Historische Diözese von Bisignano
GESCHICHTE
I - Le origini
Bisignano, città della provincia di Cosenza, è l’antica Besidiae, di cui parla Tito Livio, che acquistò particolare importanza nel periodo bizantino-normanno, per la sua posizione strategica nel centro della valle del Crati.In età moderna fu feudo dei Sanseverino, che nel 1462 ne ottennero il titolo di principi.
Come diocesi Bisignano deve considerarsi di fondazione bizantina, essendo subentrata in parte alle diocesi di Thurio e di Tempsa, scomparse entrambe intorno alla fine del VII . (sono ricordate per l’ultima volta come sedi vescovili nel 681).
Il primo vescovo di cui si ha notizia certa per Bisignano è Anderamus Bisuntianus, che sottoscrisse gli atti del concilio celebrato nel 744 da papa Zaccaria in Roma.
Nel Registrum di Gregorio Magno, che pure contiene numerosi riferimenti alle diocesi del Brutium, non è menzionato il vescovato di Bisignano.
Nel IX sec., essendo la valle del Crati occupata dai longobardi, anche Bisignano fu soggetta al loro dominio e adottò il rito latino, insieme con Cosenza; entrambe nell’847 saranno dichiarate per la prima volta suffraganee di Salerno, anche se ancora nel X . Bisignano continuerà ad essere ricordata nelle fonti greche tra le Chiese calabresi dipendenti dalla metropolia di Reggio, come si legge, nella seconda metà del IX sec., nella Notizia III della Diatyposis di Leone VI il Filosofo.
Il fatto che Bisignano non risulti nella Notizia I, dove pure è ricordata Cosenza, dimostra che essa non è anteriore al VII-VIII sec.; quindi non è improbabile che l’Anderamus del 744 debba considerarsi il primo vescovo della diocesi.
Dopo di lui subentra un lungo periodo di silenzio e solo con i normanni si hanno notizie certe di altri presuli bisignanesi.
Costantinopoli perseguì sempre la bizantinizzazione delle strutture ecclesiastiche della Calabria; la Chiesa romana però vi si oppose energicamente, e, prima ancora che si potesse appoggiare ai normanni, tentò sempre di riconquistare posizioni perdute.
Costantinopoli, da parte sua, replicava con metodi analoghi.
Questo processo, voluto da Costantinopoli, seguiva alla naturale bizantinizzazione di varie zone calabresi nelle quali si erano insediati eremiti e monaci di provenienza orientale; e Bisignano fu tra le città che ebbero un notevole rilievo entro il quadro della Calabria bizantina, particolarmente dopo la riconquista di Niceforo Focas nel tardo IX . Conseguenza di questa incertezza governativa nel Sud fu che nell’847 Bisignano, insieme a Cosenza e ad altre diocesi, fu dichiarata suffraganea di Salerno e, come tale, fu confermata nei privilegi dei romani pontefici: nel 989 e nel 994 da Giovanni XV; nel 1012 da Sergio IX; nel 1016, nel 1019 e nel 1021 da Benedetto VIII; nel 1047 da Clemente II; nel 1051 da Leone IX; infine nel 1058 da Stefano IX.
In questi diplomi Bisignano è ricordata tra le sedi vescovili suffraganee di Salerno.
In realtà, tale dipendenza sembra essere puramente nominale, essendo contemporaneamente rivendicata dal patriarcato di Costantinopoli; forse Bisignano non dipendeva né dall’una né dall’altro, difatti nell’XI sec., insieme con Malvito, Cosenza e Acerenza, si renderà autonoma.
La creazione della diocesi di San Marco, voluta dai normanni di Roberto il Guiscardo dopo la conquista della Calabria settentrionale, dovette sottrarre parte del territorio a Bisignano.
In compenso, essa fu distaccata da Reggio o da Salerno e fu dichiarata «immediatamente soggetta » alla Santa Sede, come risulta da una bolla di Celestino III del 1182, dal Provinciale Vetus di Albino, e come è ricordato nel Liber Censuum della Chiesa di Roma di Cencio Camerario, dove appunto si legge che il vescovato di Bisignano «est Domini Papae».
Dal 1047 in poi Roberto il Guiscardo si impadroniva di alcune fortezze che erano poste a presidio della valle del Crati e nel 1056 conquistava anche Bisignano.
I recenti studi del Kamp hanno delineato un quadro piuttosto preciso dei rapporti tra i normanni e il mondo ecclesiastico delle diocesi meridionali; la struttura socio-economica e socio-politica da loro imposta all’indomani della conquista può essere verificata nel territorio di Bisignano, tra XII e XIII sec., attraverso un inventario di beni redatto dal vescovo Ruffino (1263- 1269).
La cosa veramente interessante è che i diritti episcopali sulle persone e sulle cose registrati nel documento duecentesco ricompaiono sostanzialmente invariati in una platea della diocesi del 1508, compilata dal vescovo Francesco Piccolomini d’Aragona (1498-1530).
A questo stesso periodo risale la creazione di alcuni grandi monasteri, i cui primi abati furono spesso di origine normanna, così come normanni furono i grandi mecenati e frequentatori: si pensi all’abbazia di Santa Maria Requisita o della Sambucina, già benedettina, fondata nel 1136, dove ricevette la sua prima formazione l’abate Gioacchino da Fiore, fondatore della Congregazione florense; i benedettini possedevano inoltre in Bisignano il monastero di San Nicolò di Sellettano e quello di San Benedetto, fondato nel 1099 in Regina.
Dal XIII . in poi si diffusero i francescani e i domenicani, mentre solo nel XV compaiono i terziari e gli agostiniani; nel XVI aprono i loro primi conventi i minimi, i cappuccini, i riformati; infine nel XVII è ricordata una casa dei padri scolopi.
Quanto alle religiose, si ha memoria di tre monasteri: due di clarisse, entrambi in Bisignano, uno eretto nel XIII . e soppresso dopo il 1595, l’altro agli inizi del XVII; e uno di cappuccinelle, fondato in Acri nel 1726 da Giuseppe Leopoldo Sanseverino principe di Bisignano per la figlia Maria Teresa che prenderà il nome di suor Mariangela del Crocifisso.
Tra i religiosi che in vario modo si distinsero: san Proclo da Bisignano, erudito monaco greco, primo abate nel monastero basiliano di Sant’Adriano, fondato da san Nilo in San Demetrio Corone, morto verso il 975; sant’Umile Pirozzi da Bisignano (1582-1637), francescano riformato, beatificato nel 1882 e canonizzato nel 2002; infine il beato Angelo Falcone di Acri (1669-1739), cappuccino, beatificato da Leone XII nel 1825.
Tra i vescovi di Bisignano ricordiamo alcuni esponenti di potenti famiglie italiane, come Giovanni Savelli (1359-1382), Niccolò Piscicelli (1445- 1449), Francesco Piccolomini d’Aragona (1498-1530) di Napoli, Domenico Petrucci (1584-1598), Niccolò Gaetani (1537-1548) e Mario Orsini (1611-1624) di Roma.
II - Dal Medioevo al concilio di Trento
Verso il 1472, giunsero nella diocesi di Bisignano vari gruppi di profughi albanesi che abitarono dapprima nei villaggi di Santa Sofia e Pedalato, si insediarono poi in quelli di San Benedetto, Musti e Appio; infine, San Giacomo, nel territorio di Torano, San Benedetto Ullano, nel territorio di Regina, e San Martino di Finita; il villaggio di Marri, già colonia di San Benedetto, fu invece assegnato dalla Santa Sede al vescovato di Bisignano nel 1711.Un ruolo importante ebbe nella prima metà del XVI . Fabio Arcella, vescovo di Bisignano dal 1530 al 1537.
Asservito alla politica filo-spagnola (nel 1535, durante il suo episcopato, Carlo V sarà ospite dei principi Sanseverino in Bisignano), Fabio Arcella, nunzio apostolico a Napoli, prese parte attiva all’organizzazione del concilio di Trento, sin dalla prima convocazione a Mantova nel 1536, con bolla di Paolo III Ad Dominici gregis curam, per la quale aveva ricevuto l’incarico di curarne la diffusione nelle diocesi del regno.
Nel 1545, quando il viceré di Napoli decise che i vescovi dell’Italia meridionale dovevano essere rappresentati a Trento solo da quattro prelati, la lettera contenente tali disposizioni, comunicata a Roma dal nunzio Arcella, suscitò subito una vivace reazione presso la curia.
Con la bolla Decet Nos del 17 aprile 1545, il papa negava ogni valore alle procure per la partecipazione al concilio e rinnovava l’obbligo della presenza personale di coloro che vi erano tenuti; solo per l’abilità diplomatica di monsignor Arcella, l’iniziativa spagnola decadde e ai quattro vescovi designati se ne aggiunsero, durante tutto il primo periodo, altri nove.
III - Da Trento al 1818
Tra XVII e XVIII . si distinsero i vescovi Giuseppe Sebastiani (1667-1672), religioso carmelitano di Caprarola, morto in fama di santità; Giuseppe Consoli (1680-1706), che 191 BISIGNANO B 27-02-2008 17:30 Pagina 191 fornì la cattedrale di vasellame d’argento e arredi sacri; Pompilio Berlingieri (1706- 1721), che dispose alcuni interventi di consolidamento e di restauro all’interno della cattedrale ad opera del maestro Stefano Mangerio di Rogliano; infine, Bonaventura Sculco (1745-1781), il quale, nel 1765, fondò nel palazzo vescovile una interessante biblioteca, dove furono raccolti oltre duemila volumi a uso del seminario e del clero.Dei vescovi di Bisignano, due furono promossi al cardinalato: Niccolò Gaetani di Sermoneta (1537-1548), sepolto nella basilica della Santa Casa di Loreto, in una magnifica tomba realizzata nel 1580, e Filippo Spinola (1566-1569), il cui corpo riposa nella basilica di Santa Sabina all’Aventino, di cui era titolare, in una tomba realizzata nel 1593.
Il domenicano Lorenzo Varano (1792-1809) fu l’ultimo vescovo della serie di Bisignano; dal 1809 al 1819 la diocesi fu affidata all’arcidiacono Francesco Gallo, mentre nel 1819 veniva eletto il primo vescovo delle diocesi unite di Bisignano e di San Marco, Pasquale Mazzei di Fuscaldo.
Il 27 giugno 1818, infatti, con la bolla De utiliore per la revisione delle diocesi del Regno di Napoli, la chiesa di Bisignano veniva dichiarata «cattedrale» e le veniva unita, aeque principaliter, la «concattedrale» di San Marco.
Un analogo provvedimento è stato adottato dalla Santa Sede in data 4 aprile 1979: la diocesi di Bisignano veniva distaccata da quella di San Marco e unita all’arcidiocesi di Cosenza, con la quale, dal 30 settembre 1986, costituisce un’unica Chiesa particolare.
Bibliographie
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L. Falcone, Tradizione giuridica bizantina e prassi canonica latina nella diocesi di Bisignano. La formazione del patrimonio normativo fra X e XVI secolo, Soveria Mannelli 2000.
Diözese von Bisignano
Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo
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La facciata principale della Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo a Bisignano -
Il portale d’ingresso -
Veduta dell’aula dall’ingresso -
Il fonte battesimale
Diözesen
QUELLE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.