Sul finire della dominazione bizantina in Italia si fa luce nella valle delle Saline una diocesi, di cui non si hanno notizie su una possibile esistenza in epoca anteriore. È quella di Oppido e sono le carte greche tradotte nel 1972 dal Guillou a farla datare intorno al 1050 con un capoluogo, Sant’Agata ovvero Oppido, ricostruito appena pochi anni prima, verso il 1044. Da dove spunta fuori? Tanti studiosi pretendono che possa avere agganci con quella di Tauriana, ma dimenticano che questa era al tempo ancora in vita e lo sarà in futuro per almeno mezzo secolo. L’ipotesi più plausibile è che possa risultare formata da un territorio tolto a Reggio, che, essendo questa città alquanto distante e soggetta alle scorrerie degli arabi, scarsi rapporti poteva intrattenere con i lontani abitanti. Ne potrebbero far fede i paesi che, pur in ambito oppidese, Reggio mantenne a lungo nella sua sfera: Castellace, ceduto anteriormente al 1601, e Molochio lasciato nel 1927. D’altro canto, la cittadina aspromontana era dotata di un castello e di solide mura, per cui rappresentava un notevole baluardo per delle piccole comunità sparse nell’ampia e ubertosa plaga. Oppido nacque come diocesi di rito greco e tale si mantenne ufficialmente fino al 1482, quando il vescovo Atanasio Calceopulo non venne a sopprimerlo, mentre a lungo ancora le comunità proseguirono nella fede dei padri. Le ultime testimonianze pervengono al 1634.
II - I primi vescovi e l’unione con Gerace
Il primo vescovo conosciuto è Nicola, al quale nel 1053 promettevano fedeltà alcuni preti, mentre dei laici facevano variamente atto di donazione di beni rustici alla cattedrale. Da allora, nelle documentazioni è totale silenzio per un lungo periodo. Soltanto nel 1188 si rese presente in una vicenda feudale un «piissimo vescovo di Oppido » senza ulteriori particolari. Ancora una vistosa lacuna fino al 1295, quando si fa avanti Stefano, personalità d’indubbio valore incaricata da Carlo II d’Angiò di tradurre dal greco importanti testi di medicina. Seguono vescovi di scarso rilievo, finché non si perviene a Girolamo (1449-1471), indicato come maestro di greco o di scienze speculative a papa Niccolò V. Nel 1472 con il Calceopulo avvenne l’unione della diocesi di Oppido con quella di Gerace. Da allora, le due realtà procederanno invicem unitae, unite cioè nella persona del vescovo, per sessantasette anni. È forse il periodo più oscuro per le due comunità, cui sovrintesero da lontano unicamente dei commendatari, spesso di grado cardinalizio.
III - Dall’emancipazione da Gerace al
sisma del 1783
Oppido riacquistò la sua autonomia con il cardinale Ascanio Cesarini, ma il primo ordinario a rendersi presente sul posto fu Francesco de Noctucis (1542-1548). Si misero in evidenza nel periodo, tra gli altri, Pietro Paolo Parisio, che nel 1670 indisse il primo sinodo mandato alle stampe; Giuseppe Maria Perrimezzi, prolifico autore sacro, e Ferdinando Mandarani, fondatore nel 1751 di un monte frumentario e in vari tempi delle cappellanie corali. Nel 1783, con Nicola Spedaliere, che morì poco dopo il noto sisma, ha termine la serie dei vescovi con sede nell’antica città.
IV - I vescovi della nuova realtà
Trasferitasi la cittadinanza, dopo la completa distruzione del paese, in un’area pianeggiante, un primo vescovo, Alessandro Tommasini, si ebbe nel 1791. Tommasini fu non solo il propugnatore della ricostruzione della nuova città, ma anche il fondatore della frazione Piminoro. Con l’unità d’Italia i vescovi, particolarmente Giuseppe Teta e Antonio Maria Curcio, furono guardati con sospetto e avversati dalle autorità italiane, soprattutto a riguardo della concessione del regio exequatur. Il fascismo creò molte difficoltà a Giovan Battista Peruzzo e Nicola Canino.
V - I vescovi di Oppido Mamertina-
Palmi
In seguito alle dimissioni di Maurizio Raspini nel 1965 la diocesi restò a lungo affidata all’arcivescovo di Reggio, ma nel 1973, dopo la presentazione, da parte dei sacerdoti diocesani, di un contributo scritto in merito alla revisione delle circoscrizioni in provincia, la stessa fu data in amministrazione ad personam a Santo Bergamo, ausiliare di Mileto. Nel 1979 quest’ultimo fu nominato vescovo della diocesi di Oppido, cui sono state unite varie parrocchie della diocesi miletese ricadenti in provincia di Reggio. Data questa operazione, la circoscrizione assunse il nuovo nome di diocesi di Oppido Mamertina-Palmi. In essa ricadono i santuari della Madonna Nera di Seminara, di San Rocco in Acquaro di Cosoleto e del Santissimo Crocifisso in Terranova Sappo Minulio.
Bibliographie
Cappelletti; Gams; Lanzoni; Mansi; Ughelli IX; G.
M.
Grillo, Memoria sulla Chiesa Vescovile di Oppido in Calabria Ultra Prima, in V.
d’Avino, Enciclopedia dell’Ecclesiastico, Napoli 1848; C.
Zerbi, Della Città, Chiesa e Diocesi di Oppido Mamertina e dei suoi Vescovi, Roma 1876; G.
Pignataro, Appunti di Storia Oppidese, 2 voll., Terranova S.
M.
1933-1936; A.
Guillou, La Théotokos de Hagìa-Agathè (Oppido) (1050- 1064/1065), Città del Vaticano 1972; R.
Liberti, Diocesi di Oppido-Palmi.
I Vescovi dal 1050 ad oggi, Rosarno 1994; F.
Russo, Regesto Vaticano per la Calabria, Roma 1974-1995, III, 274; S.
Leanza (a c.
di), Calabria Cristiana.
Società Religione Cultura nel territorio della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, 2 voll., Soveria Mannelli 1999.
Es werden nur die Gebäude angezeigt, für die eine exakte Georeferenzierung vorhanden ist×