Sulle orme del silenzio: il Vaso Sacro
Fratel Bernardino da Recanati e Padre Alessandro Secchi: la fondazione dell'Eremo di Frascati
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Giovanni Angelo Frumenti, canonico della Basilica di S. Maria Maggiore indicò al Capitolo Generale di Monte Corona nel 1606, un luogo solitario nei paraggi di Monte Porzio Catone per poter edificare un eremo adatto all’austero tenore di vita dell’ordine.
Il Capitolo diede mandato al procuratore generale Padre Alessandro Secchi da Venezia di occuparsi della nuova fondazione. Il Frumenti, sepolto nella Basilica di S. Maria Maggiore, la cui tomba è attribuita a Gian Lorenzo Bernini, si occupava inoltre di tenere i rapporti con gli artisti sotto la direzione del cardinale Girolamo Rusticucci.
Padre Secchi, superate le resistenze del governatore di Frascati grazie all'appoggio del principe Giovan Battista Borghese, fratello del papa Paolo V, ottenne la cessione del luogo da parte della Camera Apostolica.
Il 27 gennaio del 1607 Paolo V ratificò la concessione dei terreni e autorizzò l'inizio dei lavori.
Nella ricerca archivistica svolta per la stesura di questo percorso è stata recuperata una pianta dell’Eremo, a firma di Fratel Bernardino di cui però non è stato possibile ritrovare alcuna notizia biografica. Il documento è un progetto dell’eremo vero e proprio, con tanto di legenda che descrive dove dovranno essere realizzati i vari luoghi e spazi, tanto che al numero 15 della stessa corrisponde l’horto mio. Il progetto dell’eremo corrisponde con somma precisione a quelli degli altri eremi sparsi in Italia, quasi un impianto planimetrico standard.
Il 15 marzo del 1607 veniva posta la prima pietra mentre cominciavano ad affluire elargizioni da parte di cardinali, nobili e dello stesso pontefice.
I lavori si conclusero nel 1613 con il completamento del muro di cinta.
La chiesa, dedicata, a San Romualdo, fu inaugurata con una celebrazione dello stesso Paolo V, l'11 settembre del 1610.
Successivamente il cardinal Gonzaga farà costruire l'acquedotto, mentre il cardinal Montalto la foresteria e il cardinal Pietro Aldobrandini l’infermeria.
La principessa Ortensia Santacroce, cognata di Paolo V, fa completare la cappella della Santa Croce in cui verrà inumata. Oggi è la sala del Capitolo.
Nel 1638 la chiesa fu devastata da un incendio e restaurata con l'aiuto del principe Marcantonio Borghese.
Il 17 giugno del 1660 il cardinal Antonio Barberini, Vescovo di Frascati, consacrò la chiesa dell'eremo.
Il cardinale Domenico Passionei Protettore della Congregazione di Monte Corona nel 1738, attratto dalla bellezza del luogo decise di porvi una propria residenza.
La chiesa verrà restaurata profondamente e riconsacrata dal cardinale duca di York vescovo di Frascati dalla fine del Settecento.
Il clima rivoluzionario di fine XVIII secolo proveniente dalla Francia porterà negli anni notevoli sconquassi fino alla soppressione del 1810 ed alla ripresa del 1815, ma senza risorse.
Nel 1821 poi alcuni eremiti furono rapiti da una banda di briganti ciociari con richiesta di riscatto ma vennero liberati dall’ intervento della forza pubblica.
L'eremo è stato visitato da persone illustri come: Félicité de Lammenais, Paolo V, Gregorio XVI, Pio IX, S. Vincenzo Pallotti, S. Giovanni Bosco, Giovanni XXIII, Hubert Jedin.
Attualmente è casa generalizia e di noviziato dell'Ordine, sede della Biblioteca e dell'Archivio storico.