontà dei poteri costituiti di equilibrare la topografia delle diocesi veneziane, attenuando l’elevata concentrazione di seggi vescovili nell’area centrosettentrionale della laguna, pur senza mutare l’originaria estensione geografica della diocesi. La data ufficiale tramandata per generazioni è divenuta recentemente oggetto di severe critiche scaturite dall’incongruenza dei dati cronologici con i protagonisti indicati nei documenti relativi all’evento e ad altre circostanze, ma rimane plausibile l’ipotesi che destinatario dell’autorizzazione ufficiale sia stato Enrico Grancarolo, il quale conservò, al pari dei suoi primi successori, l’originario titolo metamaucense, pur avendo trasferito il seggio episcopale in Chioggia Maggiore.
Diözesen
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QUELLE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.