Édifices du culte
- Soliera (MO)
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Parrocchia di San Giovanni Battista
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Diocèse
Modena - Nonantola
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Région ecclésiastique
Emilia Romagna
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Type
chiesa
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Qualification
parrocchiale
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Denominazione principale
Chiesa di San Giovanni Battista
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Sorge nel centro del borgo, orientata liturgicamente, davanti a piccolo slargo aperto sulla strada, stretta tra costruzioni su entrambi i lati. La facciata a capanna, tinteggiata in rosso e bianco, è scandita da quattro lesene. Al centro si apre semplice portale rettangolare, sovrastato da finestra a profilo mistilineo; ai lati del corpo della facciata, sono addossati i prospetti dei corpi aggettanti corrispondenti alle cappelle laterali, anch’essi tinteggiati di rosso e bianco. L’interno presenta una struttura complessa, dovuta ai progressivi ingrandimenti cui è stato sottoposta la struttura nel corso dei secoli. L’aula liturgica ha forma rettangolare, su ciascun lato della quale si aprono in sequenza, a partire dalla facciata, un vano, una cappella, un ingresso laterale, una seconda cappella, infine l’accesso ai locali contigui alla chiesa, ovvero la base del campanile, a sinistra, la cappella di Sant’Andrea, o Sacrestia dei confratelli, a destra. L’aula prosegue con l’area del vecchio presbiterio, sul quale si affacciano due tribune sopraelevate, e prosegue con l’area presbiteriale aggiunta nel 1877, sopraelevata su pedana e conclusa da abside semicircolare. Su quest’ultima si trova la grande tela con i santi protettori di Soliera e due pitture murali con scene della vita di San Giovanni Battista; il catino è decorato con medaglioni dipinti. Pareti e soffitti sono tinteggiati in giallo ocra, che si alterna al colore grigio dato alle finiture architettoniche e al bianco dei decori a bassorilievo in stucco. Il pavimento, recente, è in mattonelle alla veneziana.
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- Struttura
- Struttura portante in muratura continua in laterizio, copertura a falde con orditura in legno, manto in coppi laterizi.
- Pavimenti e pavimentazioni
- La pavimentazione interna, recente, è in mattonelle alla veneziana.
- Impianto strutturale
- L'edificio di culto presenta aula liturgica a forma rettangolare, su ciascun lato della quale si aprono in sequenza, a partire dalla facciata, un vano, una cappella, un ingresso laterale, una seconda cappella, infine l’accesso ai locali contigui alla chiesa, ovvero la base del campanile, a sinistra, la cappella di Sant’Andrea, o Sacrestia dei confratelli, a destra. L'abside è semicircolare.
- Coperture
- Tetto a falde. Orditura primaria e secondaria in legno, manto in coppi laterizi
- Struttura
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- XI sec. ‐ XV sec. (preesistenza carattere generale)
- La chiesa di S. Giovanni Battista era la chiesa del castello di Soliera, villa fortificata che si trova menzionata nei documenti a partire dall’XI secolo, come possedimento acquisito dalla famiglia dei marchesi Estensi. Le due chiese di Soliera – ovvero, oltre a San Giovanni Battista, la pieve di San Michele – sono elencate in due bolle papali (1153, 1198) tra le dipendenze dell’Abbazia della Pomposa di Ferrara,: “in castro Solerie ecclesiam Sancti Ioahnnis et in Villa eius ecclesiam Sancti Michaelis”. Nel 1198 però, come ricorda il Tiraboschi, un atto del delegato pontificio, conservato presso l’archivio della cattedrale di Modena, conferisce il possesso spirituale e temporale di esse al vescovo di Modena, e infatti nei cataloghi delle chiese modenesi del XIII, XIV e XV secolo entrambe sono elencate tra le cappelle del vescovado.
- 1490 ‐ 1490 (preesistenza carattere generale)
- Nel 1490 la chiesa fu decorata dal pittore Fedele di Marovello Pedrezzani (o Petrazzani), come risulta da un rogito conservato presso l’Archivio Paolo e Policarpo Guaitoli di Carpi, e pubblicato nel 1850 da Luigi Maini in una monografia dedicata a Soliera. Dal contratto, si evince che il pittore era tenuto a decorare la cappella maggiore della chiesa, dipingendo una tavola per l’altare e tutte le pareti, in modo che non rimanesse nessuno spazio privo di pittura; i soggetti dovevano essere San Michele arcangelo, il Battista, la Maddalena, le teste dei profeti; mentre “in faciata autem dicte capelle anteriori” doveva rappresentare l’Annunciazione di Maria. Di questa decorazione non è rimasta alcuna traccia.
- XVII sec. ‐ XVII sec. (informazioni storiche carattere generale )
- Una lettera del 1608, citata da Francesco Gavioli in una monografia dedicata a Soliera (1992), fa capire che, da epoca già allora immemorabile, nella chiesa del castello si celebravano i Sacramenti, anche se la parrocchiale era la chiesa di San Michele, distante mezzo miglio. L’informazione è confermata da un inventario del 1638, nel quale si dice la chiesa di San Giovanni era “continuamente officiata dal sig. Arciprete di S. Michele sia per la adunanza della maggior parte del popolo per le funzioni e sia per la comodità dei castellani e delli signori Patroni (...)”. Forse il passaggio a sede parrocchiale, di cui non è stata trovata alcuna testimonianza documentaria, non fu ufficiale, ma graduale e spontaneo.
- XVII sec. ‐ XVII sec. (informazioni storiche carattere generale)
- Da altri documenti del XVII secolo, riportati da Francesco Gavioli, ricaviamo informazioni sull’edificio. Da una lettera del 9 luglio 1614 per esempio si apprende che era in pessime condizioni di stabilità, tanto che la domenica precedente una parte del tetto era improvvisamente crollata. L’inventario del 1638 sopra citato segnalava già la presenza in chiesa di quattro altari, ma le quattro cappelle sembrano essere state costruite nel 1651, grazie all’offerta di certo dott. Carlo Abati, e pochi anni dopo restaurate nella copertura. Altri lavori minori risultano dai rendiconti di spese della seconda metà del secolo.
- 1758 ‐ 1795 (restauri intero bene )
- Nel secolo successivo, oltre a vari interventi di riparazione, soprattutto al tetto (1758, 1764), si registrano alcune opere significative: la costruzione della sacrestia dei Confratelli del SS. Sacramento, sul lato destro (1759); il rifacimento del pavimento (1762-1763); il rafforzamento e l’imbiancatura della facciata, che costò 90 lire date a un certo Francesco Baraldi (1763); la decorazione della chiesa con stucchi dorati (1780 e anni successivi); la costruzione delle tribune laterali nei pressi del presbiterio e l’ampliamento della sagrestia dei Confratelli, trasformata in piccola cappella dedicata a Sant’Andrea e San Giuseppe (tra il 1769 e il 1795).
- 1834 ‐ 1866 (restauri intero bene )
- Nell’Ottocento ci furono interventi sulle singole cappelle, e come sempre restauri alla copertura (per esempio, nel 1834 e nel 1866), oltre a opere di riparazione e abbellimento della canonica.
- 1876 ‐ 1878 (ampliamento intero bene )
- Nel 1876, don Domenico Cornia espresse la sua intenzione di procedere a un ingrandimento della chiesa, necessario per l’aumento della popolazione. Delegò a tal fine l’architetto ingegner Pietro Ortalli, il cui progetto prevedeva un ampliamento di 6 metri di lunghezza e 17 di larghezza, aggiungendo un nuovo presbiterio con abside semicircolare e due nuove sacrestie ai lati, una per il clero e una per i confratelli. Costo preventivato era di 10.000 lire. Don Cornia presentò il progetto ai parrocchiani, alla Commissione d’Arte sacra, ai superiori ecclesiastici. Ricevute le necessarie autorizzazioni, e ricercati tutti i possibili finanziamenti, nel giugno del 1877 diede avvio ai lavori. Nel maggio 1878 fu trasportato l’altare maggiore, restaurato per l’occasione dallo scagliolista Gaetano Venturi; nel 1878 Fabio Cappelli dipinse il catino absidale, e il 29 settembre di quell’anno fu celebrata la consacrazione della chiesa, alla presenza del vescovo di Carpi mons. Gherardo Araldi.
- 1883 ‐ 1883 (restauro e consolidamento cappella di Sant'Andrea )
- Nel 1883 vennero rinnovati i volti della sacrestia dei Confratelli, ovvero cappella di Sant’Andrea, dove furono aggiunte per sicurezza due colonne.
- 1909 ‐ 1930 (restauri intero bene )
- A don Augusto Ferrari (1902-1931) si devono varie spese per interventi di manutenzione, tra cui, nel 1909, il restauro della facciata e del sagrato, per una spesa complessiva di l. 760,50; nel 1921, una nuova riparazione del tetto; nel 1930, un intervento al selciato della chiesa, costato l. 3600.
- 1951 ‐ 1951 (restauri intero bene )
- Terminata la Seconda guerra mondiale, il parroco don Antonio Cavazzuti (1931-1967) promosse una importante campagna di restauro della chiesa; da una perizia eseguita nel 1948, inviata anche al Genio Civile, essa era risultata infatti in cattive condizioni di stabilità, oltre che deteriorata in tutti gli apparati decorativi. Nel 1951 creò un apposito Comitato promotore, e nell’estate di quell’anno avviò i lavori; gli interventi principali furono il rafforzamento delle murature della chiesa e del campanile, il rifacimento del pavimento alla veneziana, la tinteggiatura. Al termine dei lavori, la chiesa di San Giovanni fu riaperta solennemente il 7 ottobre 1951, alla presenza del vescovo Cesare Boccoleri come delegato dell’arcivescovo di Modena.
- 1981 ‐ 2014 (restauri intero bene )
- Al parroco don Ugo Sitti (1967-1987), già cappellano del predecessore, si deve tra l’altro la ripresa di tutte le pitture della chiesa, per mano del decoratore Giulio Pedretti di Nonantola (1981-1982). Più recentemente, la chiesa di San Giovanni Battista è stata oggetto di un intervento di miglioramento sismico (2002) e del restauro della decorazione murale e della tinteggiatura interna (2008-2010); colpita dal sisma nel 2012, è stata nuovamente riparata, e riaperta al culto nel maggio del 2014.
- XI sec. ‐ XV sec. (preesistenza carattere generale)
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- presbiterio ‐ aggiunta arredo (1977-1990)
- Il presbiterio, sopraelevato rispetto all'aula da due gradini, presenta l'altare originario in scagliola con mensa e tabernacolo. Il celebrante trova al centro l'altare per la funzione in legno, dietro di se la sede e alla sua sinistra l'ambone, entrambi in legno.
- presbiterio ‐ aggiunta arredo (1977-1990)
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Data di pubblicazione
14/12/2022
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Fonte dei dati
Scheda di Censimento dei beni architettonici (Diocèse de Modena - Nonantola)