Quando impiegai la penna al comporre la presente armonia, lo fei bramoso di far cosa ch'a lei tornasse in grado, la quale si compiacque di accennarmi (ma i suoi cenni mi furono, come saran sempre, strettissimi comandamenti) ch'io dovessi attendere a spirituali componimenti. Per non dire che, essendo questi Madrigali composti in lode et onore di quelle sante reliquie le quali, con tanta singolar riverenza, con tanto nobil culto et pretiosi ornamenti, ella fa custodire nella sua Chiesa di Santa Barbara, io non doveva, io non poteva consacrarli ad altro nome che a quello di Vostra Altezza Serenissima.
Le parole di Gian Giacomo Gastoldi contenute nella dedica al duca Guglielmo Gonzaga delle sue Sacre lodi a diversi santi spiegano le ragioni di tali composizioni. Date alle stampe nel 1587 – anno della morte del signore mantovano – testimoniano diversi aspetti della vita musicale e spirituale della chiesa di S. Barbara. Innanzi tutto la committenza: Guglielmo chiede una serie di madrigali spirituali, ovvero composizioni a più voci non in latino come i mottetti, ma in lingua italiana. Nelle indicazioni scaturite dal Concilio di Trento si trova sostegno a tali brani devozionali, comprensibili dalla gente, organizzati in cicli per la venerazione dei santi, utili per alimentare lo spirito religioso. Anche in questo caso, il duca si dimostra attento a quanto accade nella Chiesa: infatti le composizioni di Gastoldi, oltre a rivolgersi a Dio, alla Santa Croce, alla Vergine Maria, a santa Barbara (in una successione chiaramente gerarchica), individuano i santi a cui sono dedicati gli altari della basilica palatina. Si parte dal primo a sinistra entrando, dedicato a san Giovanni Battista, e in un ideale percorso ci si sposta nella navata, per toccare, nell'ordine, gli altari di: san Pietro apostolo, san Silvestro papa, sant'Adriano papa, santa Maria Maddalena, santa Margherita martire. Si conclude con un madrigale A tutti i Santi. L'opera di Gastoldi presenta poi una seconda sezione in nove parti dedicata a san Francesco, forse in omaggio all'allora papa Sisto V, conventuale, o anche al futuro vescovo di Mantova (nel 1593) Frate Francesco Gonzaga, autorevole membro della famiglia, che proprio nel 1587 lascia il generalato dell'Ordine e viene nominato vescovo di Cefalù.
L'itinerario devozionale che si dipana tramite i madrigali spirituali acquista un peso maggiore grazie ad altri particolari. Di molti santi, e anche di Cristo e della Madre, sono conservate in chiesa le reliquie, segno concreto di alti valori umani e spirituali, legate all'invocazione di aiuto e protezione. Sono riposte in vari modi, molti dei quali possiamo ancora oggi ammirare: il prezioso reliquiario con il frammento della Croce e quello assai singolare con osso di tartaruga per i resti di sant'Adriano, o l'urna per la costola di santa Barbara donata dal doge di Venezia arrivata a Mantova in bucintoro nel 1582, oppure i piccoli "scrigni" ricavati nelle ancone dei due altari maggiori (san Silvestro e sant'Adriano), in cui sono stati collocati innumerevoli ossicini, pezzetti considerati veri tesori. Nella liturgia barbarina i santi titolari degli altari godono, nel giorno della loro festa, di riti più solenni e articolati rispetto a quanto stabilito in messale e breviario romani; per i quali vengono redatti testi e canti specifici, tra cui bene si inseriscono i madrigali spirituali.
Ma è necessaria un'ultima considerazione, che mette in luce la cura con cui "l'idea" di S. Barbara è stata realizzata: fin dalla bolla di costituzione del 1564 i papi che si sono succeduti fino alla fine del secolo hanno concesso diverse indulgenze alla chiesa. La più legata alle Sacre lodi è sicuramente quella che così recita: «A quelli, che visitaranno li sette altari in ciascheduna delle quattro domeniche dell'Avvento, [si concedono] l'istesse indulgenze, come se visitassero in tale giorno le sette chiese di Roma». Mantova come il centro della Cristianità sede del Pontefice: per Guglielmo e i Gonzaga un grande riconoscimento.
Gastoldi, arrivato a Mantova da ragazzo, cresciuto in corte con il sommo maestro di cappella Giaches de Wert, offre la sua scrittura limpida, chiara, morbida nelle linee contrappuntistiche per rendere omaggio alla commissione del duca, che gli ha offerto la possibilità di studiare e diventare musicista.
Il concerto di stasera presenta, in prima esecuzione moderna, i brani delle Sacre lodi relativi ai santi a cui sono dedicati gli altari; per completare l'ideale percorso sono inserite composizioni di Ludovico Grossi da Viadana, un altro protagonista della Mantova del secondo Cinquecento. Francescano, attento agli aspetti devozionali, con i Cento Concerti Ecclesiastici propone una collezione assai ampia di mottetti, dando un significativo contributo alla creazione di un accompagnamento strutturato alle voci, il cosiddetto "basso continuo", realizzato con l'organo e altri strumenti, A sua volta, quest'ultimo organico esegue brani autonomi chiamati "canzoni", spesso con l'aggiunta di aggettivi evocativi e insieme di omaggio cortigiano, come La Mantovana o La Fiorentina. (Licia Mari)
Gli esecutori
Cappella musicale di S. Barbara
Cecilia Rizzetto canto
Anna Simboli canto
Andrea Gavagnin alto
Enrico Imbalzano tenore
Alessio Tosi tenore
Rossella Croce violino
Luigi Lupo flauto
Claudia Pasetto viola da gamba
Elena Bianchi dulciana
Maria Christina Cleary arpa
Umberto Forni organo e concertazione
Letture: Francesca Campogalliani e Michele Romualdi
Il 4 dicembre 2021 a partire dalle 21.00.