Pontremoli, snodo viario strategico per i collegamenti tra la Toscana, la pianura padana e la Liguria – ricordata nel viaggio verso Roma compiuto nel 990 dall’arcivescovo di Canterbury Sigerico – si era formata come mercatale del castrum di Piagnaro – già dominio di un ramo locale della famiglia obertenga – e già dal XII . si reggeva con propri ordinamenti comunali. Essa perse la propria autonomia già nei primi decenni del Trecento dapprima nel quadro della espansione lucchese durante la signoria di Castruccio Castracani, poi con la conquista scaligera (1336-1341), cui seguirono la dominazione dei Visconti (1341-1403), degli Sforza (1441-1499), dei francesi (1499-1520), degli spagnoli (1526- 1647), della Repubblica di Genova; nel 1650 Ferdinando II de’ Medici riuscì ad acquistarla, coronando una ambizione che il governo fiorentino aveva coltivato dal XV . Il passaggio al Granducato di Toscana risultò vantaggioso per Pontremoli, che ottenne ampie autonomie amministrative e fiscali con franchigie per i mercati fiorentini e in particolare per il porto di Livorno: questo favorì l’avviarsi di una economia di scambio aperta anche alle aree settentrionali dell’Europa che le assicurò un notevole sviluppo specie tra XVII e XVIII . La presenza di fiorenti attività artigianali e imprenditoriali permise la nascita di un nuovo patriziato cui si dovette la trasformazione dell’antico borgo in un vivace centro commerciale elevato infine dal granduca Pietro Leopoldo, nel 1787, al rango di «città nobile». Il 4 luglio di quell’anno Pio VI, con la bolla In suprema beati Petri cathedra, elevava la Chiesa di Pontremoli alla dignità di sede vescovile, dotandola di 122 parrocchie e cure sottratte alla diocesi di Luni- Sarzana e di altre tre provenienti da quella di Brugnato, assoggettandola alla metropoli ecclesiastica di Pisa; sarebbero occorsi altri dieci anni perché la nuova diocesi divenisse operativa, come si evince anche dalla bolla con cui, il 12 giugno 1797, si definivano le dignità concesse al capitolo che si raccoglieva presso la cattedrale, Santa Maria Assunta (o del Popolo), edificata nel 1630 e dal 1732 elevata al rango di collegiata insigne. Le 129 parrocchie che la componevano – otto delle quali, spettanti alla comunità di Serravezza, furono poi, nel 1798, separate e assegnate a Pisa – coprivano il territorio corrispondente alle undici comunità della Lunigiana granducale, a riprova della logica «giuseppinistica» con cui il governo lorenese cercò di far coincidere i confini ecclesiastici con quelli civili. Sempre in età leopoldina, il locale convento dei minori conventuali, soppresso, fu destinato alla funzione di seminario (inaugurato nel 1806). Il 23 febbraio 1988 il decreto 934/87 della Sacra Congregazione per i vescovi ne formalizzava la fusione con la diocesi di Massa, originando l’attuale denominazione di Massa Carrara-Pontremoli.