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La prima cattedrale paleocristiana di Alife sorse nel cuore dell’antica città di fondazione sannitica fiorita in età romana e, dal V secolo, sede di diocesi. Distrutta dai Saraceni nell’ 865, fu più tardi il conte Rainulfo III d’Alife a ricostruire una nuova cattedrale che, iniziata nel 1132, fu dedicata a san Sisto I papa e martire in seguito alla traslazione da Roma delle spoglie di quest’ultimo. La nuova chiesa fu costruita secondo un impianto romanico basilicale articolato su tre navate divise da colonne e concluso da tre absidi semicircolari. Al di sotto del presbiterio fu sistemata una cripta che, destinata a custodire le spoglie di San Sisto I, conserva la stessa conclusione absidata della chiesa superiore e presenta una spazialità ritmata da sedici colonne ricavate dalle rovine del teatro romano dell’antica città. Fra le rare testimonianze della cattedrale romanica, più volte rimaneggiata nei secoli successivi, di particolare interesse è l’archivolto scolpito, forse il coronamento di un antico portale, inserito nella parete di fondo della prima cappella destra occupata dal battistero. Crollata e ricostruita in seguito al terremoto del 1456, che provocò numerosi crolli nell’intera città, la chiesa, nuovamente danneggiata dal sisma del 1688, fu successivamente ristrutturata e riaperta al culto nel 1692. A quest’ultimo intervento risale l’ammodernamento barocco che delineò la rinnovata spazialità interna delle navate scandite da solidi pilastri, realizzati in luogo delle antiche colonne. Decorazioni plastiche in stucco rivestirono le superfici delle pareti e in particolare della navata centrale, dove una lunga cornice aggettante segnò l’imposta della volta a botte lunettata. Nel 1703, a pochi anni dalla conclusione della ristrutturazione barocca, il vescovo Angelo Maria Porfiri promosse la costruzione di una nuova cappella inserita a sinistra del presbiterio per ospitare le spoglie di San Sisto che, fino ad allora custodite nella cripta, furono raccolte in un’urna di marmo sistemata sotto l’altare posto in una nicchia destinata a ospitare il pregevole busto in argento di San Sisto databile al 1740. L’ultima significativa stagione di interventi risale agli anni compresi fra il 1830 e il 1874, periodo in cui furono eseguiti il restauro della volta della navata centrale e il consolidamento del settore presbiteriale, dove fu inserito il nuovo coro in noce addossato alle due pareti laterali all’altare maggiore. Negli stessi anni fu costruita la nuova facciata, svolta su un unico registro intonacato e ritmato da lesene che dividono la superficie in tre settori corrispondenti alla scansione tripartita delle navate interne. In corrispondenza del corpo centrale, è inserito un timpano triangolare che, interrotto al centro dalla grande finestra rettangolare, poggia sul cornicione mistilineo in stucco concluso da un attico sormontato da pinnacoli. Analoga soluzione cromatica, con il giallo delle superfici intonacate e il bianco delle decorazioni plastiche, fu estesa anche ai prospetti del preesistente campanile che, posto a destra della facciata, conserva nel basamento e nel cornicione frammenti di iscrizioni romane.

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