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Lo spazio, il tempo, la memoria di Sidival Fila

Presso il Museo Diocesano Tridentino una mostra personale dell'importante artista brasiliano, frate minore

Trento, Trento, dal 12/07/2019 al 04/11/2019

Trento, Trento Trento, Trento

Dal 13 luglio al 4 novembre 2019 il Museo Diocesano Tridentino ospiterà una personale dell'artista brasiliano Sidival Fila, frate minore francescano e voce tra le più autorevoli dell'arte contemporanea a livello internazionale. Artista dalla straordinaria capacità creativa, Sidival Fila è presente con l'opera Golgotha anche alla 58ˆ Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia, attualmente in corso nella città lagunare.

L'esposizione alla Biennale di Venezia è solo l'ultima tappa di un percorso umano e artistico di straordinario interesse. Nato nel 1962 in Brasile, Stato del Paranà, nel 1985 Sidival Fila si trasferisce in Italia alla ricerca di un'identità artistica e personale. Qui approfondisce l'interesse per l'arte, maturando nel contempo una vocazione spirituale che lo porterà a entrare nell'Ordine dei Frati Minori di San Francesco d'Assisi. Ordinato a Roma nel 1999, Fila eserciterà il suo ministero presso il Policlinico Agostino Gemelli di Roma e il Carcere di Rebibbia, dividendo la sua vita tra i Conventi di Vitorchiano e Frascati. L'ingresso nell'ordine corrisponde a una volontaria interruzione dell'attività artistica, abbandonata per diciotto anni. La vocazione artistica tornerà tuttavia a imporre la sua presenza, con rinnovata consapevolezza. Inizia infatti nel 2006 un percorso, non più interrotto, che lo conduce a misurarsi con tecniche, materiali e soluzioni compositive diverse. Dai materiali umili agli oggetti di scarto, fino ai tessuti per lo più antichi e utilizzati nell'ambito delle celebrazioni liturgiche.

Nelle mani di Sidival Fila i tessuti si trasformano e da 'scarti' diventano elementi compositivi di un nuovo racconto che intreccia luce, colore e forma. Le opere di Fila non sono "sacre"; tuttavia è proprio la spiritualità il loro oggetto più profondo: «Nella mia ricerca – afferma - non c'è nulla che rimandi in senso figurato o esplicito al religioso, ma c'è un rimando a una tensione verso il trascendente. Il mio desiderio è rendere la materia spirituale dal punto di vista percettivo, renderla fluida, fare del colore un'energia cromatica. Sono dimensioni che rimandano alla nostra concezione di spirito: che, anche per il mondo laico, è luce, trasparenza, leggerezza». Per Sidival Fila «la sacralità non è nel soggetto che un'opera rappresenta, un Cristo o una Madonna, quanto nel fatto che c'è un qualcosa che comunica e va oltre. La vera arte è sempre intrisa di sacralità».

Nelle sue creazioni astratte l'artista utilizza ago, filo, oggetti di recupero, vecchie tele. Con il filo Sidival Fila ricuce le ferite, crea relazioni, fonda nuove simmetrie. Il suo lavoro si fa metafora vivente di azioni necessarie alla nostra società, che pongono al centro la relazione: con sé stessi, con l'altro da sé, con il mondo, con la vita e una sua dimensione spirituale, con il passato e il presente. Tematiche care al Museo Diocesano Tridentino, che con la personale di Sidival Fila intende proseguire un dialogo già in corso con l'arte contemporanea e le questioni più urgenti del nostro tempo. È inoltre evidente il collegamento tra la mostra e la collezione di paramenti liturgici provenienti dalle chiese della diocesi che il museo espone nel percorso permanente.

La mostra
La mostra, a cura di Domenica Primerano e Riccarda Turrina, è allestita nelle sale del piano terra. Il percorso si snoda attraverso tre diverse sezioni. La prima comprende una serie di dipinti monocromi dai colori accesi: molte opere sono intitolate "Metafora" proprio per invitare chi le osserva ad ascoltare, a cogliere la similitudine sottesa nell'utilizzo di un materiale che prende vita dall'intreccio di trama e ordito. È questo uno dei punti cardine della poetica di Sidival Fila, incentrata sul concetto di relazione umana, che nell'espressione artistica si identifica con la scelta di utilizzare il tessuto come soggetto principale del racconto.

La seconda sala ospita le quattordici stazioni della Via Crucis, una composizione astratta, volutamente scomposta nell'impaginazione, difficilmente riconducibile alla Passione, se non attraverso una lettura simbolica. In quest'opera le stoffe parlano del bisogno, che l'artista fortemente sente, di creare un legame con la realtà, affinché l'arte non sia manifestazione di un'eternità immateriale, ma manifestazione del suo bisogno di avere un contatto con il mondo, con la fragilità e la fuggevolezza della vita, con quella caducità che come un velo riveste ogni tempo, lo esalta, lo eleva. La Via Crucis si conclude con un'opera site specific realizzata appositamente per il Diocesano: un antico Crocifisso in legno avvolto entro tessuti antichi rattoppati.

L'ultima sezione espositiva è dedicata al tema del recupero dei tessuti antichi. Servendosi di frammenti di antichi abiti liturgici, Fila crea opere nuove intrise di passato, nelle quali rivive, silenziosa, la narrazione di chi quella stoffa l'ha tessuta o cucita, l'ha indossata, l'ha rattoppata, l'ha riposta in un cassetto, l'ha donata. «Recuperare per me significa dare voce a chi non ne ha più, ridare all'oggetto la sua dignità perduta» afferma Sidival Fila «Ho compreso come la materia possa contenere lo spazio, il tempo, la memoria. La bellezza viene dunque data dalla materia del tempo, perché è capace di registrare e contenere».

La mostra è accompagnata da un catalogo con testi delle curatrici.

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