Diocèse de Porto - Santa Rufina
HISTOIRE
I - Dalle origini al XII sec.
Porto, nata come porto di Ostia sulla riva destra del Tevere, si sviluppò fino a divenire dal IV sec. porto di Roma.Il cristianesimo e l’organizzazione diocesana giunsero presto, anche se, dopo l’incerto episcopato di sant’Ippolito prima del 229, il primo vescovo attestato è Gregorio al sinodo di Arles nel 314.
Verso la fine del IV sec. a Porto sorse il primo istituto per pellegrini, lo xenodochio di Pammachio.
Il Liber Pontificalis elenca le chiese di Sant’Ippolito nell’isola Sacra, di Santa Ninfa, di Santa Maria e dei Santi Eutropia, Bonosa e Zosimo, oltre a un monastero di San Lorenzo.
Lo spopolamento iniziò presto, seguito da incursioni barbariche, diffusione della malaria e distruzioni dei saraceni e i pochi superstiti si ritirarono sull’isola Sacra con funzione di vigilanza per la metropoli.
Nel territorio di Santa Rufina ebbero sede altre diocesi: Caere (Cerveteri), unita a Lorio, poi Sylva Candida o Santa Rufina, la diocesi di Pentapoli, l’attuale Castelnuovo, e quella di Aquaviva, presso Faleria.
Purtroppo spopolamento e decadenza aumentarono e portarono alla loro scomparsa e all’unione tra Santa Rufina e Porto operata da Calisto II nel 1119.
Si trattava di un vasto territorio a nord di Roma, tra la sponda destra del Tevere e il mar Tirreno, confinante con le diocesi di Viterbo, Sutri e Nepi.
II - Dal XII al XVI sec.
La storia della diocesi risulta scarsa, ma non quella dei suoi vescovi, che ebbero ruoli importanti a Roma specie dopo l’organizzazione del collegio cardinalizio e della curia pontificia nell’XI sec.. Il vescovo di Santa Rufina dal IV al IX sec. partecipava alla consacrazione del vescovo di Roma a fianco del vescovo di Ostia e la sede portuense divenne poi la seconda delle sedi suburbicarie, dopo Ostia; il vescovo, ora cardinale, divenne vice-decano del collegio cardinalizio.La giurisdizione sulla sponda del Tevere gli permetteva di sostituire il papa in una serie di chiese e nella stessa San Pietro godeva di giurisdizione e poteva ordinare.
Come erede di Santa Rufina celebrava nel rione di Trastevere e aveva il palazzo vicino all’isola Tiberina.
I diritti su San Pietro cessarono alla fine del XIV sec. con l’insediamento dei papi in Vaticano.
Prerogative importanti godeva anche nei riguardi dell’impero come assistente perpetuo al trono e secondo inviato per la consacrazione dell’imperatore.
Con l’unione ebbe anche l’incarico di cancelliere e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, affidato da Benedetto IX ai vescovi di Santa Rufina, tra i quali si erano distinti Umberto di Marmoutiers, capo della delegazione inviata a Costantinopoli nel 1054, e Mainardo di Pomposa.
Con la decadenza centri e abitanti si ridussero a poco.
Unico luogo di una qualche entità fu Castelnuovo, sulle rovine di Cinque Colonie (Pentapoli), già sede di diocesi, con collegiata e quattro canonici dal XV sec.; seguivano Riano, Cesano, Galeria, Isola Farnese (forse l’antica Veio), Cerveteri (Caere), Palo, Santa Severa, Santa Marinella, Castel Giuliano, Palidoro, Castel Guido, Sasso, Maccarese, Boccea, Prima Porta, La Storta, ora sede della diocesi, e poi tanti casali e poderi, di proprietà di nobili o enti religiosi.
Su tutto regnava il flagello della malaria, che decimava i residenti e obbligava i lavoratori stagionali ad allontanarsi.
III - Dal XVI al XXI sec.
La povertà si traduceva in abbandono delle chiese, mancanza di seminario e scarsità di clero e di fedeli.Le condizioni morali erano molto scarse, molte le famiglie irregolari e diversi proprietari tenevano dei ragazzini, «monelli », praticamente in schiavitù a lavorare in situazioni precarissime, brutali e disumane.
I vescovi si occupavano dei malati, ma per la mancanza di qualsiasi centro di assistenza dovevano inviarli a Roma od ospitarli nell’episcopio.
Nel 1590 c’erano tredici sacerdoti, cattedrale (Sante Lucia e Rufina) a Porto, priva di clero, piccola e decorosa, ma senza fonte battesimale, frequentata da pescatori, agricoltori e pastori, con un palazzo episcopale.
Nel 1623 solo tuguri di pastori e pescatori.
Nel 1627 gli abitanti erano ridotti a sei, mentre in inverno e primavera giungevano pescatori da Francia e Inghilterra (500); il reddito era di 3000 scudi.
A Cerveteri c’è un convento di agostiniani e a Riano uno di cappuccini.
A Castelnuovo esisteva un organo, usato poco perché costava troppo.
I cardinali visitavano la cattedrale e cresimavano; nei villaggi non vi erano chiese parrocchiali, ma cappelle e oratori, con predicatori in quaresima e in avvento.
In tutte le località esistevano confraternite di pietà e di carità e nel 1624 si praticava l’insegnamento della dottrina cristiana, ma a fine secolo (1687) le parrocchiali con prete stipendiato erano sette e solo tre residenti tutto l’anno.
Nel 1692 gli abitanti erano 4000, più 1000 stagionali.
Santa Maria di Celsano, presso Galeria, era meta di grande devozione celebre per i miracoli.
Nel 1730 si rileva qualche dipinto a Porto e a Cerveteri, ma la popolazione rifiutava i sacramenti e non frequentava.
Nella seconda metà del Settecento si nota una ripresa di pastorale.
P. Rezzonico (1776- 1799) visitò la diocesi cinque volte, curò la formazione dei seminaristi, inserì ex gesuiti (Isola Farnese, Cerveteri, Ceri), affidò parte della parrocchia di Porto ai parroci di Santa Cecilia e di Santa Maria in Trastevere, costruì chiese a Tragliatella e Fiumicino, ricostruì quella di Palidoro e istituì la parrocchia a Tragliata.
Aumentarono le maestre pie e a Castelnuovo si organizzò una biblioteca.
Gli abitanti si ridussero a 6000 nel 1792 e nel 1798 a 1600, distribuiti in diciannove parrocchie.
Sant’Ippolito era in rovina e i benemeriti cappuccini di Riano celebravano gratuitamente nelle chiese rurali.
Ovunque regnavano mestizia e dolore; le condizioni dei contadini erano assai misere; pochi avevano fissa dimora; lavoravano moltissimo, mal pagati e talvolta maltrattati; quando si ammalavano morivano addirittura nei campi, privi di qualsiasi conforto spirituale.
Il XIX sec. si aprì con il sinodo del 1801 (cardinale Leonardo Antonelli) e le bonifiche aumentarono il numero degli stagionali (30.000 nel 1835).
La grande novità fu l’aggregazione di Civitavecchia, Centumcellae, voluta da Leone XII nel 1825.
Oltre alla cattedrale, con nove canonici, c’erano le parrocchie: Madre di Dio, Sant’Antonio Abate e altre sei chiese; i cappuccini si occupavano dei forzati del remo e dei carcerati e dal 1847 della parrocchia di Santa Barbara.
L’unione durò fino al 1854.
Tra i vescovi di Porto e Santa Rufina ricordiamo i papi Formoso (891-896), Giovanni XIX (1024-1032), Benedetto IX (1032-1044, 1045, 1047-1048), Giovanni XXII Duèse (1316-1334), Alessandro VI Borgia (1492-1503), Paolo III Farnese (1534-1549), Paolo IV Carafa (1555-1559), Alessandro VII Chigi (1655-1667), Alessandro VIII Ottoboni (1689-1691), Benedetto XIII Orsini (1724-1730) e tra i cardinali Francesco Barberini (1652-1666), Raniero Delci (1753-1756), Giovanni Antonio Guadagni (1756-1759), Giuseppe Spinelli (1759-1761), Federico Marcello Lante (1763-1773), Carlo Rezzonico (1776-1799) e più vicino a noi Vannutelli, Boggiani, Tisserant e altri importanti per la posizione in curia, ma poco presenti in diocesi.
A Porto ci fu anche un vescovo santo: il cisterciense tedesco Corrado (1219-1227).
Il grande cambiamento avvenne nel XX sec. con la crescita della città di Roma e dei suoi dintorni e la bonifica che recuperava zone abbandonate.
Nella perdurante assenza di un centro significativo (il vescovo risiedeva a Roma), gli abitanti sono saliti fino a oltre 300.000; le parrocchie a 52 in sei vicariati e i sacerdoti a 72, anche se molti provenivano da fuori diocesi.
Notevole il numero delle case religiose (66 nel 1966), con 143 sacerdoti e ben 674 religiose a fine 2004.
Nel 1950 il cardinale Eugène Tisserant ha trasferito la cattedrale nella nuova chiesa dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria a La Storta, sulla via Cassia, e nel 1957 si è tenuto il sinodo.
Nel 1966 si contavano ventotto fondazioni diocesane che si occupavano di catechismo, assistenza (Poa), beneficenza, formazione morale e professionale, missione ed ecumenismo.
Importante per la vita della diocesi l’affidamento a un vescovo non direttamente e principalmente impegnato in uffici di curia.
Bibliographie
GADI III 280-282;L. Duchesne: Le sedi episcopali nell’antico Ducato di Roma, «Archivio della Regia Società Romana di storia patria», 15, 1892, 475-503, 506-519;
G. Lugli-G. Filibeck, Il Porto di Roma imperiale e l’agro portuense, Roma 1935;
Raccolta di scritti intorno alle Sante Rufina e Seconda e all’antica basilica di Selva Candida, Roma 1963;
Le diocesi suburbicarie di Ostia e di Porto e S. Rufina, 1946-1966, Empoli 1966, 27-156;
L. Chiumenti-F. Bilancia (su appunti di G. e F. Tomassetti), La campagna romana, Roma 1977, VI, 428-496;
G. Rossi, La diocesi suburbicaria di Porto e S. Rufina alla fine del ’600, «Orientamenti sociali», 36, 1981, 103-127;
Ricerche nell’area di S. Ippolito all’Isola Sacra, a cura dell’Istituto di archeologia cristiana, Roma 1983;
G. Rossi, L’agro di Roma tra ’500 e ’800. Condizioni di vita e di lavoro, Roma 1985;
M. Chiabò, Diocesi di Porto-S. Rufina, in M. Chiabò-C. Ranieri-L. Roberti, Le diocesi suburbicarie nelle «visite ad limina» dell’Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano 1988, 93- 156.
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Mappa
Diocèse de Porto - Santa Rufina
Chiesa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria
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La facciata principale della Cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria -
Veduta dell’aula dall’ingresso -
Il presbiterio -
Le autorità e la cittadinanza riunite per la celebrazione di riapertura della cattedrale dopo i lavori di restauro (2... -
Filippo Sneider. Pianta di progetto della cattedrale -
Ing. G. Astorri. Disegno di progetto del complesso architettonico visto dalla Via Cassia -
Ing. Giuseppe Astorri. Disegno prospettico della cattedrale
Diocèse
SOURCE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.