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Gli arazzi di Raffaello in Santa Barbara a Mantova

Presentato un totem con la simulazione fotografica degli arazzi di Raffaello ricollocati nella basilica palatina

Mantova, Basilica Palatina di Santa Barbara, 10/10/2021

Tra il 1514 e il 1516 Raffaello e i suoi aiuti realizzarono una serie di cartoni per gli arazzi che papa Leone X de' Medici intendeva esporre nella Cappella Sistina a Roma. Tessuti a Bruxelles negli anni successivi, monumentali nelle dimensioni e nelle scene, suscitarono grandissima ammirazione, tanto che ne furono realizzate tessiture successive. Tali preziosi manufatti, che prendono il nome di Atti degli Apostoli o Storie dei santi Pietro e Paolo, non potevano lasciare indifferente il cardinale e vescovo di Mantova, Ercole Gonzaga, figlio di Isabella d'Este, che riuscì ad acquistarne nove intorno al 1552 e, con il testamento del 1563, li lasciò al nipote Guglielmo con il desiderio che fossero utilizzati a ornamento della Basilica Palatina di Santa Barbara, dove rimasero per oltre due secoli.

In occasione delle feste più importanti e solenni si abbelliva «la parte superiore del coro d'arazzi finissimi di seta, con l'istorie intessute de gli atti Apostolici» (Donesmondi, 1616): possiamo quindi immaginarli nell'abside e nel presbiterio, illuminati dalla grande cuba sopra l'altare.

Nel 1776, in condizioni economiche assai critiche per la Basilica, gli arazzi, rovinati dall'uso, vennero scambiati con panni di damasco forniti da Palazzo Ducale, passato sotto la reggenza del Governo Austriaco, che acquisì così i preziosi tessuti, li sistemò e li pose nell'Appartamento Verde, ove sono tutt'ora visibili in tutta la loro bellezza.

Proprio in questa occasione, il Capitolo della Basilica, nel documento di richiesta di tale scambio, affermava che i nove arazzi venivano esposti non solo nel coro, ma anche nel «sovraporta dell'ingresso».

Il dato è molto interessante, in quanto permette di completare l'ipotesi espositiva dei nove arazzi: cioè alcuni (probabilmente quattro) intorno all'altare maggiore e gli altri (cinque) posti alle pareti dell'entrata e delle due cappelle grandi.

Nel 1866, quando Mantova entrò a far parte del Regno d'Italia, gli Austriaci portarono con sé a Vienna gli arazzi e li resero nel 1919, al termine della prima guerra mondiale, in applicazione dei trattati post-bellici.

Ricerche d'archivio e simulazioni fotografiche consentono ora di rivedere gli arazzi che per due secoli hanno impreziosito le pareti della basilica. Anche se non è possibile al momento stabilire la posizione esatta di ogni singolo tessuto all'interno del tempio, si è cercato - attraverso immagini - di rendere più vivo il ricordo della presenza degli arazzi raffaelleschi nella luce di Santa Barbara.

Foto di Toni Lodigiani, elaborazione grafica di Guido Bazzotti.


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