Édifices du culte
negli appunti
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- Firenze (FI)
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Parrocchia dei Santi Simone e Giuda a Firenze
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Diocèse
Firenze
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Région ecclésiastique
Toscana
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Type
chiesa
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Qualification
rettoria
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Denominazione principale
Chiesa dei Santi Simone e Giuda
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La chiesa dei Santi Simone e Giuda si trova a Firenze, nel Quartiere di Santa Croce.
È ubicata nella piazza omonima, vicina a via dei Lavatoi, fra piazza della Signoria e piazza Santa Croce. Sul retro della chiesa è la canonica, che attualmente ospita le suore della Fraternità monastica di Gerusalemme. L'interno è ad aula unica, la facciata, intonacata, è a capanna. -
- Pianta
- La chiesa ha pianta rettangolare ad aula, con il presbiterio rivolto a sudest. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 35,80, lunghezza fino all'arco trionfale: m 30,90; larghezza della navata: m 11,70.
- Facciata
- La facciata, rivolta a nordovest, è a capanna, conclusa da un ampio cornicione in pietra, rivestita ad intonaco chiaro, così come il fianco sinistro. Il portale secentesco è in pietra, con colonne laterali corinzie dal fusto scanalato e rudentato, con capitelli recanti eleganti motivi di ghirlande, valve di conchiglia e mascheroni. Un arco centinato, sorretto dalle due colonne e da porzioni di trabeazione, sovrasta la lunetta con l'affresco del Ferrucci. Il portone ligneo a due ante presenta cartigli scolpiti nelle due specchiature superiori. Al di sopra del portale si trovano uno stemma in pietra e la mostra della finestra centinata. A destra del portale è una monofora centinata tamponata quattrocentesca, a sinistra un'altra sestiacuta polilobata trecentesca, parimenti tamponata. Ancora vi esiste la lapide di fondazione che recita: "CURREBANT XPI TUNC ANNI TEMPORIS CHRISTI / MILLE DUCENTENI POST TRES QUATER INDEQUE DENI / CUM SACRA SANCTORUM SIMONIS IUDEQUE TUORUM / FIT DOMUS ISTA DEUS ABBAS QUEM BARTHOLOMEUS / EX ABBATIA TITULAT QUAM SANCTA MARIA / DE FLORENTINA PRAE QUALIBET URBE LATINA / CONSTRUXIT PRIMUM LAPIDEM DUM FIXIT IN IMUM / ET QUIA TERRENO FUNDAVIT NON ALIENO / SET PROPRIO TURBIS SICUT PATET ISTIUS URBIS / EST HINC IURE BONUS DOMINUS VERUSQUE PATRONUS" ("correvano allora gli anni dell'era cristiana millesimo duecentesimo dopo tre quattro volte e quindi dieci quando fu eretta, oh Dio, codesta sacra dimora dei tuoi Santi Simone e Giuda, che l'abate Bartolomeo, dell'abbazia che è intitolata a Santa Maria di Firenze, costruì dandole il titolo prima di qualsiasi città latina, quando pose la prima pietra nella terra e poiché la fondò su terreno non d'altri ma proprio, come appare evidente al popolo di questa città, è perciò di diritto legittimo signore e vero patrono"). Lungo il prospetto laterale sinistro in via de' Lavatoi è ancora visibile il portale centinato medievale tamponato.
- Campanile
- Il campanile è a vela, intonacato, con due campane; è posto tergalmente. Il sistema campanario è elettrificato, ma non in uso per motivi di stabilità della muratura portante.
- Interno
- L’interno è ad aula, scandito da membrature architettoniche in pietra serena, costituite da lesene in arenaria e da una cornice marcapiano che le articola in due registri (inferiore, d'ordine corinzio, e superiore, tuscanico). L'aula culmina nel presbiterio rialzato, delimitato da una balaustra (parte della quale è attualmente in restauro). L'arcone trionfale è sorretto da semipilastri corinzi e presenta in chiave lo stemma policromo dei Galilei. Di lato sono due nicchie centinate recanti le statue marmoree di Orazio Mochi e, al di sotto altrettanti portali frontonati; il settore superiore alla trabeazione e all'arcone reca gli affreschi di .Nicodemo Ferrucci. L'altar maggiore alla romana è concluso dal maestoso ciborio poligonale del Cenni, sorretto da mensole a foggia di cherubini alati e concluso da una cupola a padiglione costolonata e con lanterna finale. Attualmente, essendo officiata con rito greco-cattolico ucraino, l'altar maggiore è celato da un'iconostasi. Sulla parete di fondo della scarsella è la cantoria lignea su quattro mensoloni, decorata in verde e oro, al di sopra della quale si trova la mostra dell'organo, concluso da un frontone centinato spezzato con al centro uno stemma nobiliare. Perimetra la scarsella un coro ligneo. Oltre all'altar maggiore, vi sono cinque grandi altari per lato, provvisti di mensa; su ogni lato i cinque dossali presentano cornici con decorazione laterale a goccia in forma di balausto e frontoni alternati triangolari (primo e quinto), centinati (secondo e quarto) e centinati spezzati con al centro l'emblema bernardiniano (terzo, mediano). In controfacciata è un'arcata speculare rispetto all'arcone trionfale, sorretta da paraste corinzie, ed al centro reca la pittura murale di Giovan Battista Naldini, inserita entro una cornice in pietra rettangolare, che sormonta la bussola lignea. Il "San Pietro in cattedra" del Maestro della Santa Cecilia è attualmente collocato presso il primo altare di destra. Degli arredi pittorici secenteschi oggi rimangono, lungo la parete sinistra, i quadri di Cecco Bravo, del Curradi e del Vignali ("San Francesco") e, lungo quella di destra, le tele del Marinari, del Ferrucci e del Vignali ("Cristo e san Bernardo"). La chiesa prende luce da undici finestre complessive con vetrate policrome: una in controfacciata, cinque e cinque, centinate, nel registro superiore delle pareti laterali. L'altezza della navata è m 12,10.
- Elementi decorativi
- Altare maggiore e ciborio in marmo e commesso di pietre dure; altari laterali in pietra serena; pulpito in pietra; affreschi; soffitto ligneo a lacunari intagliati e dorati.
- Pavimenti e pavimentazioni
- La pavimentazione è in cotto, arrotato a crudo, disposto a spinapesce all’interno di fasce ortogonali in pietra serena. Nel presbiterio la pavimentazione è a tarsie marmoree bianche, nere e rosse, recanti anche la dedica secentesca di Bartolomeo Galilei, scritta in caratteri capitali.
- Coperture
- La navata presenta un soffitto ligneo intagliato, in verde, bianco ed oro. La scarsella è coperta da una cupola a pianta ellittica, impostata su pennacchi, intonacata e con le membrature architettoniche in pietra serena. Il tetto è a capanna, il manto in coppi e tegole piane.
- Pianta
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- XII ‐ 1192 (origini carattere generale)
- La chiesa sorge come piccolo oratorio dei Vallombrosani della Badia Fiorentina prima del febbraio del 1192 (stile moderno) quando viene citata per la prima volta, su un loro terreno allora destinato a vigneto, che si protrae fino alla "platea Arni" (la futura piazza Santa Croce) e all'"insula" emersa all'interno dell'originario "sinus" del fiume che in origine giungeva sino all'attuale piazza Beccaria (presso la Croce al Gorgo). Quando viene edificato l'oratorio probabilmente già da poco esiste il cerchio delle mura urbane innalzate nell'ottavo decennio del XII secolo, quasi a ridosso delle quali va a trovarsi l'oratorio stesso.
- 1204 ‐ 1209 (cenni storici carattere generale)
- Nel1204 i monaci di Badia vendono la piazza della Vigna, a condizione che le case che vi sarebbero state edificate rientrassero a far parte del 'popolo' di San Simone. Nel 1209 l'oratorio è trasformato da Gherardo, cellerario della Badia (cioè soprintende alla cantina e alla dispensa, che tiene il denaro e fa le spese), in chiesa a tutti gli effetti, per l'aumentata popolazione nella zona, ora intramuraria. In talune fonti (come il Puccinelli ed il Lami) si afferma che viene anche ingrandito o addirittura rifondato, ma questo pare improbabile che avvenga allora, quando invece dovrebbe essere stata eseguita una sola ristrutturazione. Tale trasformazione è voluta anche da Giovanni da Velletri, vescovo di Firenze dal 1205 al 1230.
- 1217 ‐ 1243 (cenni storici carattere generale)
- Secondo alcune fonti, come lo Strozzi e il Manni, i lavori di ampliamento della chiesa sarebbero terminati nel 1243 per iniziativa dell'abate di Badia Bartolomeo. Secondo altre fonti, invece, sarebbero stati ultimati nel 1222 oppure, come intende il Puccinelli, il Lami, il Richa e l'Uccelli, nel 1217 (anche se per un refuso il terzo scrive 1317), a seconda di come è stata interpretata l'iscrizione in versi su lapide posta sulla facciata della chiesa e, segnatamente, la datazione "mille ducenteni post tres quater indeque deni": "anno millesimo duecentesimo dopo tre quattro volte e quindi dieci" (1200+3x4+10 = 1222); "anno millesimo duecentesimo dopo tre e quindi quattro volte dieci" (1200+3+4x10 = 1243); "anno millesimo duecentesimo dopo tre, quattro e quindi dieci" (1200+3+4+10). Evidentemente l'interpretazione del Richa è errata in quanto "quater" non vuol dire 4 ma "quattro volte": "ter deni" 30; "quater deni" 40, ecc. Comunque la data corretta è 1243, confermata da altri documenti.
- 1226 ‐ 1226 (cenni storici carattere generale)
- Attorno al 1226 i monaci di Badia ricorrono a papa Onorio III (1150-1227) perché Forese, Mannello e Richio avevano iniziato a costruite una nuova chiesa nel 'popolo' di San Simone, che è di giurisdizione della Badia.
- 1242 ‐ 1242 (cenni storici carattere generale)
- L'8 dicembre 1242 l'abate di Badia Bartolomeo acquista per 225 lire un ulteriore terreno da Guido del fu Bruno di Guido di Uberto (Uberti) e da messer Rinuccio di Latino di Lantieri de Galigaio o Galigai (ancora vivente nel 1252, il cui stemma ha catene decussate d'azzurro in campo d'oro, con nel capo l'aquila imperiale nera) e da uno dei suoi figli, Bernardo o Bernardino (in altre fonti detto Gherardo). Il terreno, posseduto "pro indiviso" dai venditori, è posto "in populo Sancti Simonis et Jude de Parlascio, cui a primo via publica, secundo filiorum Jacobi et Schiatte fratrum filii quondam Schiatte Uberti, III murus civitatis Florentiae" ("nel popolo dei Santi Simone e Giuda al Parlascio, al quale fanno da confine: 1. strada pubblica; 2. beni dei fratelli Jacopo e Sciatta, figli del fu Schiatta Uberti; 3. mura della città di Firenze").
- 1243 ‐ 1243 (cenni storici carattere generale)
- Per saldare il debito, l'abate Bartolomeo il 24 dicembre 1242 vende a Ugone di Bencivenni un altro terreno del monastero posto presso le mura urbane tra la vicina via di Torcicoda (via Torta) e la "via nova" che dovrà essere larga sette braccia (via de' Lavatoi).
- 1247 ‐ 1247 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1247 (secondo altre fonti, ma errate, nel 1249) il vescovo di Firenze, il pavese Ardengo Trotti o dei Foraboschi (vescovo dal 1231 al 1247) consacra la nuova chiesa, facendone allora una chiesa parrocchiale. In realtà sappiamo che già nel 1242 la precedente chiesa era definita come chiesa con un suo 'popolo', essendo divenuta verosimilmente parrocchiale fin dal 1209.
- 1277 ‐ 1294 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1277, nelle vicinanze della chiesa di San Simone (in fondo a via dei Lavatoi), è ricostruita la "posterula" urbana, che da essa prenderà il nome "Sancti Symonis". Nel 1294 la Signoria decreta la copertura del fossato esterno alle demolende vecchie mura urbane, dalla porta Ghibellina a quella di San Simone.
- 1297 ‐ XIV (cenni storici carattere generale)
- Nel 1297 l'abate di Badia Azzo (succeduto agli abati Bartolomeo, Ventura e Deodato) designa parroco di San Simone e Giuda prete Nello, quindi l'abate commendatario Agnolo Cardinale elegge rettore prete Vincenzo. Sono poi ricordati quali rettori il canonico di San Lorenzo Francesco d'Antonio Magazzini e Niccolò degli Albizi.
- 1358 ‐ XIV (cenni storici carattere generale)
- Nel 1358 Lore, vedova di Banco di Duccio tintore, lascia al rettore di San Simone, prete Giovanni di Cristofano, 80 fiorini d'oro per restaurare le coperture della chiesa. Almeno dal Trecento la stirpe comitatina dei Da Cintoia, forse consorti della famiglia dei Quona, possiede il proprio palazzo fiorentino nel 'popolo' di San Simone, tra la via della Vigna Vecchia e la via dell'Isola delle Stinche, non distante dal monastero di San Pier Maggiore.
- 1398 ‐ 1398 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1398 è sepolto in chiesa Matteo di Pietro de' Corbizzi, appartenente ad una famiglia originaria di Fiesole.
- 1422 ‐ 1422 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1422 è sepolto in chiesa Domenico degli Albertini di Cante, il cui stemma è "d'azzurro, a tre stelle a otto punte d'oro".
- 1428 ‐ 1449 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1447 una provvigione della Repubblica stabilisce che, essendo state distrutte nel 1428 varie case di proprietà della chiesa, poste tra l'edificio sacro ed il carcere delle Stinche, il rettore Bartolomeo di Biagio da Poggibonsi venga indennizzato con 350 fiorini, come da sua richiesta avanzata nel 1437. Allora la chiesa risulta sempre essere "manualis" della Badia Fiorentina. Vi esiste, a sinistra (corrispondendo al luogo dove sorgerà il quinto altare secentesco), l'altare dei Risaliti (lo stemma dei quali è "d'azzurro, a due branche di leone decussate d'argento, armate di rosso"), dedicato alla SS. Annunziata, alla quale Ubertino di Gherardo Risaliti lascia alcuni suoi beni, come risulta dal suo testamento del 1449. Sull'altare è una tavola forse dedicata all'Annunciazione ("HOC OPUS [...] ANNO DOMINI M[...] DIE IV IULII"). Il figlio di Ubertino, Jacopo, nel 1444 (stile moderno) aveva sposato nella chiesa della Badia Fiorentina Costanza di Luca di Matteo di Luca da Panzano.
- 1430 ‐ 1430 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1430 Margherita degli Albizi, vedova di Torrigiano de' Cerchi, lascia in eredità all'altar maggiore della chiesa un podere con casa posti a Rosano.
- 1463 ‐ 1463 (cenni storici edicola)
- Secondo talune fonti nel 1463 Geri Risaliti commissiona alla bottega dei della Robbia (forse a Luca, 1400-1482, secondo altre fonti più recenti Andrea, 1435-1525) l'edicola centinata in terracotta invetriata posta "sopra la porta laterale", nei pressi del loro altare e della tomba di famiglia, lungo la parete laterale sinistra, dove è l'iscrizione "PER L'ANIMA DI GIERI RISALITI E DI JACOPO SUO FIGLIUOLO E DESCENDENTI DI DETTO JACOPO". Nel testo del Puccinelli l'iscrizione è però datata al 1365 e, quindi, si riferirebbe al un Geri vissuto nel Trecento e non alla commissione quattrocentesca del bassorilievo perimetrale robbiano, bensì a quella dell'edicola gotica trecentesca (già ad uso di ciborio) al suo interno, recante un busto di Sant'Orsola.
- 1504 ‐ 1504 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1504 l'arcivescovo Rinaldo Orsini (arcivescovo dal 1474 al 1508, m. 1509) pretende la decima dalla chiesa di San Simone, ma l'abate di Badia, Ignazio II Squarcialupi (colui che nel medesimo anno fa realizzate nell'ex sala del capitolo della Badia una sontuosa biblioteca "ricca di pietrami e pitture", che andrà distrutta nel 1627 per la creazione della sagrestia nuova) e che nel 1510 diverrà abate di Montecassino), ricorre contro tale decisione e vince la causa.
- 1525 ‐ XVI (cenni storici carattere generale)
- Nel 1525 è sepolto in chiesa il presbitero Agostino, suo cappellano. Altri altari sono di patronato dei Da Verrazzano (il loro stemma è "partito d'oro e d'argento, alla stella ad otto punte attraversato di rosso" e dei Ducci; la cappella presbiteriale è di patronato dei Lottini, lo stemma dei quali è "d'azzurro, al leone d'oro, tenente con le branche anteriori un ramoscello al naturale" ed il cui palazzo si trova nella vicina via della Stinche. Vi esistono anche le sepolture dei Nacchianti, una famiglia di notai originaria di Montevarchi (il loro stemma è "d'azzurro, a due branche di leone decussate di rosso e al capo cucito d'Angiò"). Le varie famiglie patrone sono per lo più del 'popolo' di San Simone, dei Gonfaloni del Bue e delle Ruote. Durante tutto il Cinquecento la chiesa continua a dipendere dalla Badia.
- 1527 ‐ XVI (cenni storici carattere generale)
- Nel 1527 viene sepolto nell'avello della Compagnia del Tempio il pittore Raffaellino del Garbo (1466/1470-1524), morto tre anni prima, essendo stato allievo di Filippo Lippi. In quel secolo la posteriore sagrestia secentesca costituisce la cappella della famiglia Tolosini, il cui stemma è "fasciato ondato d'oro oppure d'argento e d'azzurro" e che "si vede nella muraglia verso la corte della casa del priore" della chiesa (Placido Puccinelli). I Del Zaccaria possiedono una "sontuosa e vaga" 'cappella' (altare), che viene decorata da Giovan Battista Naldini (1535-1591) con una "Discesa dalla Croce" o "Pietà" ed è qualificata da "capitelli, archi, colonne, e pilastri di pietra serena scannellata"; vi è sepolto Jacopo di Giovanni "copertaio".
- 1557 ‐ 1557 (cenni storici carattere generale)
- La chiesa viene danneggiata nell'alluvione del 1557 ("l'acqua essendo alzata fino da otto braccia con danno gravissimo, il Ciborio che in quei tempi era di legno, fu portato a galla per la Chiesa co' quadri preziosi", Giuseppe Richa; “la piena del fiume Arno che nel 1557 facendo alzare l’acqua non poco nella Chiesa di S. Simone trasportò molti oggetti sacri, ed il Ciborio rimase quasi sepolto nel fango, da cui lo estrasse il Priore, e trovò nella pisside sole due goccie [sic!] d’acqua, e le particole non offese”, Pietro Ricordati, “Memorie della Badia Fiorentina”).
- 1600 ‐ 1600 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1600 il medico dello spedale di Santa Maria Nova e fisico Giulio de' Portigiani restaura la sepoltura dei suoi antenati, che qui erano giunti da Fiesole come fonditori di campane e di porte, oltre che architetti.
- 1619 ‐ 1625 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1621 la chiesa rettoria viene eretta in prioria dall'arcivescovo Alessandro Marzi Medici (1557-1630). Fin da allora si pensa di ristrutturare l'edificio sacro. La cappella maggiore, già di patronato dei Lottini, è concessa nel 1619/1625 alla famiglia Galilei (alla quale appartiene Galileo) e nello stesso 1625 è atterrata la cappella dei Risaliti, rappresentando l'inizio della ristrutturazione. Orazio Mochi (1571-1625) esegue due statue raffiguranti "San Taddeo" e "San Simone".
- 1625 ‐ 1630 (cenni storici carattere generale)
- La chiesa viene interamente rinnovata, insieme alla canonica, tra il 1625 ed il 1630, al tempo del priore lucchese Giovanni Niccolai, su progetto di Gherardo Silvani (1579-1675), grazie soprattutto a Bartolomeo Galilei, che patrocina la riqualificazione del presbiterio e l'erezione del nuovo altar maggiore, di cui è patrono. Giovan Battista di Jacopo Cenni (noto 1597-1630) esegue il tabernacolo in marmo e commesso di pietre dure. Le membrature architettoniche sono iniziate a spese della famiglia Galilei e terminate a cura del priore Niccolai. Al Silvani dobbiamo anche Il nuovo pulpito di pietra ed il portale di chiesa. La "Pietà" ad affresco del Naldini è rimossa e collocata sopra la porta di chiesa, in controfacciata.
- 1630 ‐ 1635 (cenni storici carattere generale)
- La lunetta affrescata in facciata, raffigurante la "Vergine tra i Santi Simone e Giuda" è opera di Nicodemo Ferrucci (Fiesole 1574-1650), un pittore che ha lasciato sue opere nel duomo di Fiesole, nel convento di Santa Trinita e nel chiostro di Ognissanti. Nella parete tergale dell’abside è posto il nuovo organo entro una cantoria lignea barocca, coperto alla vista da una dipinto su tela. Nel secondo altare di destra, della Compagnia del Sacro Cuore di Gesù, è posto un Crocifisso in cartapesta.
- 1630 ‐ 1665 (cenni storici quadri)
- Fra il 1630 el il 1665 circa vengono dipinti i vari quadri per gli altari laterali di patronato di varie famiglie. Nicodemo Ferrucci (1575-1650) dipinge a fresco, "presso l'arco", "San Simone" e "San Giuda", oltre ad un'"Immacolata Concezione" per il terzo altare di sinistra; Giovan Battista Vanni (1599-1660) il "Martirio di San Lorenzo" per il primo altare di destra dei Santi; Jacopo Vignali (1592-1664) "Cristo e San Bernardo" per il quinto, dei Miniati, là dove già era l'altare dei Del Zaccaria; lo stesso artista raffigura "San Francesco in estasi sostenuto da due Angeli" per il quinto altare di sinistra, dei Da Romena, dove già era quello dei Risaliti. Francesco Curradi (1570-1661) esegue un'"Assunzione" per il secondo, dei Masetti (dove già era quello dei Da Verrazzano) e Cecco Bravo un "San Niccolò" (1601-1661) per il primo, dei Niccolini. Forse per ultimo Onorio Marinari (1627-1715) dipinge "San Girolamo nel deserto con un Angelo" per il quarto altare di destra, dei Mercati.
- 1632 ‐ 1651 (cenni storici carattere generale)
- L'arcivescovo Pietro Niccolini (che ricopre tale incarico dal 1632 al 1651) toglie il patronato della chiesa ai Benedettini di Badia, ma il rettore Gregorio Ricciardotti ricorre a Roma e riottiene il patronato per i monaci.
- 1635 ‐ 1635 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1635 viene eretto il monumento funebre del poeta ed autore di testi per musica Andrea di Francesco Salvadori (1588-1634), posto lungo il lato destro della chiesa, in origine (e fino almeno al 1953) sormontato dall'effigie pittorica del defunto ed avente, al di sotto, il suo stemma familiare, recante due cervi affrontati. Presso il quarto altare di sinistra si riunisce la Compagnia della Dottrina di San Carlo, per la quale viene eseguito il quadro raffigurante "San Carlo ai piedi della Croce", opera d'ignoto artista fiorentino, da qualche fonte identificato dubitativamente con il Ferrucci.
- 1651 ‐ 1651 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1651, al priore Placido Puccinelli da Pescia (1609-1685), monaco cassinese presso la Badia e grande erudito, vengono donate alcune reliquie di San Carlo Borromeo.
- 1652 ‐ 1652 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1652 Jacopo Peri (m. 1658), dona un'antica immagine di "Nostra Donna", avendola ereditata dalla madre, una Morelli (famiglia della quale è lo stemma appostovi). Il Peri fa fare "l'ornamento di pietra coll'arme de' Peri e de' Morelli" entro il quale è posta la Madonna "sopra una delle porte di Chiesa". Come attesta Ildefonso di San Luigi, i Morelli erano stati "molto benemeriti di questa chiesa con fondarvi e cappella e altare e sepoltura ed ufiziature".
- 1653 ‐ 1653 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1653 il Puccinelli lascia la cura di San Simone. Nell'occasione, fra' Bartolomeo di Roberto Galilei, cavaliere Gerosolimitano (di Malta) e maggiordomo maggiore del Cardinale Leopoldo de’ Medici (1617-1675), Jacopo Peri ed altri, attestano "con verità come il Reverendo Padre Dom Placido Puccinelli, mentre è stato alla cura e governo della Chiesa di S. Simone, si è portato laudabilmente con avere aggrandito il Culto Divino e con esatta diligenza [...] ha servito al suo Popolo".
- 1665 ‐ 1670 (cenni storici soffitto a lacunari )
- Nel 1665 fra' Bartolomeo Galilei promuove la realizzazione della "soffitta", il vasto ed elaborato soffitto ligneo a lacunari intagliati, dorati e dipinti (recanti la croce dell’Ordine dei Cavalieri di Malta e l’arme dei Galilei, una scala rossa in campo d’oro). Entro cartigli è scritta la dedica: "D. O. M. / F. BARTHOLOMEUS GALILAEUS / IN HOC SIGNO MILITAVIT [con riferimento allo stemma dei Cavalieri di Malta] / ET VESTIGIA MAIORUM SECUTUS". Secondo alcune fonti il soffitto risalirebbe al 1670.
- 1698 ‐ 1698 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1698 i monaci di Badia fanno eseguire alcuni restauri in chiesa e la nuova pavimentazione in mattoni.
- 1754 ‐ 1779 (cenni storici carattere generale)
- Dalla descrizione della chiesa che fa Giuseppe Richa nel 1754 apprendiamo che il primo altare di destra è passato in patronato dai Santi ai Conti Del Maestro ed il quarto dai Mercati ai Neroni. Il quarto di sinistra, già della Compagnia della Dottrina di San Carlo, dedicato a San Carlo Borromeo, è allora di patronato dei Capponi. L'antica immagine di "Nostra Donna" donata dal Peri si trova allora presso il terzo altare di destra. Nel 1779, alla morte del priore Pietro Mengoni, viene eletto Giovan Battista Linder. Il patronato spetta sempre ai monaci di Badia; la parrocchia conta 2.400 anime. Ancora nel Settecento, nel giorno di San Tommaso, la chiesa offre di censo alla Badia 5 grossi vecchi d'argento annui e l'altare dell'Immacolata Concezione uno staio di castagne.
- 1784 ‐ 1784 (cenni storici tavola dipinta)
- Nel 1784, essendo stata demolita la pericolante chiesa del monastero di San Pier Maggiore, viene traslata nella chiesa di San Simone la tavola a fondo oro raffigurante "San Pietro", opera datata 1307 ed attribuita al maestro della Santa Cecilia.
- 1805 ‐ 1805 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1805 muore il parroco Linder; i solenni funerali si svolgono il 21 gennaio di quell'anno e l'orazione funebre è di Filippo Ferroni (poi edita nello stesso anno).
- 1820 ‐ 1822 (cenni storici carattere generale)
- Dal 1820 è parroco di San Simone don Francesco Fiorelli ed il patronato spetta al Granduca "per le ragioni dei Monaci di Badia". Nel 1822 è rammentato in chiesa anche un quadro con "Dio Padre e due Santi", opera d'autore ignoto. Allora, nella piazza di San Simone, esiste la rinomata Tipografia Fiorentina di Leonardo Ciardetti.
- 1829 ‐ 1829 (cenni storici carattere generale)
- Dai registri di matrimonio della chiesa di San Simone del 1818-1831apprendiamo che il musicista Giuseppe Persiani (1799-1869) il 5 agosto 1829 si sposa in questa chiesa con Francesca Felicita Maria di Nicola Tacchinardi, detta Fanny (1807-1867), futuro celebre soprano.
- 1847 ‐ 1850 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1847 il 'popolo' della chiesa di San Simone annovera 2.186 anime. Il parroco è sempre don Fiorelli. Fino a metà dell’Ottocento, in ottobre, nella piazzetta antistante la chiesa, si tiene il mercato delle castagne, che dura tre giorni.
- 1898 ‐ 1898 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1898 è priore della chiesa don Rinaldo Tortoli, coadiuvato da don Raffaello Bocciolini.
- 1966 ‐ 1975 (vicende conservative interno bene)
- La chiesa subisce gravi danni in seguito all’alluvione del 1966. Seguono articolati interventi di restauro, durante i quali tornano alla luce lacerti di affreschi secenteschi, ora collocati in sagrestia. Dal 1967 al 1975 è parroco della chiesa don Francesco Socci (n. 1926), che affronta i vari problemi posteriori all'alluvione e segue i predetti restauri. Nel 1970 la parrocchia conta 2.842 anime.
- 1995 ‐ 1995 (cenni storici carattere generale)
- Dopo essere stato amministratore parrocchiale don Marcello Caverni, nel 1995 è nominato parroco della chiesa dei Santi Simone e Giuda ¿ e, unitamente, di quella di San Remigio ¿ monsignor Giancarlo Setti (1926-2002).
- 2003 ‐ 2017 (cenni storici carattere generale)
- Dal 2003 la chiesa, unita la parrocchia a quella di San Remigio, è officiata con il rito bizantino ucraino cattolico di osservanza romana, dopo che nel 2002 è stata fondata la Comunità Greco-Cattolica Ucraina di Firenze. Nel 2017 l'arcivescovo Giuseppe Betori ha costituito la parrocchia ucraina sotto il titolo di San Michele Arcangelo con sede nella rettoria di San Simone e San Giuda.
- 2013 ‐ 2013 (vicende conservative facciata)
- Nel 2013 si conclude il restauro della facciata.
- XII ‐ 1192 (origini carattere generale)
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Data di pubblicazione
19/05/2022
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Fonte dei dati
Scheda di Censimento dei beni architettonici (Diocèse de Firenze)