Diócesis de Velletri - Segni

Chiesa di San Clemente I Papa e Martire

CATTEDRALE DI SAN CLEMENTE L’edificazione della cattedrale di San Clemente si può far risalire al V secolo. Le tracce del suo impianto originario – una basilica a tre navate con abside centrale – non sono state cancellate totalmente dagli interventi che hanno interessato l’edificio nel tempo e testimonianze sono ancora visibili nella cripta e nella parte absidale. A seguito della traslazione delle reliquie dei martiri Ponziano papa ed Eleuterio vescovo, a metà del XIII secolo, si costruì la cripta per accoglierle, con conseguente distruzione e ricostruzione del presbiterio rialzato in linee gotiche, ornato da arredi cosmateschi, di cui nulla resta, se non un baldacchino sovrastante un tempo la cattedra, successivamente sistemato sul ciborio nel XVIII secolo. In quello stesso periodo l’abside e la cripta furono coperti di affreschi, di cui sono emersi dei lacerti nei restauri del 1918 e del 1936. Alcune addizioni volumetriche sono ascrivibili all’episcopato di Guglielmo d’Estouteville (1461- 1483), tra cui la costruzione del palazzo vescovile che, insieme a successivi ampliamenti e sopraelevazioni, celò la facciata principale della cattedrale. Sotto Giuliano della Rovere (1483- 1503), futuro papa Giulio II, furono realizzate la cappella dell’Immacolata Concezione, un ampio vano voltato a crociera aperto sulla navata destra, e la sacrestia, sul lato nord (sinistro). Nel 1556 fu realizzato da Luca Bencivenni da San Gallo il coro ligneo andato distrutto durante la Seconda guerra mondiale. Sempre nel XVI secolo Giovanni Balducci eseguì l’affresco del catino absidale con La Trinità che incorona la Vergine e i Santi Patroni, distrutto nella stessa circostanza. Il 17 marzo 1595 la visita pastorale del sacerdote Ludovico Boidus per conto del cardinale Alfonso Gesualdo (1591-1603) ci consegna una descrizione del complesso edilizio di San Clemente in cui si rileva uno stato generale di degrado della chiesa. Dalla descrizione la cattedrale risulta divisa in tre navate da colonne di marmo e porfido, la copertura della nave centrale era a capriate, mentre le laterali risultavano chiuse da volte a crociera. Il coro era composto da quattordici stalli con al centro la seduta destinata al vescovo. La cattedra fu giudicata troppo piccola, così come il Crocifisso pendente dall’arco trionfale, se commisurato all’ampiezza della chiesa. Gesualdo ordinò una sistemazione della zona presbiterale, allineando cattedra e altare e murando l’intercolunnio sul lato sinistro, definendo così lo spazio sostanzialmente giunto ai nostri giorni. L’altare, in laterizio rivestito in marmo, era sormontato da un baldacchino di rame dorato. Nel 1603 il cardinal Tolomeo Galli (1603-1607), appena insediato, autorizzò la costruzione della cappella del Santissimo Sacramento nel luogo degli altari di Santa Caterina e della Natività della Vergine all’inizio della navata di destra: i lavori, finanziati dall’omonima Confraternita, iniziati nel 1612, risultano completati nel 1626. La visita del delegato apostolico Giovan Battista Altieri, iniziata il 27 aprile del 1636, descrive una costruzione magnifica, con arredi di buona fattura, ma la cattedrale venne devastata pochi anni dopo il 23 maggio 1656 dal crollo del campanile colpito da un fulmine. La ricostruzione, iniziata l’anno successivo, risultò priva di un progetto unitario in grado di unire le vecchie strutture con le nuove; si optò per una sorta di nuova fondazione senza riutilizzare le antiche sopravvivenze: le colonne – successivamente vendute – furono sostituite da pilastri solcati da lesene corinzie, uniti da ampie arcate in sintonia con le dimensioni delle nuove cappelle. Il 13 luglio 1664 la cattedrale, pressappoco conforme all’attuale, fu riconsacrata dal veliterno arcivescovo titolare di Myra Bonaventura Teoli. Il presbiterio subì nuove modifiche sotto il cardinale Francesco Barberini (1666-1679): un nuovo altare fu posto in posizione più avanzata aI centro dei presbiterio, munito di un ciborio monumentale retto da quattro colonne di granito con capitelli in bronzo dorato. La balaustra verrà realizzata durante l’episcopato di Giuseppe Spinelli (1761-1763). Il soffitto fu affrescato nel 1723 da Giovanni Odazi con la Gloria del Salvatore, la Vergine e i Santi Patroni, riprendendo l’iconografia degli affreschi cinquecenteschi del catino absidale. Il 2 marzo 1804, la chiesa verrà eretta a basilica da papa Pio VII. Le distruzioni dovute agli eventi bellici della seconda guerra mondiale hanno segnato profondamente la diocesi di Velletri e la sua cattedrale, la cui ricostruzione fu affidata nel 1953 all’architetto Giuseppe Zander, il quale si orientò al recupero dell’immagine complessiva dell’edificio precedente la distruzione. I lavori, finanziati dal Provveditorato alle Opere Pubbliche del Lazio, interessarono il ripristino delle coperture, la sistemazione delle membrature interne e il rifacimento del pavimento ottocentesco. Fu ricostruita la cappella di San Geraldo e restaurato, con reintegri nelle parti crollate, il soffitto. Inoltre, il cardinale Clemente Micara (1946-1965) commissionò all’artista ungherese Giovanni Hajnal le vetrate con i Dodici Apostoli (1956) e il mosaico absidale del Cristo Pantocratore tra gli Apostoli Pietro e Paolo e i Santi Clemente e Pier Damiani, in sostituzione dell’opera perduta del Balducci, e al pittore Angelo Canevari, vincitore di un concorso, il grande telero liberamente ispirato al distrutto dipinto settecentesco, in cui il committente è ritratto assieme a papa Pio XII.

ADAPTACIÓN LITÚRGICA

L'adeguamento liturgico della Chiesa di San Clemente I Papa e Martire

FIESTA Y DEVOCIONES PARTICULARES

23 novembre:
Festa di San Clemente

CULTO DE LOS SANTOS

Reliquie di San Geraldo nella cappella omonima
(cappella)
Reliquie di San Clemente conservate nel Museo Diocesano
(Museo diocesano)

EVENTOS PARTICULARES

1 domenica di maggio processione il sabato sera e messa solenne la domenica

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Plano

1. Altare

2. Ambone

3. Cattedra

4. Fonte battesimale

5. Assemblea

6. Cappella del Ss. Sacramento

7. Confessionale

8. Penitenzeria

9. Sede

10. Ciborio

11. Coro

12. Credenza

13. Organo e cantoria

14. Acquasantiera

15. Organo e schola cantorum

16. Cappella devozionale mariana

17. Cripta

18. Sagrestia

19. Campanile

Data del rilievo: 2015

FUENTE

Fabrizio Capanni, Giampero Lilli, Le cattedrali del Lazio. L'adeguamento liturgico delle chiese madri nelle regioni ecclesiastiche del Lazio. Milano, 2015

ÚLTIMA MODIFICACIÓN

30/06/2017

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