Le origini - La diocesi venne istituita da Giulio II il 26 novembre del 1503 con la bolla Aequum reputamus, nell’ambito della riforma territoriale delle diocesi sarde: Alghero, sino ad allora parrocchia dell’arcidiocesi di Sassari, diventò la nuova sede della diocesi di Ottana, alla quale furono unite le antiche sedi di Castro e Bisarcio; per queste ultime il provvedimento pontificio portò a una soppressione di fatto. La nuova diocesi, che prese il nome di Algarensis e di Alguer i Unions, nacque soprattutto per volontà politica dei re di Spagna che intendevano confermare l’importanza strategica di Alghero anche con vescovi fedeli alla corona. Ne risultò tuttavia una diocesi geograficamente divisa in due tronconi: Alghero, la sede, sulla costa occidentale, ben distante (da 90 a 150 km) dal vasto territorio della diocesi, situato nel centro dell’isola. Una situazione territoriale che, anche in seguito, ha creato problemi e reso difficoltosi il governo e l’azione pastorale. Primo vescovo fu Pedro Parente (1503-1514) che, come il suo successore, Giovanni de Loaysa, partecipò al concilio Lateranense V. L’avvio della vita diocesana, già problematica per l’anomala situazione geografica, fu rallentato dall’assenza dei vescovi che continuavano a svolgere altre mansioni lontano da Alghero e dalla resistenza del capitolo di Ottana a trasferirsi nella nuova sede. Dal concilio di Trento al 1718 - Al concilio di Trento partecipò il vescovo Pedro Vaguer (1541-1567). Anche lui poco presente in diocesi, approvò, nel 1549, le prime costituzioni capitolari. Fu Pedro Frago (1567-1572), proveniente da Ales, dove aveva celebrato il primo sinodo postridentino della Chiesa, ad avviare una normale attività amministrativa e di governo pastorale: celebrò due sinodi (1570 e 1572, conservati manoscritti nell’Archivio storico diocesano), e iniziò la costruzione della cattedrale. Fu però Andrea Baccallar che, in ventisei anni di episcopato (1578-1604), operò la vera fondazione della diocesi. Nel 1581 celebrò un sinodo diocesano con orientamenti marcatamente pastorali: gli atti, redatti in catalano e conservati manoscritti nell’archivio diocesano, rivestono anche un grande interesse letterario e giuridico, perché rappresentano l’unico testo di diritto ecclesiastico sardo in lingua catalana; fondò il seminario (secondo in tutta l’isola); si adoperò perché i gesuiti aprissero in Alghero un collegio con scuole (1588); portò a compimento la costruzione della cattedrale che inaugurò nel 1593 e portò a termine ben nove visite pastorali. Durante il suo episcopato Alghero fu devastata da una grave pestilenza (1582-1583). Nel XVI . e durante la prima metà del XVII fiorirono o rinacquero le confraternite popolari e si moltiplicarono le fondazioni di conventi soprattutto in Alghero, ma anche nel resto della diocesi: i tre ordini francescani, gli agostiniani, i carmelitani, i gesuiti, i mercedari, gli ospedalieri di san Giovanni di Dio. Nel Seicento, che registra una nuova gravissima peste (1652), alla guida della diocesi si avvicendarono, con lunghi periodi di sede vacante, ben venti vescovi, con inevitabili riflessi sulla vita diocesana. Fra i presuli è da ricordare Ambrogio Machin (1621-1625), algherese, generale dei mercedari e promosso poi, primo sardo durante il periodo spagnolo, a reggere l’arcidiocesi di Cagliari. Dal 1718 al 1804 - Dopo il passaggio della Sardegna dalla Spagna ai Savoia (1718), nel Settecento governarono la diocesi vescovi quasi tutti piemontesi. In genere erano pastori preparati che diedero prova di dedizione apostolica e celebrarono anche diversi sinodi (Giambattista Lomellini, 1728; Matteo Bertolinis, 1734; Francesco Casanova, 1749; Domenico Radicati, 1785). Il Lomellini e Agostino Delbecchi, che costruì anche il nuovo seminario (1753), si impegnarono attivamente per l’apertura di scuole pubbliche soprattutto in città. Monsignor Radicati, nel 1790, fa editare in algherese il catechismo per l’insegnamento della dottrina cristiana ad Alghero, già allora isola linguistica catalana. Seguirono il suo esempio, in seguito, i vescovi Bianco (1818) e Arduino (1850). Con il passaggio ai Savoia la città di Alghero perse ruolo strategico e prestigio politico, fatto che portò, a livello ecclesiastico, a un progressivo smembramento del territorio a favore della ricostituzione delle antiche diocesi. Nel 1779 (21 luglio) una parte dell’antica diocesi di Ottana passò alla nuova diocesi di Galtellì-Nuoro, e nel 1803 i territori delle antiche diocesi di Bisarcio e Castro diedero vita alla diocesi di Bisarcio-Ozieri. Le perdite territoriali furono in parte compensate con l’annessione (1798 e 1804) di alcune parrocchie della diocesi di Sassari (Uri, Olmedo e Semestene) e di Bosa (Mara, Monteleone, Padria, Pozzomaggiore, Romana e Villanova Monteleone); con i loro territori si ottenne finalmente la continuità territoriale tra la sede di Alghero e le residue parrocchie, ridisegnando la diocesi che si presentava così come una striscia che dalla costa orientale penetrava nel centro dell’isola. Dal 1805 al 1986 - La diocesi, così trasformata, dopo dodici anni di sede vacante, fu retta per ventidue anni da Pietro Bianco. Eccelse, in questo secolo, il vescovo Raffaele Arduino (1843-1863), algherese, già delegato apostolico in Moldavia e Atene, la cui nomina, dopo una lunga sede vacante, fu auspicata e richiesta anche dalle autorità civili. Nel XX . vivo ricordo ha lasciato la breve ma intensa azione pastorale di Ernesto Piovella (1907-1914). Seguirono i lunghi episcopati di Francesco D’Errico (1914-1938), che ha dedicato una cura particolare alla gioventù e alle opere sociali e ha costruito il nuovo seminario, e di Adolfo Ciuchini (1939-1966), che ha retto la diocesi nel triste periodo del dopoguerra. Nel XX . hanno celebrato sinodi i vescovi Piovella (1912), Ciuchini (1954) e Pes (1990). Il santuario diocesano, a sette chilometri da Alghero, è dedicato a Nostra Signora di Valverde, alla quale le popolazioni di Alghero e dell’intera diocesi sono legate da profonda devozione.
III - Alghero-Bosa
Nel 1972, durante l’episcopato di Francesco Spanedda, vescovo anche di Bosa, la Santa Sede decise l’unione personale delle due diocesi. Nel 1986 (30 settembre), durante l’episcopato di Giovanni Pes, la Santa Sede (Congregatio pro Episcopis, Decretum Algarensis et Bosanensis de plena dioecesium unione), decretò la piena unione delle due diocesi nella nuova diocesi di Alghero-Bosa, con sede ad Alghero, con cattedrale Santa Maria di Alghero, mentre la cattedrale di Bosa assunse il titolo di concattedrale. Ad Antonio Vacca, che dal 1993 ha governato la diocesi per tredici anni, è succeduto nel 2006 Giacomo Lanzetti, già vescovo ausiliare di Torino.
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Seuls sont visualisés les édifices pour lesquels on dispose d'une géoréférenciation exacte×