Diözese von Vigevano
GESCHICHTE
Il 16 marzo 1530, per le istanze del duca Francesco II Sforza, fu creata dal papa Clemente VII, in una piccola porzione di territorio staccato dalla diocesi di Novara, la diocesi di Vigevano.La bolla d’erezione, Pro excellenti praeminentia, fu inviata da Bologna, dove i principi d’Italia erano convenuti con il papa per l’incoronazione dell’imperatore Carlo V.
La diocesi contava allora tre parrocchie: Sant’Ambrogio in Vigevano, Sant’Albino (poi San Lorenzo) in Mortara e San Gaudenzio in Gambolò.
Nel 1532 divennero cinque con l’erezione delle parrocchie cittadine di San Dionigi e San Cristoforo.
A queste si aggiunse, il 25 aprile 1535, l’ex abbazia cisterciense di Santa Maria d’Acqualunga nella Lomellina pavese, il cui abate commendatario, il pavese Galeazzo Pietra (†1552), era stato eletto primo vescovo della diocesi.
Il vescovo Pietra pose subito mano all’ordinamento della diocesi e costituì il capitolo della cattedrale, le cui costituzioni furono approvate dal papa il 25 settembre 1531.
Con la morte del duca Francesco II (1535) il diritto di patronato passò alla casa regnante di Spagna, nel 1714 dopo il trattato di Utrecht e il trattato di Rastadt alla casa d’Austria e da questa, con il trattato di Worms del 13 settembre 1743, al Regno di Sardegna di casa Savoia.
Sorta nel Ducato di Milano, la diocesi di Vigevano rimase suffraganea del metropolita di Milano sino al 1817.
Con la bolla Beati Petri apostoli principis del 17 agosto 1817, e con breve Cum nostras litteras del successivo 26 settembre, il pontefice Pio VII ampliava la diocesi di Vigevano sino ai confini naturali della Lomellina, aggregandovi sessanta parrocchie della diocesi di Pavia, nonché altre quattro già in diocesi di Novara.
Per decreto dello stesso Pio VII (26 dicembre 1817) la diocesi di Vigevano fu assegnata alla regione ecclesiastica piemontese, suffraganea del metropolita di Vercelli.
Nel 1974, il 17 luglio, per volontà del vescovo Mario Giulio Rossi, la diocesi di Vigevano ritornò a far parte della regione lombarda, suffraganea dell’arcidiocesi di Milano.
Il primo successore del vescovo Pietra fu il nipote coadiutore, Maurizio Pietra (†1576), il quale prese parte al concilio di Trento e al ritorno in diocesi si premurò di erigere il seminario nel 1566 e indire il primo sinodo diocesano nel 1572.
I vescovi Marsilio Landriani (1593-1609) e il venerabile Pietro Giorgio Odescalchi (1610-1620) si distinsero per saggezza, opere e santità.
Nel XVII sec., tra i vescovi di origine spagnola, vanno ricordati: Gabriele Adarzo di Santander dell’ordine della Mercede (1654-1657), trasferito poi all’arcidiocesi di Otranto, e il madrileno Giovanni Caramuel y Lobkowicz (1673-1682): di straordinaria cultura teologica, scientifica e artistica, lasciò una immensa produzione di opere manoscritte ed edite nella stamperia da lui realizzata in episcopio.
Ebbe intuizioni geniali, tra le quali l’impostazione della numerazione binaria e quella dell’applicazione dei logaritmi nella musica.
La sua immensa produzione, che comprende teologia, filosofia, matematica, astronomia, architettura, musica e poesia e tanti altri campi del sapere, gli fruttò il titolo di «Magnus», come si legge sulla sua lastra tombale.
A lui si deve la sistemazione della piazza Ducale e la facciata concava della cattedrale.
L’episcopato del milanese Pietro Marino Sormani (1688-1702), frate minore osservante, custode e commissario apostolico di Terrasanta, fu fecondo di opere memorabili; nel 1695, rifatto dalle fondamenta il seminario vescovile, chiamò i padri somaschi che ne tennero la direzione sino al 1810.
Nel XVIII . si distinsero i vescovi di origine milanese: Girolamo Archinto (1702- 1710), Giorgio Cattaneo (1712-1730) e Carlo Bossi (1731-1753), infine il piemontese Giuseppe Maria Scarampi che resse la diocesi dal 1757 al 1801 e nel 1768 tenne il nono sinodo diocesano.
Con l’avvento della Repubblica cisalpina, un decreto del primo console (28 marzo 1801) ordinava la soppressione del capitolo della cattedrale.
Poco dopo, il 7 dicembre 1805, era ancora Napoleone, ormai re d’Italia, a ristabilirlo.
Il periodo napoleonico portò numerose trasformazioni all’assetto politico e amministrativo della diocesi, soprattutto nel 1810 con la soppressione di tutti e nove i conventi e monasteri della città.
Dopo l’episcopato del vescovo Francesco Milesi, trasferito nel 1816 al patriarcato di Venezia, si succedettero i vescovi piemontesi Giovanni Francesco Toppia (1818-1828), Giovanni Battista Accusani (1830-1843) e Pio Vincenzo Forzani (1844-1859).
La diocesi, rimasta vacante dal 1859 al 1871 per i difficili rapporti tra il nascente governo italiano e la Santa Sede, fu retta dal vicario capitolare Vincenzo Capelli.
Nel 1871 fu scelto per la diocesi di Vigevano Pietro Giuseppe De Gaudenzi (†1891); ricordato per un grande impegno pastorale e culturale, produsse ben 155 lettere pastorali e indisse tre sinodi.
Diffuse la devozione al Sacro Cuore e aprì gli orizzonti alla missionarietà.
Il 13 ottobre 1889 uscì il primo numero del settimanale diocesano «L’Opportuno», che nel 1900 mutò il nome in «L’Araldo lomellino» ed è molto diffuso ancora oggi in tutta la diocesi.
L’episcopato di Pietro Berruti (1898- 1921) fu ricco d’opere e iniziative: nel 1904 indisse il XIV sinodo diocesano e, con l’erezione del santuario dell’Immacolata, sostenne la fondazione degli oblati di Maria Immacolata.
In questo tempo iniziò il suo intenso apostolato l’oblato servo di Dio padre Francesco Pianzola (1881-1943), che nel 1919 fondava la congregazione delle suore missionarie di Maria Immacolata Regina della Pace, aprendo a Mortara la prima casa, finalizzata all’assistenza spirituale alle mondine.
Nel 1918 ebbe inizio la pubblicazione della «Rivista diocesana vigevanese », quale organo ufficiale per i decreti del vescovo e della curia.
In questa prima metà del Novecento non si possono dimenticare gli episcopati del vescovo domenicano Angelo Giacinto Scapardini (1921-1937) e di Giovanni Bargiggia (1937-1946).
Il periodo bellico fu carico di sofferenze, mentre i primi anni del dopoguerra furono caratterizzati da un clima politico molto rovente e da lotte sociali che scossero sia l’industriosa Vigevano sia la campagna lomellina.
Durante la guerra si distinse l’opera e l’eroismo cristiano del servo di Dio Teresio Olivelli (1916-1945), definito il «ribelle per amore», morto nel campo di concentramento nazista di Hersbruck.
Dopo Antonio Picconi (1946-1952), uomo mite, giunse Luigi Barbero (1952- 1971) che partecipò al concilio Vaticano II.
Ebbe inizio un tempo di rinnovamento sociale e spirituale con quattro intense visite pastorali e il nuovo seminario.
Al vescovo Mario Giulio Rossi (1971- 1988) succedette Giovanni Locatelli (1988- 2000), distintosi per gli imponenti restauri alla cattedrale, il convegno eucaristico e il XVI sinodo diocesano (1996-1999).
L’attuale pastore è Claudio Baggini, giunto da Lodi nel 2000.
Nel territorio diocesano, rimangono degne di nota le comunità monastiche dei bremetensi (X sec.) con l’abbazia di San Pietro in Breme, fondazione del 929 dell’abbazia di Novalesa, e i mortariensi con i canonici regolari di Santa Croce alla fine dell’XI sec., nell’abbazia di Santa Croce in Mortara, canonicamente approvati da papa Innocenzo II nel 1134.
L’ordine acquisì una notevole importanza e una straordinaria diffusione con oltre sessanta dipendenze.
Il più eminente personaggio fu sant’Alberto di Gualtieri, priore di Santa Croce in Mortara, che nel 1205 fu eletto patriarca di Gerusalemme.
Verso il 1209 diede agli eremiti del Monte Carmelo la loro prima regola che fu approvata da papa Onorio II nel 1226 ed è considerata tuttora legge basilare dell’ordine carmelitano.
Fu assassinato durante la processione del 14 settembre 1214, festa dell’Esaltazione della Santa Croce.
L’ordine mortariense, con la bolla del 13 febbraio 1449 di papa Niccolò V, fu unito alla congregazione dei canonici lateranensi di San Pietro in Vincoli in Roma, che resse l’abbazia di Santa Croce sino agli incameramenti sabaudi del 1798.
In Vigevano, nella seconda metà del XV sec., vissero tre religiosi che lasciarono viva memoria in opere e santità: nel convento domenicano di San Pietro martire il beato Matteo Carreri (†1470), mantovano di nascita e dal 1518 patrono della città di Vigevano; nel convento di Santa Maria delle Grazie l’osservante beato Cristoforo Macassolio (†1485); nel convento di San Francesco il conventuale beato Anselmo degli Anselmi (†1490 ca).
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Diözese von Vigevano
Chiesa di Sant'Ambrogio
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La facciata della cattedrale di Sant’Ambrogio -
L'aula vista dall'ingresso -
Veduta dell’aula dal presbiterio -
Cattedra episcopale e pulpito
Diözesen
QUELLE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.