Nella città romana di Narni, statio strategica lungo il tracciato della via Flaminia, secondo la tradizione agiografica, i primi tentativi di evangelizzare il territorio si scontrarono con una forte resistenza pagana, finché san Giovenale, originario dell’Africa, non riuscì a convertire la recalcitrante città nella seconda metà del IV . e ne divenne il primo vescovo. La tomba del santo, a ridosso delle antiche mura urbiche, costituì il primo centro propulsore del suo culto, che risulta documentato, già nel VI sec., anche in diocesi limitrofe.
II - Età medievale
In epoca altomedievale Narni si trovò più volte in una delicata posizione di «cerniera», prima, nel VI sec., fra domini bizantini e goti e poi, nel VI-VIII sec., fra i territori bizantini e longobardi: in un contesto di così forte instabilità politica, l’autorità diocesana costituì uno stabile punto di riferimento per la città e per i numerosi castelli da essa dipendenti. L’importanza della sede diocesana narnese crebbe ulteriormente con l’assorbimento di parte della soppressa sede ternana (VI sec.) e con l’inglobamento di quella di Otricoli (VII sec.?). Diversi convincenti indizi spingono a credere che, nell’alto Medioevo, la sede della cattedrale fosse da collocare nell’attuale San Domenico (fino alla metà del XIII . intitolata a Santa Maria) e che solo in seguito all’espansione della città al di fuori delle mura antiche (a partire dall’XI sec.) l’antico sacello di San Giovenale (monumentalizzato nel IX . nel sito dell’originaria sepoltura) venne riedificato (1145) e assunse una nuova centralità nel tessuto urbano, divenendone presto la cattedrale (metà XIII sec.). Per tutto il basso Medioevo, malgrado continui scontri con i comuni limitrofi, la diocesi narnese, i cui confini ricalcavano quelli del territorio comunale, mantenne costante la sua ampia estensione territoriale (eccezion fatta per la perdita di Terni nel 1218) e consolidò la sua autorità sui castelli di Stroncone, Collescipoli, San Gemini e Calvi.
III - Età moderna
In età moderna la diocesi narnese non sembra aver goduto di una situazione economicamente florida e, a causa della pessima «gestione» del vescovo Romolo Cesi (1566-1578), si avviò con un leggero ritardo sulla strada del rinnovamento post-conciliare. Solo a partire dal primo Seicento il disciplinamento tridentino si fece più evidente con l’ingresso in città degli scolopi e con l’attività di alcuni vescovi rinnovatori, come Giovanni B. Tusco, cui si deve il primo sinodo diocesano post-tridentino (1625), G. P. Bucciarelli, promotore del ritrovamento del corpo di Giovenale (1642) e Raimondo Castelli, che alla metà del Seicento riuscì a istituire il seminario (1658) e svolse un’intensa attività di rinnovamento pastorale. Nel primo Settecento risulta degno di nota il lungo vescovato di Nicola Terzago (1725-1761) che si segnala anche per il rilancio del santuario mariano di Santa Maria del Ponte, nato nel 1714, e tuttora uno dei più sentiti luoghi di culto del narnese. Sempre durante l’episcopato di Terzago (1739) venne eretto il grande brefotrofio «dei proietti», intitolato alla beata narnese Lucia Brocadelli (1476-1544), il cui culto era stato promosso già all’inizio del Settecento. L’istituto funzionò, fino al pieno Novecento, da centro di raccolta dei bambini abbandonati dell’Umbria meridionale. Nel 1907 la diocesi fu unita aeque principaliter a Terni e nel 1986 unita a essa pienamente.
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