Diözese von Montecassino
GESCHICHTE
I - Le origini (con riferimenti all’antica diocesi di Casinum)
Quando san Benedetto verso l’anno 529 fondò l’abbazia di Montecassino sul monte dell’antico castrum Casinum, al confine meridionale del Latium novum, sembra che egli ottenesse a tal fine l’appoggio delle famiglie locali più in vista e il beneplacito delle autorità ecclesiastiche più vicine, probabilmente – trovandosi da tempo vacante la sede episcopale di Cassino –, Costanzo, vescovo di Aquino, la cui stima verso Benedetto è ricordata nel II libro dei Dialoghi di Gregorio Magno.La città di Casinum, già piazzaforte sannitica, poi fedele a Roma, era stata anch’essa travolta nel V . dalle incursioni di visigoti e vandali.
Dei vescovi che ne occuparono la sede un solo nome gode di un certo credito storico, quel «Severus Cassinas», presente al sinodo romano del 487, e ricordato anche nei più antichi calendari di Montecassino risalenti alla fine dell’VIII sec., mentre privi di fondamento sono i nomi di altri due presunti vescovi di Cassino, Caprarius Cassitanus, intervenuto al concilio romano del 465, e Fortunato.
In questo ambito territoriale privo delle cure di un effettivo pastore san Benedetto cominciò ben presto a esercitare un’opera di evangelizzazione che non sfuggì allo stesso re dei goti, Totila, che si recò da lui poco prima di assediare Roma nel dicembre del 546.
I primi quattro successori del santo nel governo di Montecassino furono Costantino, Simplicio, Vitale e Bonito, l’ultimo dei quali vide il monastero distrutto dai longobardi nel 577, con il conseguente esilio della comunità monastica a Roma.
Si aprì a questo punto un vuoto di documentazione che terminò solo intorno al 718, allorché il nobile pellegrino Petronace, proveniente da Brescia e inviato a Montecassino da papa Gregorio II, gettò le basi per la rinascita dell’antico monastero, grazie anche alla politica di collaborazione tra ducato beneventano e Sede apostolica.
E proprio il duca di Benevento Gisulfo II nel 744, facendo dono all’abbazia cassinese di «tutte le montagne e le pianure all’intorno », diede vita al primitivo nucleo della Terra di San Benedetto, corrispondente al territorio compreso tra le contee di Aquino, Teano, Comino, Venafro e il Ducato di Gaeta.
Qualche anno dopo, nel 748, papa Zaccaria emetteva in favore dell’abbazia un primo privilegio di esenzione, a noi pervenuto in una redazione spuria, elaborata nondimeno sulla base di un documento genuino dello stesso papa, andato perduto.
Era un primo abbozzo alla forma della giurisdizione spirituale di Montecassino, poi confermata nel privilegio di incerta datazione, emesso da papa Niccolò I (858-867), con il quale è riconosciuta la totale esenzione dell’abbazia da qualunque giurisdizione episcopale.
La Sede apostolica garantiva così l’opera di governo degli abati cassinesi a partire specialmente da Gisulfo (†817), che in pianura aveva fondato il nuovo monastero del Salvatore costituendo in esso il centro sia dell’organizzazione curtense nella Terra Sancti Benedicti sia della futura città fondata dall’abate Bertario con il nome grecizzante di «Eulogimenopoli» (città di Benedetto), in seguito sostituito da quello di San Germano (l’attuale Cassino).
Tali prerogative furono confermate nel privilegio di papa Giovanni VIII del 22 maggio 882, proprio alla vigilia della seconda distruzione del monastero a opera dei saraceni, che il 22 ottobre dell’883 provocarono la morte dello stesso abate Bertario e il lungo esilio a Capua della comunità monastica.
II - Dal X sec. alle soglie dell’età moderna
Il definitivo ristabilimento dei monaci a Montecassino dopo l’esilio coincise con il governo dell’abate Aligerno (948[-950]-985).Favorita in parallelo dall’esenzione pontificia e dalla protezione imperiale, la Terra di San Benedetto si consolidò e si allargò sempre più, mentre tra XI e XII . il monastero cassinese raggiunse il massimo splendore, di cui è simbolo l’abate Desiderio (1058-1087), futuro papa Vittore III, divenendo con i suoi monaci un vero e proprio «vivaio di santi pastori» (C.
Baronio) per le vicine cattedre episcopali di Gaeta, Fondi, Sora, Isernia, ma anche Benevento, Salerno, Napoli.
La consacrazione della basilica cassinese da parte del papa Alessandro II il 1° ottobre del 1071 suggellò quest’aurea età in cui Montecassino come Cluny contribuì alla riforma della Chiesa propugnata dalla Sede apostolica.
Negli anni successivi tuttavia la fine del regno normanno, i contrasti legati alla successione degli svevi e la stessa dominazione sveva fino alla morte di Federico II (13 dicembre 1250) avrebbero avuto gravi ripercussioni nella Terra di San Benedetto, non senza qualche raggio di luce, come la precoce presenza dei francescani a San Germano per concessione dell’abate Landolfo Sinibaldo (1227-1236).
Solo con il nuovo re Carlo I d’Angiò nell’abbazia e nel territorio di sua pertinenza si iniziava un nuovo periodo di stabilità promosso dall’abate Bernardo Aiglerio (1263-1282), già monaco dell’abbazia benedettina di San Martino di Savigny e abate di Lérins, il quale tra l’altro celebrò nel 1275 il primo sinodo diocesano cassinese di cui si abbia notizia.
Tra la fine del XIII e gli inizi del XIV . si registrano brevi e instabili abbaziati, finché papa Giovanni XXII, nel quadro del programma di ristabilimento dell’egemonia guelfo-angioina in Italia, il 2 maggio 1322 elevò l’abbazia al rango di sede episcopale.
In seguito papa Urbano V, dopo aver riservato a sé la carica abbaziale, il 31 marzo 1367 soppresse l’episcopato e ripristinò lo status abbaziale.
E proprio verso la fine del Trecento ebbe inizio la costruzione del principale santuario mariano diocesano di Santa Maria de Piternis a Colleragni nei pressi di Cervaro, sul luogo dei miracoli operati dalla Vergine.
Nondimeno i tremendi effetti del terremoto del 1349, le complicazioni causate dallo scisma d’Occidente (1378), le contese per la successione nel Regno di Napoli fino all’avvento di Alfonso d’Aragona (1442) gravarono pesantemente sulle sorti di Montecassino, che tra l’altro a partire dal 1454 fino alla fine del XV . fu affidato a quattro abati commendatari, uno dei quali fu papa Paolo II.
III - Dal XVI al XVIII sec.
Annessa nel 1504 alla congregazione di Santa Giustina detta de Unitate, che da quel momento prende il nome di «Cassinese», l’abbazia, parte integrante del regno napoletano ormai attratto nell’orbita spagnola, rinacque ancora una volta sotto la guida dell’abate Eusebio Fontana, che diede inizio alla serie delle visite pastorali e dettò pure statuti per il clero della città di San Germano.In questo periodo vennero inoltre celebrati sinodi, tra i quali di particolare risonanza quello indetto dall’abate Crisostomo d’Alessandro (1527-1531).
Nel 1590, in attuazione delle norme dettate dal concilio di Trento, fu quindi istituito il seminario diocesano.
Nel corso del Seicento non mancarono episodi di contrasto tra l’abbazia e la città di San Germano, che aspirava a ottenere il titolo di città regia, liberandosi in tal modo dai pesi feudali, seguita in ciò dal capitolo dei canonici della collegiata di San Germano, i quali cercavano di avere un proprio vescovo, svincolandosi così dalla giurisdizione spirituale degli abati.
Un’istanza del 1674 in tal senso presso la Congregazione per i vescovi e regolari fu respinta dalla Sacra Rota il 30 aprile 1677; quindi il 22 marzo 1686 papa Innocenzo XI con la bolla Alias in causa poneva sulla questione un «perpetuo silenzio».
Ancora il 4 agosto 1725 Benedetto XIII con la bolla Quod inscrutabilis ratificava la volontà espressa nel concilio romano di quello stesso anno, favorevole alla giurisdizione diocesana degli abati di Montecassino.
IV - Dalle soppressioni ottocentesche al Vaticano II
Promulgata il 13 febbraio 1807 la legge napoleonica di soppressione degli ordini monastici nel regno, il 21 febbraio 1810 seguì una lettera ministeriale con la quale l’abate Aurelio Visconti era privato della giurisdizione pastorale, e i paesi della diocesi divisi tra i vescovi confinanti, che tuttavia continuarono a collaborare con l’abate, che la Sede apostolica riconosceva infatti come unico legittimo pastore del territorio cassinese.Solo nel 1815, con il ritorno di Ferdinando IV di Borbone sul trono del Regno di Napoli (ora Ferdinando I delle Due Sicilie), e grazie all’appoggio congiunto del sovrano e di papa Pio VII, veniva ripristinato l’esercizio della giurisdizione spirituale, ormai libera dai condizionamenti del potere feudale e della connessa giurisdizione civile, come fu poi confermato dal concordato del 16 febbraio 1818.
Tramontato il regime borbonico e proclamato finalmente il nuovo Regno d’Italia il 17 marzo 1861, una nuova legge di soppressione delle corporazioni religiose colpiva il 7 luglio 1866 anche Montecassino, che veniva dichiarato monumento nazionale.
L’abate conservava la sua funzione di ordinario della diocesi cassinese, la chiesa abbaziale costituiva la cattedrale, e il monastero stesso comprendeva, oltre alla residenza del capitolo formato dalla comunità dei monaci, anche gli uffici della curia e il seminario diocesano.
L’8 dicembre 1889 sorgeva inoltre all’interno del monastero il nuovo seminario diocesano di San Giuseppe, in aggiunta all’altro già fondato in San Germano alla fine del XVI . In seguito l’abate Bonifacio Krug, in applicazione della riforma dei seminari voluta da papa Pio X, avrebbe unificato i due istituti.
Proprio al Krug (†1909) succedeva l’abate Gregorio Diamare (1865-1945), durante il cui governo si registrano quattro congressi eucaristici diocesani, e nel 1910 la fondazione di un «ricreatorio» per i giovani di Cassino, onde favorirne la formazione morale, spirituale e religiosa.
Il 12 marzo 1928 la consacrazione episcopale ne coronava l’impegno pastorale.
Sarà lui a vivere in prima persona durante la seconda guerra mondiale il dramma del bombardamento di Montecassino avvenuto il 15 febbraio 1944, prodigandosi anche per salvare la vita dei suoi fedeli.
Scomparso il Diamare l’anno seguente, gli succedeva nell’opera di ricostruzione materiale e morale l’abate Ildefonso Rea (1945-1971), che non solo provvide a riedificare il monumentale monastero, ma anche le tante chiese e parrocchie della diocesi tra il Cassinate e la valle di Comino.
Divenuto anch’egli vescovo nel 1962, partecipò con impegno ai lavori del concilio Vaticano II, e proprio nel corso dell’assise ecumenica papa Paolo VI, accompagnato da una folta schiera di padri conciliari, il 24 ottobre 1964 consacrava la nuova basilica di Montecassino, proclamando san Benedetto patrono principale di tutta l’Europa.
Era come il più alto riconoscimento anche della plurisecolare missione evangelizzatrice dell’abbazia cassinese, che papa Giovanni Paolo II avrebbe ulteriormente confermato il 20 settembre 1980 nel suo pellegrinaggio a Montecassino in occasione del XV centenario della nascita di san Benedetto.
Il 44° sinodo diocesano indetto dall’abate Bernardo D’Onorio l’11 marzo 1984 contribuiva inoltre alla riorganizzazione del servizio pastorale della diocesi cassinese alla luce del concilio Vaticano II.
Bibliographie
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Atlante delle diocesi d’Italia, Novara 2000, 99, 298.
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Diözese von Montecassino
Chiesa di Santa Maria Assunta e San Benedetto
Diözesen
QUELLE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.